Dalla grande impresa il ritorno alla stabilità di Eugenio Palmieri

Dalla grande impresa il ritorno alla stabilità Intervista con il ministro del Bilancio La Malfa Dalla grande impresa il ritorno alla stabilità Sconfiggere l'inflazione è la grande scommessa degli Anni Ottanta. Riusciranno i paesi industrializzati a vincere? «E' difficile prevedere il ritorno alla stabilità monetaria nei paesi industriali nel corso degli Anni '80 — risponde il ministro del Bilancio La Malfa — sia per effetto dell'andamento dei prezzi del petrolio e delle materie prime, sia per la tendenza dei rincari ad incorporarsi immediatamente nei prezzi dei prodotti finiti. Ciò non significa che possa essere considerato meno urgente il compito di ridurre l'inflazione. Anzi, esso diventa tanto più urgente quanto più si prolunga la fase inflazionistica e si eleva il ritmo dell'inflazione. Per l'Italia in particolare la situazione si presenta con aspetti di accentuata gravità.. Dopo il vertice di Ottawa è cambiato qualcosa? Si è aperto qualche spiraglio oppure si delinea uno scontro Usa, Europa, Giappone? «Ad Ottawa l'Europa ed il Giappone hanno ottenuto il riconoscimento da parte dell'Amministrazione degli Stati Uniti dell'interdipendenza della situazione economica nel mondo industriale e quindi della necessità di una continua verifica rispetto agli atteggiamenti iniziali della nuova amministrazione americana. Si tratta di - un passo avanti significativo anche se, sul punto specifico della politica degli alti tassi d'interesse, quello che causa maggiori preoccupazioni in Europa in questo momento, la riunione di Ottawa non è servita a modificare gli orientamlenti degli Stati Uniti. Un bilancio misto, quindi, che richiede comunque un processo di consultazione e coordinamento continuo fra i Paesi Europei ». Ridurre l'inflazione senza compromettere lo sviluppo. Un rebus di poche parole ma di difficilissima realizzazione... •Personalmente ritengo che le nuove condizioni dell'economia occidentale determinatesi negli anni '70 sia nei rapporti esterni sia all'interno del mercato del lavoro rendano non antitetici ma strettamente collegati, la riduzione dell'inflazione ed il sostegno allo sviluppo. In particolare il prolungarsi dell'inflazione, inaridendo le fonti del risparmio, scoraggerebbe progressivamente gli investimenti e quindi renderebbe impossibile lo sviluppo. Questo nesso fra riduzione dell'inflazione e stabilità dello sviluppo economico non vuol dire che politiche di sostegno allo sviluppo — per esempio, la tradizionale politica di bilancio pubblico indirizzata in tal senso — debbano di per se avere riflessi positivi sulla riduzione dell'inflazione. Al contrarlo il percorso da seguire diviene un sentiero più stretto». Insomma per l'Italia una medicina più amara rispetto ad altri paesi... «La politica di rientro dell'inflazione e insieme di sostegno allo sviluppo che debbono essere simultaneamente messe in opera sono state per l'Italia descritte nel Piano triennale 1981-1983. esse sono: • la stabilità della pressione fiscale necessaria per evitare i riflessi inflazionistici che l'aumento del peso fiscale tende a generare; • la riduzione del disavanzo corrente del settore pubblico che rappresenta un assorbimento improduttivo di risparmio; • l'aumento degli investimen¬ ti pubblici in campi capaci di ridurre la dipendenza dall'estero dell'economia italiana e dì innalzare i livelli di produttività complessiva del sistema italiano; • una politica monetaria che deceleri progressivamente la offerta di moneta ed eserciti un notevole contenimento della possibilità di crescita dei prezzi. «Questi indirizzi, se accompagnati da un accordo sostanziale con le organizzazioni sindacali circa la dinamica dei costi nominali del lavoro e circa il recupero della produttività, sia nel settore pubblico che nel settore direttamente produttivo, darebbero risultati di notevole ed immediata portata. «Non ritengo impossibile che l'Italia adotti un'impostazione di questo genere, anche se ho dovuto prendere atto nel corso di un anno di esperienza di governo, delle resistenze e dello sforzo di applicare ciascuno di questi indirizzi». Torneranno gli anni del boom dei periodi Cinquanta e Sessanta? «Come ho detto, in presenza di processi inflazionistici come quello che viviamo, saggi di sviluppo medio come quelli degli anni '50 e '60 non sono certamente ripetibili. «Potrebbe esserci uno o due anni di crescita rapida, ma in relazione ad una accelerazione dei processi inflazionistici e quindi in condizioni patologiche. , «Non vedo, altresì, ragione, nel funzionamento del sistema economico, che renderebbe impossibile, in condizioni di maggiore stabilità dei prez¬ zi, il ripetersi di elevati tassi di sviluppo. Ciò vale in particolare per l'Italia dove, sussistendo sacche di disoccupazione e sottocupazione, la crescita della produttività e l'allargamento della base produttiva possono sommarsi fra loro». Economia sommersa, egemonia delle grande impresa, un misto di grande e media impresa, una miriade di piccole imprese. Come sarà l'Italia? «Non è pensabile che la società industriale negli anni '80 sia basata esclusivamente su imprese medie e piccole che, pure, danno un enorme contributo al funzionamento complessivo e alla flessibilità del sistema industriale «Il sistema della grande impresa, anche se con aggiornamenti organizzativi che già si vedono in Europa e negli Stati Uniti, rimarrà al centro del processo di sviluppo industriale. La crisi della grande impresa in Italia in questi anni, è il segno della crisi del nostro sviluppo. Segno del superamento di questa crisi è contributo indispensabile a tale sviluppo e al miglioramento della condizione nell'assetto finanziario». Eugenio Palmieri

Persone citate: La Malfa