Medici pronti a scioperare se slitterà la convenzione
Medici pronti a scioperare se slitterà la convenzione L'accordo doveva entrare in vigore lo scorso gennaio Medici pronti a scioperare se slitterà la convenzione DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Appare sempre più sicuro lo slittamento della convenzione per i medici generici nonostante le minacce che in questi giorni si affacciano dalle varie associazioni. A livello governativo se ne parla a mezza bocca visto che c'è il rischio di un'estate «calda» per l'assistenza medica. Si sa che i sindacati hanno posto il problema a Spadolini nel quadro della trattativa per il tasso di inflazione programmato e sono propensi ad annullare, o quanto meno a congelare, la situazione. Mettere in discussione la convenzione, sostengono, servirebbe a moderare le richieste di tutto il settore che altrimenti si scatenerebbe. In una posizione mediatrice, tra i medici che chiedono il rispetto degli accordi sottoscritti dal precedente governo e i sindacati, si pone il ministro della Sanità. Altissimo, favorevole ad uno slittamento di sei mesi: tra l'altro sarebbero 344 miliardi che per il momento non uscirebbero dalle malridotte casse dello Stato. Sembra che l'ipotesi che sta prendendo corpo sìa proprio quella abbozzata da Altissimo. I medici di famiglia sono già scesi sul piede di guerra. Le principali associazioni hanno minacciato il ricorso alle visite pagate dagli assistiti qualora vengano disattesi gli accordi che dovevano entrare in vigore fin dallo scorso gennaio e che avevano portato ad una lunga trattativa tra l'ex ministro della Sanità, Aniasi, il ministro del Tesoro, Andreatta, e i rappresentanti delle Regioni. E se non bastasse i medici 'attueranno scioperi e ogni altra azione consentita dalla legge' tanto più che non accetteranno decisioni prese dalla Federazione unitaria dei sindacati, né diktat imposti dal governo. E chiedono di partecipare direttamente al confronto che si sta svolgendo in questi giorni. II ministro della Sanità si trova tra l'incudine e il martello: non scontentare una categoria politicamente im¬ portante per il partito liberale e rispettare i limiti imposti da Andreatta alla dilatazione della spesa pubblica. «Afa non è lo stesso ministro del Tesoro che ha partecipato alle trattative per la convenzione?', fanno polemicamente notare le associazioni di categoria. Altissimo si trova nella necessità di ridurre per il 1981 il fondo sanitario di oltre 1000 miliardi. Tale riduzione, come noto, riguarda l'aumento del ticket sui farmaci e l'istituzione del ticket sulle analisi cliniche; per 118 miliardi il rinvio dell'aumento del prezzo dei farmaci (anche in questo settore si potrebbero verificare dei guasti visto che le industrie farmaceutiche attendevano da tempo l'adeguamento dei prezzi); per 290 miliardi il rinvio del miglioramento delle cure termali e delle protesi; per 200 miliardi la riduzione degli impegni relativi alla formazione del personale sanitario, all'educazione sanitaria, alla ricerca e ai progetti. Decisioni già prese dal governo Forlani, ma che ora rischiano di avere conseguenze dirompenti in quanto investono l'assistenza sanitaria che già com'è non funziona.
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