L'Italia ha perduto il treno di Mazinga

L'Italia ha perduto il treno di Mazinga Ecco perché non si producono cartoni animati L'Italia ha perduto il treno di Mazinga BORDIGHERA — L'industria italiana dei fumetti e dei cartoni animati oggi potrebbe essere al passo con quella giapponese, opporre rivali a Mazinga. Goldrake, Heidi. Rcmy. Candy.Candy. Non è successo perché negli Anni 60 non si è guardato lontano, ci si c fermati ai caroselli. Il discorso e stato riaperto nei giorni scorsi a Bordighcra. in occasione del 34" Salone internazionale dell'Umorismo, da Guido De Maria, modenese, regista della serie «Supergulp. fumetti in tv», proprietario di una casa di produzioni pubblicitarie. Proprio a Bordighera De Maria esordi come vignettista, al Salone del I9S8: arrivò in divisa, con i suoi disegni E' giusto quindi che questo affezionato dell'umorismo (negli anni dell'Università andava per osterie con Francesco Guccini. lui raccontava barzellette, l'altro cantava) riapra il problema proprio in questa sede. « Inventori di personaggi, disegnatori eccellenti non mancano — spiega De Maria — ma ormai non abbiamo strutture adatte a produrre su vasta scala. Un tempo a Modena c'era la Paul Film,; un grande complesso nel quale lavoravano 80 persone guidate da un uomo di grande talento. Paolo Campani. Era il Disney di Modena». La «Paul Film* era specializzata in caroselli, con i personaggi tipo Riccardone e Svanilella, Angelino, Toto e Tata. *Un genere — dice De Maria — atipico nel mondo della pubblicità, ma tipicamente italiano, destinato a finire perché non competitivo con l'estero. Quando l'era della pubblicità a cartoni animali tramontò (oggi torna, sono cicli storici), la Paul Film dovette chiudere. I giapponesi intanto avevano inizialo le loro grandi produzioni: il bombardamento che noi subiamo oggi nacque nel '64 e nel '65. *ln poco tempo — afferma De Maria — e cambiato il gusto del pubblico, che si è trovato ad accogliere con favore la grandinata di personaggi fantastici, di lame rotanti e altre diavolerie». I la critica però si e scatenata abbastanza , compatta contro i protagonisti dei •cartoon» • \ giapponesi, accusandoli di seguire solo il principio della cassetta, di essere fondati su invenzioni banalmente esplosive oppure su vecchi racconti europei. Il regista si Supergulp invece li defende: « L'animazione itarana. a parte i Bozzetto — dice — è un falso. D'altra parte lo stesso Bozzetto, che lavora in modo artigianale, può produrre un film ogni due anni. I giapponesi riescono a dare una buona qualità in quantità massicce e con costi mollo inferiori ai nostri o a quelli di Disnev e di Hanno e E »». Qualche esempio in cifre. Ugni minuto di un cartone animato costa in Italia sui 4 milioni: un programma di 24 minuti dunque ne costa una sessantina. Ai giapponesi bastano 3 o 4 milioni. *Per questo — spiega De Maria — sono dispostissimi quasi a regalarli: l'incasso verrà poi grazie a lutti i derivati, come adesivi, bambolotti, giochi». Potremmo noi tentare di recuperare? *C'è un minio solo — sostiene De Maria — creare personaggi legati alle nostre tradizioni, sfruttando le capacità eccezionali dei nostri uomini. Poi prendere l'aereo e andare a far produrre il tutto in Giappone». Un tasto dolente: andare a dar lavoro all'estero anziché in casa nostra. *Certo — replica De Maria — se da noi esistessero categorie in concorrenza con quelle cui ci rivolgiamo fuori dai confini. Ma in questo caso non ci sono, quindi non si danneggerebbe nessuno In pratica però significa chiedere ai creatori di Mazinga che ci diano una mano a diventare forti rivali. *Non credo che si farebbero troppi problemi — sostiene De Maria — Per usare una parola un po' forte, sono bravissimi "commercianti" e sarebbero ben disposti a produrre i nostri cartoon, perchè penserebbero a tutte le conseguenze che potrebbero poi sfruttare: pupazzi. guHattoli, ecc.». Marco Ntirotti

Luoghi citati: Bordighera, Giappone, Italia, Modena