I pareri di Matthiae, Musatti, Sanvitale, Volponi

I pareri di Matthiae, Musatti, Sanvitale, Volponi I pareri di Matthiae, Musatti, Sanvitale, Volponi PAOLO MATTHIAE: «Suggestione riflessa ma potente delle attribuzioni a maestri di celebràtissima fama, che già la lettura antica connotava di qualità divine? Attirante fascino della realtà intensa di un materiale, il bronzo, tanto perentoriamente ammaliante quanto estraneo alla divulgata immagine della plastica antica? Incanto magico di opere di una sostanza formale cosi risoluta da produrre autonomamente una rappresentazione significativa di ideali e di valori di un mondo perduto? «Le statue greche recuperate sul litorale Calabro di Riace sono ormai soprattutto una delle infinite occasioni per interrogarsi sull'Inesauribile tema del comportamento e delle sue motivazioni. Si passa cosi dall'impegnata e corretta, ma un poco topica, considerazione che la travol¬ gente ammirazione che ha circondato 1 celebri bronzi sia fondata in gran parte su un fraintendimento idealistico della cultura greca a quella, qualunquistica e non poco interessata, secondo cui in questa subitanea infatuazione collettiva sarebbe il segno inequivoco dell'attualità del "bello" di fronte alla "cultura materiale". «E non v'è dubbio che, divenuti pretesto di corrosivi sogghigni di satira politica e spunto di ammiccamenti maliziosi per la loro serena virilità, le due statue abbandonate nel mare di Riace si sono trasformate in singolari protagonisti delle cronache italiane. Cosi sono divenute anche oggetto privilegiato delle rivendicazioni campanilistiche municipali e delle solenni assicurazioni ministeriali, ingredienti ineliminabili le une e le altre delle travagliate vicende della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali in Italia. «Eppure, restituiti ad una leggibilità assai soddisfacente da un'opera di restauro lunga, meticolosa e qualificata che è la conferma del livello di una tradizione di teoria e di prassi davvero gloriosa, i due bronzi risorti dalle sabbie sono vorticosamente passati tra gli accalcamenti plaudenti e litigiosi delle folle fino agli onori del Quirinale senza riuscire a provocare quelle puntuali analisi, quelle meditate valutazioni che gli ambienti 'Scientifici avevano il do vere di esprimere. «E' singolare ma significativo che, solo dopo un clamore e un successo di pubblico tanto vivi quanto inattesi, si parli di iniziative di convegni, di incontri, di dibattiti scientifici sulla tematica che era da affrontare fin dagli inizi pa¬ rallelamente al procedere del restauro, quella della posizione delle opere di Riace nella storia della cultura, della società, dell'arte ellenica. «Se questo non si è fatto finora altro che episodicamente e impressionisticamente, al punto che la stampa ha riportato attribuzioni di divulgatori come giudizi di specialisti, perché stupirsi se i due bronzi sono sentiti come un miracolo emerso dal mare e divelto da ogni ricostruibile contesto storico, se nella considerazione di queste statue prevale l'immagine di una grecità artificiosa e irreale, se dietro le sagome austere dei guerrieri appare lo spettro della speculazione consumistica?». CESARE MUSATTI: «C'è da constatare con compiacimento che l'interesse culturale per le esposizioni di cose antiche e anche moderne è fortemente cresciuto in Italia e coinvolge strati di popolazione che un tempo restavano completamente esclusi. Un ritrovamento di una cosa antica ha di per sè un fascino, è qualcosa che viene da lontano. D'altra parte questi guerrieri sono molto belli, e provocano un boom. Ma ormai per ogni cosa c'è il boom, siamo nella civiltà delle comunicazioni di massa con la partecipazione anche delle classi medio-basse. Una volta una famiglia operaia non avrebbe intrapreso un viaggio per vedere l'arte. Adesso si. Mi sembra che sia un buon sintomo. Non condivido la diffidenza espressa da parecchi verso il fenomeno, come fosse qualcosa di "montato". Noi viviamo in un'epoca dove ogni fatto viene "montato". Qui c'è un interesse per le cose che vengono da secoli lontani e che sono belle». T7 RANCESCA SANVI_T/ TALE: «Eroi: erano una via di mezzo tra gli dei e i mortali. Rappresentavano l'uomo al meglio: i più forti, i più coraggiosi, i più abili; forse i più belli. I bronzi di Riace vengono incontro al bisogno di scoprire, ammirare, riconoscere il modello, l'immagine simbolica dell'uomo nell'illusione di farla propria? Un pellegrinaggio come un atto di speranza o di magia? E' possibile. Certo, la gente questa volta si è mossa prima che le fosse ordinato (che è sempre una lezione interessante): stampa, giornali, televisione hanno seguito il gusto e non viceversa. -Ma la verità di fondo è la più semplice: i bronzi di Riace sono eccezionali, clamorosi, mai esemplari così alti dell'arte classica sono stati in Italia, nostro patrimonio. Come nelle leggende vengono dal mare, sono doni degli dei proprio come lo fu l'altra grande statua bronzea tanto somigliante — Zeus, Poseidon o atleta — che si conserva nel museo di Atene ritrovata sui fondali di Capo Artemision. -Un'altra ragione? Il "miracolo greco" èuna vecchia storia che si insegna a scuola, ma la bellezza come organicità della forma qui si è mostrata all'improvviso in tutta la sua smagliante logica: nel kosmos, universo dominato dalla ragione, il chaos è rifiutato e distrutto. In termini pubblicitari si direbbe che i bronzi rilanciano un umanesimo positivo, una affermazione di vita, la grandezza dell'uomo, se egli lo vuole, sulla terra». PAOLO VOLPONI: «In questo clima di incertezze, di timori, i due guerrieri si rivelano a noi come divinità. Da loro emana un grande, equilibrio, una forma convincente di serenità. Hanno un respiro che è quello di un mondo pulito, vengono a riva da un mare limpido. In loro la gente vede un modello ancora buono, intatto, pieno di speranza. Non è solo ammirazione, nostalgia, edonismo. E' una ripresa di ciò che gli uomini in fondo più rimpiangono. A meno che non siano falsi anche loro. Questa gente sfiduciata, lusingata, sempre ingannata, potrebbe temere di cadere in una trappola, potrebbe sospettare che ci sia sotto un trucco». 1

Persone citate: Calabro, Matthiae, Musatti, Sanvitale, Volponi Paolo Matthiae

Luoghi citati: Atene, Italia, Riace