Sentivo strani passi dietro di me

Sentivo strani passi dietro di me Sentivo strani passi dietro di me Aquel tempo, ero giovane e conoscevo molto bene alcuni dei protagonisti di questa singolare storia; profonda e duratura fu pertanto l'impressione che suscitarono in me gli eventi che mi accingo a raccontare. Mi ingegnerò di essere un narratore accurato, avvalendomi di tutte le informazioni'in mio possesso, al fine di dischiudere un barlume di luce sul mistèro che circonda lo svolgimento della vicenda, nonché la sua conclusione. Ma l'impresa è ardua. Intorno all'anno 1794, il fratello minore di un certo baronetto, che chiamerò Sir James Barton, fece ritorno a Dublino, dopo aver valorosamente servito la marina, al comando di una fregata dì Sua Maestà, per quasi tutta la durata della guerra contro le colonie americane. Il capitano Barton dimostrava all'incirca quarantadue,, quarantatre anni; era assai perspicace e, quando voleva, sapeva essere un compagno gradevole, sebbene fosse di indole schiva e gli capitasse a volte dì cadere in preda al malumore In società, comunque, si comportava come un uomo di mondo ed aveva il garbo del perfetto gentiluomo. A differenza di quel che accade a certuni, non aveva contratto, a bordo, abitudini chiassose e radi, anzi i suoi modi erano estremamente piacevoli, discreti epersino raffinati. Era di media statura e corpulento; il volto solcato di rughe denotava una natura cogitabonda; aveva nel complesso un sembiante austero e melanconico. Tuttavia, dal momento che eradi buona famiglia, nonché piuttosto facoltoso e, come ho detto, non gli facevano difetto le belle maniere, era ben accetto nella migliore società di Dublino, senza bisogno di altre credenziali. Non aveva consuetudini dispendiose; aveva affittato un appartamento in una delle strade allora di moda, nella parte sud della città, concedendosi solo il lusso di un cavallo e di un domestico. Sebbene avesse fama di libero pensatore, conduceva un'esistenza regolata e proba: non indulgeva al vizio del gioco e del bere, né era dedito ad altri ignobili piaceri Viveva alquanto appartato; senza stringere amicizie o cercare la compagnia di alcuno; se bazzicava la società brillante era per amor della confusione tipica degli intrattenimenti mondani e per darsi un po' di svago, nonper avere l'occasione di uno scambio di vedute con i fanatici di tali divertimenti. Alla luce di questi vezzi, era ritenuto un uomo parsimonioso e assennato, e anche un misantropo, facendo prevedere una difesa ad oltranza del suo stato di celibe contro ogni attacco o stratagemma; probabilmente sarebbe campato fino ad età veneranda e alla morte avrebbe lasciato le sue sostanze, di certo ancora pingui a qualche ospizio. Fu ben presto evidente, tuttavia, che le sue intenzioni erano state completamente fraintese. Una giovane, che chiamerò signorina Montague, alla data del racconto'fu introdotta in società dalla zia, la vedova di Lord ***. La signorina Montague era senzadubbio graziosa,'colta e raffinata; dotata altresì di un certo talento e di una buona dose di brio, divenne per un po' la beniamini del mondo. La sua popolarità, comunque, non le fruttò che quella inconsistente ammirazione che, per quanto lusinghi la vanità, non conduce necessariamente al matrimonio; per sua sventura, infatti fu subito evidente che la fanciulla in questione non possedeva, oltre alle attrattive personali nessuna sorta di beni o di rendite. Data la situazione, non vi sarà difficile credere che non poca fu la meraviglia allorché apparve chiaro che il capitano Barton si era invaghito della squattrinata signorina Montague. Com'era prevedibile, il corteggiamento ebbe pieno successo e in breve la vecchia Lady L. annunciò ai centocinquanta amici intimi uno ad uno, die il capitano Barton, con il suo beneplacito, aveva formalmente chiesto la mano della nipote, la quale aveva accettato la proposta, a condizione però che il padre le desse il consenso; ma per il momento costui si trovava in viaggio, di