L'INDUSTRIA NEGLI ANNI OTTANTA di Mario Salvatorelli

L'INDUSTRIA NEGLI ANNI OTTANTA L'INDUSTRIA NEGLI ANNI OTTANTA Nell'aiuolo ventennio l'incidenza delle esportazioni sul nostro prodotto interno lordo è raddoppiata esattamente: dal 14,1 del 1960 al 28,1 per cento. Nessun altro Paese industriaUzzato del mondo occidentale ha fatto di più, neppure gli Stati Uniti, il cui rapporto è salito più di ogni altro, dopo il nostro, passando dal 5,1 al 9,1 per cento, neppure il Giappone, dove è salito appena d'una frazione, dall'11,1 all'I 1,8 per cento. Si deve guardare, però, anche alla crescita del prodotto interno lordo, nello stesso periodo, prima di trarre conclusioni affrettate. Allora si vedrà che il Pil del Giappone nel ventennio si è triplicato, in termini reali, cioè al netto dell'inflazione, mentre il nostro si è raddoppiato e quello degli Stati Uniti è aumentato appena — si fa per dire — del 90 per cento. Si scoprirà, cosi, che Italia e Giappone hanno avuto lo stesso incremento delle esportazioni, in valore reale, cioè le hanno moltiplicate, tra il 1960 e U1980, di 4,2 volte. Comunque sia il nostro è un bel successo, che ci ha portati a raddoppiare la nostra quota nel commercio mondiale, dal 2,8 per cento nel 1960 al S nel 1980. Ed è un successo della nostra industria, che produce oltre il 95 per cento dei beni che esportiamo. Un successo tanto più interessante perché, al contrario di quanto, comunemente, si pensa, almeno i due terzi delle nostre esportazioni vanno verso le aree più industrializzate del mondo. Perché preoccuparsi, dunque? Perché si parla di progressiva perdita della nostra capacità di concorrenza sui mercati mondiali? I motivi di preoccupazione, invece, sono molti, e drammatici. Intanto, c'è il fatto, come Guido Carli ricorda in questo inserto, che il «boom» delle nostre esportazioni si è avuto tra il I960 e il 1969, mentre, negli anni successivi, «abbiamo mantenuto con fatica la nostra quota sul mercato mondiale». Poi, c'è il rovescio della medaglia, e cioè il forte condizionamento della domanda mondiale, della congiuntura internazionale, sul nostro sviluppo economico. Cosi si spiega il campanello d'allarme, risuonato l'anno scorso, in seguito a una contrazione delle nostre esportazioni in termini reali, per la prima volta in trent'anni. Cosi si giustifica l'inquietudine di operatori e di studiosi dell'economia, espressa anche in questa nostra inchiesta, per l'accentuarsi nel mondo di un rallentamento dello sviluppo e di un rafforzamento delle tendenze protezionistiche. Il presidente dell'Istat, Guido Bey, non esita, infatti, ad affermare che «nessuno può ragionevolmente pensare che negli Anni Ottan- zione, dall'origine al consumo. Un problema che si sta dibattendo in Italia, e nel resto del mondo, da sempre, ma che nel nostro Paese, e in questi ultimi tempi, è diventato drammatico. E' dalla sua soluzione, infatti, che dipende la risposta alla domanda implicita nel tema di questo inserto: l'industria italiana negli Anni Ottanta. E' già sufficiente accennare all'industria per comprendere tutta l'importanza del quesito, dal momento che l'industria dà lavoro al 37 per cento degli occupati in Italia e contribuisce per il 45 per cento alla formazione del nostro prodotto interno lordo. Ma a ciò si deve aggiungere il fatto che le altre attività economiche, soprattutto 1 servizi, ma anche l'agricoltura, dipendono in buona parte dall'andamento dell'industria. Ma, a sua volta, l'industria non è autonoma, non dipende solo da se stessa, ma è condizionata dal quadro in cui opera, dal funzionamento dei trasporti e delle comunicazioni, dal sistema del credito, dalla burocrazia, dal commercio. Né si possono trascurare i condizionamenti politici e sociali, che addossano all'industria una quantità di «oneri impropri», tollerabili quando la nostra produttività era alta e il nostro tasso d'inflazione relativamente basso, su livelli europei, ma insostenibili oggi, con il deteriorarsi della capacità di concorrenza delle nostre imprese, fino al punto che la loro corsa sui mercati mondiali si è trasformata in un ansimante arrancare. Il termine «decisivo» è uno di quelli che si mettono in ogni previsione, di qualsiasi argomento si tratti, come il prezzemolo sul piatti. Ma tutti gli esponenti dell'economia, della politica, della società, che abbiamo interrogato e che rispondono in questo inserto, non hanno esitato a definire «decisivo» questo decennio. Nel mondo è In corso una nuova rivoluzione industriale, anche se c'è chi preferisce definirla, con un termine apparentemente contrario, «deindustrializzazione», di fronte all'impetuoso espandersi, in valore e in percentuale di occupati, del settore terziario, dei servizi. Ma sarà sempre l'industria, sia con 1 settori maturi, ma continuamente riveduti e corretti, sia con i settori nuovi, che sorgono su quella linea dell'orizzonte dove la fabbrica si confonde con l'ufficio, sarà sempre l'industria il settore capofila dello sviluppo. A coloro che vi operano, e a chi può condizionarlo, più o meno direttamente, tocca la responsabilità di spianarle la strada. Mario Salvatorelli

Persone citate: Guido Bey, Guido Carli

Luoghi citati: Giappone, Italia, Stati Uniti