E alla fine entra in scena la regina di Cipro cortigiana sfacciata

E alla fine entra in scena la regina di Cipro cortigiana sfacciata Il racconto enigma di Sanavio E alla fine entra in scena la regina di Cipro cortigiana sfacciata LA Caterina Cornaro che presta il suo nome al tìtolo del quarto romanzo del padovano Piero Sanavio (già inviato del «Mondo», drammaturgo e saggista) compare sul finire del libro, quando l'intreccio della vicenda narrata si è fatto più chiaro, ma ha anche infittito i suoi enigmi. In una tela degli inizi del '500, entrata poco dopo nei beni dei Sanavio per via dotale, la regina di Cipro in esilio è raffigurata in abito di cortigiana, alta e rosea sugli zoccoli arabescati, i riccioli biondi che scendono verso l'ampia scollatura, le forme opulente, un tralcio di rosa nella mano destra: figura archetipica e familiare, ava ideale di generazioni di nonne, zie, cugine e amiche: *Mia sposa in occulte nozze», come la chiama l'autore. La scélta di questa figura emblematica non introduce tuttavia al romanzo storico, ma ad una complessa vicenda a metà tra la memoria autentica (per quel poco che può essere autentica la memoria) e la libera invenzione: un -intrigo da camera» ambientato negli anni dell'ultima guerra, anche se aperto a rimandi e assonanze inquietanti con fatti avvenuti nel passato storico, come la morte in duello per motivi d'onore di un avo Sanavio che ha l'aria di un delitto di Stato. k Nell'autunno 1943 uno Zize (diminutivo di Alvise) rientra dal confino nella casa del padre, antifascista anche lui e da poco morto suicida, e sembra ereditarne la giovane convivente. Silvia. Poi scopriamo che Silvia ha sempre amato Zize, ma ama anche, e non di amore sororale, il fratello Marco, uno di quei personaggi abietti che Helmut Berger interpretava in certi film di Visconti Era stato Marco a tendere per gelosia una trappola a Zize, a farlo arrestare, a guadagnargli una pesante condanna. Ci penserà il precipitare della guerra civile a sciogliere il triangolo infernale, e anzi il pentagono, visto che occorre includervi, oltre al padre di Zize, Irene, la puttana gagliarda e manovriera che Marco ha sposato per disprezzo della sua classe sociale, e forse di se stesso. Siamo, come si vede, in pieno dramma elisabettiano, e il riferimento più immediato sarebbe proprio la tragedia di John Ford sull'incestuosa passione di due fratelli Molli, e sin troppo sostanziosi, gli in- gredientì: il fascismo, la guerra, la resistenza, le grandi famiglie, il maledettìsmo borghese, gli ebrei, il sesso complicato, il superomismo. Ma è anche un materiale che ci sembra d'aver già visto da qualche parte: forse nel Novecento di Bertolucci, in Tennessee Williams o in Peppino Patroni Griffi. Malgrado la sua elaborata ingegneria, i continui salti temporali, il cambio dalla terza alla prima persona, gli interventi dello stesso autore, che esce allo scoperto per chiarire certe fonti, o per avanzare nuove ipotesi il romanzo conserva — ritengo deliberatamente — un tono teatrale. In un linguaggio tutto di maniera i personaggi non perdono occasione di parlarsi addosso, di scambiarsi spiegazioni di giustificarsi ma anche di capire gli altri con un fair play disquisitorio che si riscontra solo sulle scene. Di qui i pericoli di ingorghi verbali che il libro non sempre evita nel suo voler esaurire la fenomenologia dell'ambiguità e del tradimento: uno scavo per sua natura interminabile, che non ammette catarsi e che Sanavio conduce con intrepida e sin dolorosa vo- lutta- Ernesto Ferrerò Piero Sanavio: Caterina Cornaro In abito di cortigiana. Bompiani, 170 pagine, 8000 lire. Carpaccio: «Le cortigiane» (1510), part.

Persone citate: Bertolucci, Caterina Cornaro, Helmut Berger, John Ford, Peppino Patroni Griffi, Piero Sanavio, Tennessee Williams, Visconti

Luoghi citati: Cipro