ritorno dall'India, ed era atteso di li a due o tre settimane al massimo. Giacché non vi erano dubbi riguardo a tale benestare, il rinvio era puramente formale e tutti-li considerarono fidanzati; Lady ■L., quindi con il rigore imposto da convenzioni ormai superate — del quale la nipote avrebbe di buon grado fatto a meno — le vietò da quel momento di partecipare ad ogni divertimentodella città n capitano Barton, che si recava sovente in visita a casa di Lady L. ed era spesso loro ospite, poteva godere dei privilegi di intimità che sono per solito accordati ad un promesso sposo. Così stavano le cose fra gli interessati quando cominciarono a verificarsi per la prima volta i fata misteriosi che rendono oscura la vicenda. Lady L. risiedeva in una bella magione nella parte nord di Dublino, mentre l'alloggio del capitano Barton era situato, come abbiamo detto, a sud della città. La distanza trale dite dimore era notevole e, dopo aver trascorso la serata conia dama e la sua . avverante pupilla, il capitana era solito tornare acàsa a piedi,' senza la scòrta di un servitore. Durante tali passeggiate notturne prendeva una scorciatoia che attraversava, per uh lungo tratto, lina strada appena tracciata, lungo la quale non v'erano che le fondamenta degli edifizi in costruzione. Una sera, poco dopo il suo fidanzamento con la signorina Montague, gli capitò eccezionalmente di intrattenersi in compagnia di Lady L. e della nipote fino ad ora tarda. La conversazione si era incentrata sulle prove della teofania, contro cui egli aveva argomentato con lo scetticismo incallito di un ateo convinto. Quelli che venivano definiti «princìpi francesi» si erano ormai largamente diffusi nel bel mondo, in special modo tra coloro die si professavano seguaci del Whiggism; e né la vecchia dama, né la sua protetta erano tanto intransigenti da ritenere le convinzioni del signor Barton un valido motivo per ricusare la sua proposta di matrimonio. Avevano finito con l'impegolarsi in una dissertazione sul sovrannaturale e sul prodigioso, ed egli aveva sostenuto le stesse tesi ed assunto il medesimo atteggiamento di scherno. A onor del vero, è necessario precisare die a quel proposito il capitano Barton non poteva essere tacciato di affettazione, che le dottrine su cui insisteva erano effettivamente, sin troppo anzi, la base della sua fede incrollabile, anche se un tale vocabolo, mal s'attaglia al suo caso. Tra le molte circostanze oscure correlate con il mio racconto, la più sconcertante è forse il fatto che l'oggetto delle terrificanti influenze che mi accingo a descrivere fosse proprio lui un uomo che una solida e ponderata convinzione aveva indotto a non credere affatto all'esistenza di quelli che vengono comunemente chiamati agenti preternaturali La mezzanotte era passata da un pezzo allorché il signor Bartonprese commiato e si incamminò solingo verso il suo alloggio. Aveva raggiunto una strada solitaria fiancheggiata dai muramenti incassati ancora incompleti che costituivano, su ognilato, le fondamenta della fila di case progettate: la luna risplendeva attraverso una pellicola di foschia ed il suo lucore velato accresceva la desolazione di quel luogo; il silenzio assoluto che vi regnava ingenerava un indefinito senso di eccitazione e amplificava, rendendolo ancor più distinto, il rumore dei suoi passi' l'unico suono che violasse quel sito di quiete. Aveva percorso un bel tratto quando, di botto, percepì uno scalpicciò cadenzato alle sue spalle, ad una quarantina di passi almeno cosi gli parve. Il sospetto di avere qualcuno alle calcagna non è mai piacevole, figuriamoci poi in un tale romitorio; nella mente del capitano Barton un siffatto sospetto rasentò la certezza, tanto che si volse di scatto, pronto a fronteggiare l'inseguitore; ma, sebbene il chiarore lunare fosse sufficiente a palesare qualsiasi oggetto si trovasse sulla strada che egli aveva appena traversato, non era visibile alcuna figura. > Ipassi che aveva udito non potevano essere una risonanza