Bani Sadr, travestito da soldato, senza baffi evade in aereo dall'Iran e si rifugia a Parigi di Bernardo Valli

Bani Sadr, travestito da soldato, senza baffi evade in aereo dall'Iran e si rifugia a Parigi Tutta la polizia di Khomeini da oltre un mese dava la caccia all'ex presidente Bani Sadr, travestito da soldato, senza baffi evade in aereo dall'Iran e si rifugia a Parigi La Francia gli concede asilo, purché si impegni a non svolgere attività politica - Vivrà con le figlie DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Per evadere dall'Iran dell'ayatollah Khomeini, che un tempo chiamava .padre caro», l'ex presidente Bani Sadr ha compiuto un volo avventuroso, spericolato, da Teheran a Evreux, in Francia, a bordo di un Boeing 707 forse dirottato. L'espatrio romanzesco è cominciato la sera di martedì. Nascosto in una camionetta militare, tagliati i baffi e travestito da soldato, Bani Sadr è entrato clandestinamente nel recinto dell'aeroporto della capitale iraniana. Lo stesso in cui era sbarcato trionfalmente e in lacrime, dopo sedici anni di esilio, il primo febbraio del '79, al seguito di Khomeini, promotore della rivoluzione islamica contro lo scia Re za Pahlevi. Il capo dello Stato, destituito dal Parlamento, si era dato alla macchia da un mese e mezzo ed era braccato in tutto il Paese. I tribunali musulmani erano impazienti di mandarlo davanti a un plotone d'esecuzione, come altri suoi seguaci. Domenica era stato fucilato Mohammed Beza Saadati, uno dei capi dei mudjahiddin khalq (del popolo). Si pensava che Bani Sadr fosse nel Kurdistan, tra i guerriglieri in lotta contro il regime di Teheran, oppure nascosto nel Sud, tra gli amici ufficiali, tra le truppe in guerra contro l'Iraq. Era invece rimasto nella capitale, protetto dai mudjahiddin khalq, anch'essi inseguiti dagli uomini di Khomeini perché «laici., .marxisti», quindi figli di Satana, e comunque amici di Bani Sadr. Benché avesse più volte affermato: .Non abbandonerò mai l'Iran», l'ex presidente non si sentiva più sicuro nella clandestinità, si è scoperto più isolato del previsto, abbandonato da molti amici. Quindi ha optato per l'espatrio, per un nuovo esilio. A fianco di Bani Sadr, la se¬ ra di martedì, c'era un ufficiale d'aviazione, il colonnello Behzad Moezi (lo stesso che comandò l'aereo su cui lo scià parti per l'esìlio), che gli faceva da scorta e da guida insieme ad altri amici, per lo più dei mudjahiddin khalq, pure loro travestiti da soldati. Un aiuto prezioso perché Moezi sapeva di un Boeing 707 d'addestramento che da tre settimane aveva presentato un piano di volo e che sarebbe dovuto decollare quel giorno stesso alle 22,30. Ed è quel che è avvenuto, senza intoppi, fino a quando l'apparecchio era già alto nel cielo iraniano. Mentre il Boeing 707 puntava sulla Turchia, alcuni caccia avrebbero poi cercato invano di farlo rientrare alla base. Così è cominciata la fuga transcontinentale di Bani Sadr: prima lo spazio aereo turco, poi quello di Cipro, della Grecia, dell'Italia. Quel jet militare non previsto, non programmato, è apparso più volte sugli schermi radar mentre si dirigeva verso la Francia. Probabilmente l'equipaggio ha detto via radio di essere in balla dei pirati dell'aria. E' comunque quello che avrebbe annunciato alla prima torre di controllo francese, che lo ha subito invitato ad atterrare a Evreux, su un campo d'aviazione militare usato anche per i casi di emergenza. E' a Evreux, ad esempio, che fu fatto atterrare l'aereo dell'ex imperatore Bokassa, appena cacciato dal trono centroafricano. Ma a quel sovrano sanguinario, accusato di avere massacrato decine di adolescenti, Giscard rifiutò l'asilo politico, benché fino a qualche settimana prima Bokassa fosse considerato un «caro cugino» all'Eliseo. Mitterrand ha concesso a Bani Sadr di rifugiarsi in Francia. Erano le 4,15 quando il ministro degli Esteri Claude Cheysson è stato informato che un aereo militare iraniano aveva chiesto di posarsi a Parigi. Il governo (forse lo stesso Mitterrand) è stato consultato. E sempre di prima mattina il ministero degli Esteri ha convocato l'incaricato d'affari iraniano per avvertirlo dell'asilo politico accordato a Bani Sadr, con la condizione (sottoscritta dall'interessato appena messo piede a terra) di non svolgere alcuna attività politica durante il soggiorno in Francia. Cento cittadini francesi vivono nell'Iran degli ayatollah. Quindici sono diplomatici. Le autorità parigine hanno cercato di prevenire l'ira di Khomeini e dei suoi seguaci. E' sempre vivo il ricordo degli ostaggi americani, presi tredici giorni dopo che Washington aveva concesso allo scià, ammalato di cancro, di farsi curare in ospedale, negli Stati Uniti. A Parigi — e simultaneamente a Teheran — i diplomatici francesi hanno ricordato agli iraniani l'ospitalità elargita a Khomeini in esilio, quando da Neauphle- Bernardo Valli (Continua a pagina 2 in sesta colonna)