L'omino del torrente e la montagna segreta

L'omino del torrente e la montagna segreta DUE 0 TRE IDEE PER LE VACANZE L'omino del torrente e la montagna segreta Non voglio dire delle impegnative ascensioni che sono per pochi, delle moto da cross per le mulattiere, dei festivals di canzoni e di serate tra sudori e frastuoni, di noia nei bar finti rustici, di caccia al tesoro, di pic-nic ai margini delle strade o di altre cose che ormai caratterizzano tutti i luoghi di montagna dove i cittadini arrivano per far scorrere le ferie, ma di quello che c'è oltre questo di organizzato e predisposto e che la gente di citta inconsciamente cerca e non sa trovare: la natura, la pace, il silenzio. Sappiamo tutti come oggi medici e sociologi dicano essenziale per una vacanza ristora tricc non la frenesia di un divertimento frastornante, ma un riposo rilassante, un vagare lieve e senza scopo dentro la dimenticata natura. O meglio ancora un ozio splendente e beato di una quiete ritrovata come ci canta Virgilio nella prima Bucolica: «... O Melibeo. è un Dio che ha preparato I quetta pace per noi; ton certo della I uta deità.. I perché il permetto ha dato I ch'io potesti di tirarmi a volontà I... ». E allora, nella montagna, cerchiamo i luoghi remoti dove fuori dal tempo e dall'affanno ritrovare per noi quello che il vivere contemporanco vorrebbe farci dimenticare. Andiamo nelle notti estive con la luna per i sentieri bagnati di rugiada attorno ai paesi, dove ancora grilli e lucciole e il canto delle quaglie ci faranno compagnia. Sentiremo anche il lento passo del cavallo e i colpi della sua coda. e. staccati nella pace e sopra il respiro del riposo dentro le case silenziose, i campani delle vacche ruminanti sotto gli alberi. E sarà riscoprire la nette con quel suo fascino e quella sua vita che nel chiuso delle città abbiamo dimenticato, anche se sempre esiste. Da una montagna alta sui boschi aspettiamo giungere l'alba (sorgerà sempre il sole, anche quando in città non ci faremo più caso) e vedremo il bosco riempirsi di vita, sentiremo il fremito di essa dai rami, dai fiori, dalle erbe che ad ogni alba rabbrividiscono a mano a mano che la luce sale nel ciclo. Il canto di tanti uccelli saluterà il sole c il nuovo giorno, anche se le campane sui campanili delle valli stanno zitte per non disturbare i villeggianti. Camminiamo dimentichi di lavoro, di macchine, di famiglia e di scadenze e siano «gli olezzi forti e gli olezzi leni» a riempire i nostri sensi con il fruscio dell'aria, il canto flautato di un tordo musicus e il volo di una libellula. E se ci viene fame non guardiamo l'orologio ma sotto un abete scopriamo il sapore del pane e del formaggio, nel sottobosco andiamo a pascerci di mirtilli, c a un rivoto che scende dalle cime appaghiamo la nostra sete d'acqua sotto lo sguardo vivace e forse anche compassionevole di quel grazioso uccelletto che noi ragazzi chiamavamo badimenile, «omino del torrente», e gli ornitologi motacilla cinerea Andiamo nei meriggi silenziosi fuori dalle strade e dai sentieri dove non arrivano i turisti in automobile, in una chiara radura sdraiamoci ad ascoltare il dolce brusio delle api sulla melata degli abeti bianchi. Poco lontano da noi anche un capriolo starà a godersi l'ora della siesta in attesa dell'incontro amoroso tra il profumo della menta silvestre e della resina. Oziamo felici fuori dal tempo, abbandonandoci nel sonno sulla terra che ci porta per l'Universo. E quando il sole incomince¬ rà a declinare oltre le montagne fermiamoci ad ascoltare il rumore del tramonto come facevano gli antichi naviganti quando arrivavano oltre le colonne d'Ercole. Dopo, attorno i malga, sui pascoli odoranti di latte e di mucche, ci sarà pure un nostro simile che ci racconterà la sua storia e che pazientemente vorrà ascoltare nostra. Oggi si trova sempre poco tempo per parlare e per ascoltare, nemmeno in treno non si parla più. ma vicino al tuuco della sera sarà facile aprire il cuore. Se nel ritorno un temporale ci sorprenderà e le saette e le nubi balenanti incuteranno ancestrali timori, il tuono che rou>l.i dai monti e dal profondo del cielo con il suo boato ci farà scordare il fracasso delle citta e l'urlio delle autostrade. E lasciamo pure che l'acqua scorra sul nostro capo e sul nostro corpo a lavarci del tossico delle combustioni cittadine. Sia cosi la nostra vacanza tulle montagne amiche, senza orari e lenza programmi organi/vati sapremo trovare angoli remoti dove rifugiare dal nostro affanno. Mario Rigoni Stern

Persone citate: Mario Rigoni Stern