dei suoi infatti allorché provò a pestare i piedi per terra e a camminare ratto avanti e indietro, il tentativo di produrre un'eco fu vano. Quantunque affatto incline alle fantasticherie, fu costretto alla fine ad attribuire il rumore alla sua immaginazione e a considerarlo un'illusione. Fugato così ogni dubbio, riprese il cammino ma, dopo una dozzina di passi avverti nuovamente dietro di sé il misterioso scalpiccio; questa volta ebbe la sensazione che vi fosse il particolare intento di rivelare che il rumore non era una mera eco, infatti ora rallentava fin quasi a fermarsi ora accelerava finché, dopo una breve corsa — sei o otto passi —la velocità si riduceva di nuovo. ' Come aveva fatto in precedenza, il capitano Barton si girò repentino, ma la strada continuava ad essere deserta. Rifece il percorso a ritroso, sospinto dalla convinzione che qualunque fosse la causa del rumore che lo aveva sconcertato, non sarebbe sfuggita alla sua ricerca, ma il tentativo non fu coronato da successo. Ad onta del suo scetticismo, sentì, che qualcosa di molto simile alla paura dettata dalla superstizione si stava impossessando di lui; in preda a queste inconsuete e fastidiose sensazioni riprese ancora una volta il cammino verso casa. I suoni ossessivi non si ripeterono finché non ebbe raggiunto il punto dove si era arrestato l'ultima volta per tornare indietro; qui ricominciarono e si dettero a correre con scatti improvvisi minacciando di condurre l'invisibile inseguitore sino allo spaventato pedone. Il capitano Barton si bloccò di nuovo; quel fenomeno inesplicabile gli suscitava impressioni vaghe e sgradevoli tanto che, cedendo all'eccitazione che lo stava divorando, urlò aspramente: «Chi va là?».'/* suono di quel grido che lacerò il silenzio risoluto, senza ricevere alcuna rispósta, lo riempi .di sgomento. Fu sopraffatto da un nervosismo che probabilmente mal prima di allora, aveva sperimentato. I passi lo inseguirono sino in fondo alla strada deserta e solo facendo ricorso, con enorme sforzo, a tutto il suo orgoglio pertinace, potè resistere all'impulso di cercare scampo in una corsa precipitosa. Solamente quando ebbe raggiunto il suo alloggio e si fu assiso prèsso il focolare, si senti abbastanza rassicurato da riordinare eriesaminare gli avvenimenti che lo avevano turbato. Dopo tutto, anche un incidente di si poco conto ha il potere di sconvolgere il fior fiore dello scetticismo e rivendicare dentro di noi la reazione delle semplici leggi della natura. II giorno appresso, ad ora tarda, il signor Barton era intento a fare colazione, riflettendo sugli episodi della notte precedente, invero più con curiosità che paura, che la fulgida luce del giorno rallegra gli animi e fuga d'incanto le impressioni cupe che opprimono l'immaginazione, quando gli misero sul tavolo una lettera che il postino aveva appena recapitato. L'indirizzo della missiva non palesava niente di straordinario, salvo il fatto che era vergato con una grafia che non gli era familiare e che forse era contraffatta, dal momento che i caratteri, alti e sottili erano inclinati all'indìetro. In preda all'ansia che sovente sorge spontanea in simili frangenti almanaccò per un minuto buono su quello scritto prima di rompere il sigillo. Espletata quest'ultima operazione, lesse il contenuto che segue, redatto sempre conia stessa grafia: «Si avverte il signor Barton, ex capitano del Delfino, che un pericolo incombe su di lui. Farà bene ad evitare *** Street (era citata la località dell'avventura occorsagli la notte addietro). Se passera di U come d'abitudine, farà un incontro infausto; questo gli serva di monito, una volta per tutte, perché ha ben donde di temere». ilVigilatore Joseph Sheridan Le Fanu (Da Té verde. Storie di fantasmi indiscreti per concessione di Serra e Riva editori) C. D. Friedrich, «Abbazia ne] bosco di querce» (pari.) O. Redon, «Una maschera che suona l'ora della morte» (pari.) cesso. M. von Schwind, «L'apparizionend bosco» (pari;}

Luoghi citati: Dublino, India