Torrijos, morte di una garanzia

Torrijos, morte di una garanzia OSSERVATORIO Torrijos, morte di una garanzia NEW YORK — La morte, venerdì scorso, dell*i uomo forte» di Panama, il generale Omar Torrijos Herrera. al potere dal 1968. apre una nuova crisi nel Centro America. Il controverso leader panamense era il perno su cui ruotava l'asse dell'equilibrio regionale, e l'esempio al quale si ispiravano i moti d'indipendenza non comunisti. La sua politica di amicizia, ma anche di contenimento, nei confronti di Paesi cosi diversi come gli Stati Uniti e Cuba, aveva contribuito alla stabilità dell'istmo, e alla soluzione di numerosi contrasti tra regimi confinanti. Avversato all'interno del Panama, soprattutto in anni recenti, per il suo autoritarismo. Torrijos era invece rispettato nell'intero Continente americano come stratega e uomo pragmatico. Ha scritto il Ne* York Times che il vuoto da lui lasciato sari assai difficile da riempire, sia in patria che nell'arca americo-caraibica. Le ragioni sono molteplici. In assenza di un autentico processo democratico. Panama non ha espresso dal '68 a oggi leader politici di statura internazionale. La sua personalità più vigorosa resta il capo populista Arias, ottantunenne, tre volte eletto capo dello Stato, e l'ultima volta deposto appunto dal golpe di Torrijos. Il presidente in carica, il giovane Aristides Royo. ex ministro dell'Istruzione, non possiede una base di potere, e sinora non ha rivelato grandi qualità amministrative. Potrebbe emergere perciò nuovamente un militare o nella persona dell'erede di Torrijos alla testa della Guardia National, il colonnello Fiorendo Florez Aguillar, o in quella del comandante dei servizi segreti, il colonnello Manuel Antonio Noriega. E nessuno dac dei due uomini fornisce garanzie di liberalismo o non allineamento. Le incognite che la successione di Torrijos presenta sono gravi, soprattutto per Washington. Contro la volontà popolare, il generale aveva negoziato un accordo sul Canale di Panama che stabiliva si il ripristino della sovranità nazionale, ma ne delegava la difesa agli Usa anche dopo il 2001. Esiste il rischio che l'accordo venga denuncialo, e che la latente ostilità agli Stati Uniti venga strumentalizzata a fini elettorali. Rende Washington inquieta lo spostamento a sinistra dei sindacati e degli studenti, sensibile già alla fine del '79-inizio de!l'80. quando Torrijos ospitò lo Scià d'Iran. Cresce inoltre il timore che il Nicaragua, i guerriglieri salvadoregni e specialmente Cuba ritengano giunto il momento di «esportare la rivoluzione» nel Panama, come sta accadendo in Honduras e in Guatemala. Washington definisce ^propaganda* l'accusa sovietica che la Cia abbia fatto precipitare l'aereo sul quale viaggiava il generale. Omar Torrijos Herrera e morto a soli 56 anni, continuando in pratica a fare il dittatore, benché formalmente avesse ceduto il potere ad Aristides Royo fin dal '78. e avesse preparato elezioni decisive per l'84. Figlio di insegnanti, nato in una cittadina di provincia, aveva abbracciato giovanissimo la carriera militare. Tribuno, non uomo di cultura, si era imposto ai connazionali con un patriottismo acceso, seguendo verso gli Usa una duplice strategia, di lotta per il controllo del Canale, ma di intesa sui commerci e le forniture militari. Ennio Carette Omar Torrijos: senza di lui, il Panama è un'incognita