Donna idolo-guerriera con la daga alla cintura

Donna idolo-guerriera con la daga alla cintura Domina il nero alle sfilate parigine di alta moda Donna idolo-guerriera con la daga alla cintura PARIGI — Da Maxim's, fra gli specchi Liberty, le lampade ireos e la squisita polvere di lontani amori, Pierre Cardin ha festeggiato ieri sera il battesimo del suo nuovo profumo. Choc. Nome quanto mai adatto a fregiare l'inizio della settimana di collezioni francesi per il prossimo autunno-inverno, le prime da quando Mitterand sta all'Eliseo. Non si tratta di Pierre Cardin: il sarto d'origine italiana riesce a stupirci ogni volta con le trasposizioni in tessuto di forme, oggetti fuori dal contesto dell'abito, con le definizioni della sua donna fra humour e audacia; cosi le maniche delle sue tuniche lineari espanse in berrettoni, in ali plissé, i colli a tubo di stufa, le gonne asimmetriche e la «revoltée en trompe l'oeil» sono frizzanti non scioccanti. Non si tratta del profumo: molto fresco, un poco romantico, sa d'agrumi. No. lo Choc è l'inverno in maxi che si profila, con tutta l'aria di resistere, al primo giorno di collezioni a Parigi: mantelle mantelli lunghi al polpaccio, volumi dilatati, gonne importanti e, come non bastasse, toni smorti, accordi spenti e un nero ora aggressivo, più spesso luttuoso, come colore all'avanguardia. «Pensi che anche la sposa sarà in gramaglie?-, chiedeva da Die- la più caustica fra le disegnataci italiane, dopo un'ora e mezzo di modelli per definire la cinese occidentalizzata di Marc Bohan. Domanda pertinente perché ad un bell'abito grigio jersey, naturalmente lungo, a pieghe, ricoperto da una giacca in pelle grigia, seguiva una giacchina da sera nera ricamata in viola, incontro alla fulva indossatrice Allyson in chiffon nero, tunica dalle spalle rotonde su stretti pantaloni alla cinese, sul braccio l'Immancabile sciallo in cachemere, disegno e materia. E le pellegrine serali in satin nero ricamato, in velluto nero su pantalone in lamé d'oro, venivano dopo gli immensi mantelli cinturati, stretti alla vita, a gonna avvolgente in un profluvio di tweed color grigio, bruno, marron, dopo gli impermeabili in shantung di seta color kaki stinto, le prolisse «robes-trench» a forma di mantello, spalle rotonde, spesso incupite dalla pelle opaca, lunghezza oltre la caviglia, in lana sottile, in tweed leggero, righe e accordi studiati per abbassare il tono dell'insieme. Fra nero e blu notte, marron e bronzo. Lunghe, godè anche le gonne dei tailleur a giacca corta e cinture a corsetto. E in più scialli, poncho, appesantiti da fiori, immagini china a riporto in velluto o pelle su tweed o lana. Il maxi infuria da Nina Ricci, da Patou, con implicazioni folk, sempre piuttosto care a Parigi; un po' meno da Torrente, che ha visto rinforzare le presenze alla sua sfilata da quando si sa che Madame Francois Mitterrand ha trovato presso di lei e il fratello Ted Lapidus, quanto serve alla sua eleganza per il matrimonio del principe Carlo d'In ghilterra. Cosa c'è dietro il maxi e dietro il nero? Una mano tesa alle fabbriche di tessuti da usare a chilometri? Una dilatazione delle tendenza saggiata nel prèt-à-porter di Milano, il marzo scorso e non raccolta a Roma, dove 11 ginocchio è in vista e svettante il tailleur. Sottile il mantel lo e il nero rito ma, ma in sede di fascino, di :< .nminilità più nostalgica che trionfante. Anche Jean-Louis Scherrer sembra aver preso il lutto, come si conviene al sarto preferito da Madame Giscard d'E- staing, ma conforme al suo stile l'esplosione del nero è lussuosamente teatrale, coinvolta in quest'altro choc di un ennesimo e già visto omaggio a impero celeste e samurai, mandarini e maestri dei fiori, Budda e Mongolia. Certo è quasi impossibile far meglio dell'artigianato francese, usando l'oro, le pietre dure, migliaia di perle in jais, in multipli splendori di zone floreali sulle gonne, di stemmi sulle giacche tartare, ai carré degli abiti severi, Quella di Scherrer è una donna idolo e insieme una donna guerriera: ricoperta di pelle nera, i pantaloni aderenti infilati in stivali di pelliccia, avvolti di stringhe d'oro, la giacca foderata, orlata di astrakan, nasconde una daga alla cintura, altra pelliccia ha sulla fronte nel cappello kirghiso a cupola aguzza. Lucia Sollazzo Parigi. Una proposta dal piglio un po' militaresco di Lari viri

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