Fedayn, ora sono un vero esercito di Giorgio Romano
Fedayn, ora sono un vero esercito OSSERVATORIO Fedayn, ora sono un vero esercito Mentre una calma precaria regna a! confine Nord di Israele, ci si interroga sulle cause della recente escalation in Libano fino al momento della tregua. Fin dal 1980 si era notata una rarefazione di incidenti alla frontiera e di infiltrazioni di fedayn, perché le misure prese dalle forze di sicurezza israeliane avevano assicurato una chiusura pressoché ermetica del confine, indirettamente confermata dai tentativi, più patetici che pericolosi, per entrare in Israele con gommoni, con un deltaplano o in aerostato. Tuttavia era noto che le forze dell'OIp andavano organizzandosi e perfezionando la loro preparazione. Avevano ricevuto importanti quantitativi di materiale bellico, che hanno trasformato i guerriglieri in un piccolo esercito moderno, dotato di cannoni di 130 millimetri con portata di 28 chilometri, di katjusce autotrasportate di diverso calibro capaci di lanciare 40 razzi alla volta, facilmente occultabili. I palestinesi inoltre, avevano ricevuto un'ottantina di carri armati T. 34, missili sovietici <<Sager» e cannoni francesi anticarro «Milan», insieme con trasporti per truppe e autoblinde. E' comprensibile come i servizi segreti israeliani, al corrente di questa situazione e delle prospettive, abbiano suggerito che conveniva intervenire energicamente e che il governo — finite le preoccupazioni della campagna elettorale e quelle dovute alla presenza di Habib per la crisi dei missili siriani in Libano — abbia pensato di intervenire senza indugi, anche perché il premier si sentiva galvanizzato dalla vittoria alle elezioni. A decidere le pesanti operazioni nel Sud del Libano ha contribuito pro¬ babilmente anche la speranza che i palestinesi non fossero ancora abbastanza preparati per reagire con durezza. Il vantaggio che l'Olp ha tratto dalla tregua per il suo prestigio lo compensa delle perdite subite, tanto più che c'é un impegno dei Paesi arabi di fornirle di nuovo armi e mezzi. Alla base delle ragioni che hanno indotto anche le organizzazioni palestinesi più estremiste ad accettare la sospensione delle ostilità c'è il convincimento di potersi preparare a nuovi attacchi tra qualche tempo, anche se gli israeliani affermano che non lo permetteranno. Accanto a ciò esiste la speranza di staccare da Israele le organizzazioni cristiane libanesi del Nord e di indebolire quelle dei Sud (che hanno accettato senza alcun entusiasmo la cessazione del fuoco) e il convincimento che, accanto a questi vantaggi politici, ce ne siano altri meno appariscenti ottenuti attraverso l'Arabia Saudita che ha avuto una parte di primo piano in tutto il negoziato. Uno degli aspetti più gravi per Israele in tutta la vicenda è stato quello di aver portato i rapporti con gli Sati Uniti — già turbati dal raid su Baghdad del 7 giugno — ad un livello senza precedenti, come ha ammesso l'ambasciatore israeliano a Washington. Questa volta è stato il Congresso — tradizionalmente filoisraeliano — e non soltanto l'Amministrazione ad insorgere, chiedendo Yembargo sugli aerei «F 16». Per le stesse ragioni, l'Europa unanime condanna Israele e l'Egitto — che ancora per nove mesi vuole evitare una rottura con Gerusalemme — condanna la politica israeliana e offre assistenza all'Olp. Giorgio Romano Arafat: il prestigio dell'OIp esce rafforzato dalla tregua
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