Guido Carli interroga la «sfera di cristallo»

Guido Carli interroga la «sfera di cristallo» Facciamo il punto, all'inizio di questo nuovo decennio Guido Carli interroga la «sfera di cristallo» Dopo essere stato per quattro anni presidente della Confindustria e, prima, per quindici anni, Governatore della Banca d'Italia, dal maggio 1980 Guido Carli è presidente dell'Unice, l'Unione delle Confederazioni degli industriali dei nove Paesi della Comunità europea. Nessuno meglio di lui, quindi, a parte il suo prestigio a livello mondiale, poteva fare il punto sulla nostra industria, inquadrata nel contesto internazionale, all'inizio di questo nuovo decennio. Ed è stata questa la prima domanda che gli abbiamo rivolto. Un invito, al tirar delle somme, a guardare, per noi, nella «sfera di cristallo» dove chi ha una profonda conoscenza del passato può leggere nel futuro. GUIDO CARLI — Le principali istituzioni economiche mondiali concordano nello stimare che gli Anni 80 saranno caratterizzati da una crescita limitata nei principali paesi industriali; il saggio di aumento del Pil (Prodotto interno lordo) si situerà intorno al 2,5 per cento nella prima metà del decennio. Si accen tuerà il processo di diffusione dello sviluppo industriale e la sua estensione ai paesi emergenti più avanzati avverrà con moto accelerato. I settori più dinamici diverranno l'elettronica e i comparti ad essa connessi, l'automazione industriale, l'ingegneria genetica, la chimica fine e la farmaceutica. La linea di confine fra industria e servizi diverrà più indeterminata, specialmente nel campo della progettazione, dell'engineering, del software. Gli autori di profezie economiche attraverso la sfera di cristallo vedono che la creazione di posti di lavoro fino al 1985 procederà ad un ritmo insufficiente ad assorbire la totalità della forza di lavoro disponibile. I tassi di inflazione nella maggior parte dei paesi industriali si situeranno su livelli più elevati di quelli sperimentati fra il 1950 e il 1974; i tsssi di interesse resteranno elevati; le divergenze fra i tassi di inflazione saranno considerevoli, determineranno di vergenze fra i tassi di interesse e si ripercuoteranno sulla stabilità dei cambi. Le bilance dei nr.gamenti correnti dei paesi industrializzati presenteranno disavanzi; cresceranno gli ostacoli che si oppongono al loro finanziamento e le spinte verso il protezionismo. Maggiori difficoltà, quindi, per i Paesi che, come il no¬ stro, hanno optato per un commercio senza frontiere? GUIDO CARLI — Fra le profezie le meno incerte sono quelle concernenti la partecipazione dei paesi emergenti più avanzati al processo di sviluppo industriale. Ne dedurrei che la concorrenza nel commercio internazionale dei manufatti si inasprirà e che il mantenimento delle quote di mercato conquistate dal nostro Paese riuscirà più arduo. Fra il 1950 e il 1959 la proporzione del valore delle esportazioni italiane sul valore delle esportazioni del mondo sostò fra il 2,13 per cento e il 2,46 per cento. Fra il 1960 e il 1969 la nostra partecipazione raddoppiò passando dal 2,77 al 5.02; negli anni successivi mantenemmo con fatica la nostra quota nel mercato mondiale. Nel nostro Paese la componente estera, dal lato delle importazioni e da quello delle esportazioni, ha raggiunto il 50 per cento del Pil; ne segue che la continuità dello sviluppo dipende dal ritmo di espansione del commercio mondiale, dalla nostra capacità di mantenere la nostra quota di partecipazione e eventualmente di aumentarla. Quest'ultima eventualità mi sembra da escludere. Quand'anche riuscissimo a mantenere la nostra quota di partecipazione al commercio mondiale, il rallentamento del ritmo di sviluppo di questo si ripercuoterebbe sul ritmo di sviluppo della nostra economia. Il mantenimento della nostra quota dipende dalla nostra capacità di fissare combinazioni di prezzi dei fattori della produzione e' quindi dei prezzi finali dei prodotti atte a mantenere integra la nostra capacità competitiva. Questa passa •attraverso l'esercizio di un sufficiente grado di sovranità economica sui centri di costo: materie prime, lavoro, capitale-. •Nell'assetto istituzionale della nostra Repubblica i centri di costo non sono sotto il diretto controllo dell'autorità di politica economica-. Sono affermazioni contenute nel •piano triennale-. Ampliare i margini di sovranità dei responsabili dei centri di costo ed eliminare alcuni degli ostacoli che vi si oppongono costituisce l'obiettivo del piano.

Persone citate: Guido Carli