Costa Smeralda: presepi o alveari?

Costa Smeralda: presepi o alveari? SI MINACCIA LA COSTRUZIONE DI ALTRI 40 MILA VANI Costa Smeralda: presepi o alveari? La grande città per vacanze dell'Aga Khan cresce: lungo i suoi 55 chilometri ville e villette si mimetizzano tra buganvillee, oleandri, ulivi - Un fatturato di 100 miliardi Fanno e un gigantesco piano di costruzioni per 1200 miliardi entro un ventennio - Ora qui l'ambiente naturale e costruito non teme confronti con la Riviera o la Versilia - Ma che accadrà dopo? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PORTO CERVO — La Costa Smeralda si espande, sulVonda di un successo internazionale, e non avverte le congiunture. Porto Cervo, dieci anni fa un piccolo villaggio discusso per la ricerca del pittoresco e degli effetti scenografici, accoglie oggi 13 mila persone in alberghi, ville, condomini. C'è anche il supermercato. Lungo i 55 chilometri di costa compresi fra Liscia di Vacca (di fronte a Caprera) e il limite settentrionale del Golfo di Cugnana, la grande città per vacarne si dilata nascondendo ville e villette tra il verde e i fiori della buganvillea rossa alternata al plumbago azzurro, agli oleandri, a macchie di olivi, di ginepri e di corbezzoli, a siepi di lavanda e rosmarino. L'operazione mimetica è fatta con cura e grandi mezzi: un vivaio di sei ettari, con duecentomila piante, fornisce le specie adatte all'ambiente. Ma l'operazione immobiliare sta diventando pesante: le 'Unità residenzialU erano 1870 alla fine del 1980, per 900 mila me, e diventeranno 9350 nel 1990. Il programma della Costa Smeralda prevede 4 milioni 64.067 me di nuove costruzioni, pari a una città di 40 mila abitanti. Liscia di Vacca, l'eccezionale porto naturale di Porto Cervo, il Golfo Pevera con la sua spiaggia bianca e la laguna alle spalle, le insenature di Punta Capriccioli, la dolcissima Cala di Volpe e decine di altre calette dal fondo sabbioso su cui l'acqua trasparente passa dal bianco latteo al violaceo, suggeriscono l'idea di un parco da conservare con poche e intelligenti attrezzature per il godimento pubblico. Questo splendido capriccio della natura, che sembra disegnato per la felicità dell'uomo, è invece dal 1962 una riserva privata, posseduta in grandissima parte dai sei fondatori del consorzio 'Costa Smeralda*, primo l'Aga Khan. La Regione avrebbe potuto comprare i cinquemila ettari alla fine degli Anni Cinquanta, a prezzi bassissimi (meno di 100 lire il mg per vasti appezzamenti). Preferi lasciare il tutto all'Aga Khan e ai suoi amici, i quali avviarono un programma di inter- venti sempre più massicci, paralleli a iniziative in settori collaterali. Esempio più cospicuo quello della compagnia aerea Alisarda (550 mila passeggeri nel 1980), esempi minori quelli della «Cerasarda» che produce piastrelle, delle aziende alimentari e agricole, del cantiere navale di Porto 'Cervo. Mare pulito Il peso contrattuale di questo complesso è cresciuto col numero di occupati: la Costa Smeralda dà oggi lavoro direttamente a duemila addetti. Ha avuto un effetto moltiplicatore sul turismo in Sardegna, anche per la pubblicità in tutta Europa, per la risonanza mondiale delle rega- te veliche e motonautiche, per la componente mondana di una vera e propria leggenda della Costa Smeralda. Con un fatturato annuo di 100 miliardi si propone alla Regione come un fattore di sviluppo più solido di tante industrie avventurose e mette sul tavolo un piano gigantesco: 145 miliardi di investimenti entro il 1983 (comprendenti l'acquisto di nuovi aerei passeggeri), 1200 miliardi entro ventanni, però a condizione di poter aggiungere 40 mila vani a quelli esistenti. Quarantamila vani: uno spavento. I tecnici della società immobiliare che pianifica gli interventi si trincerano in difesa usando le loro armi preferite: gli edifici vengono sparsi sul territorio con densità molto basse e sono accuratamente inseriti nel paesaggio, la vegetazione è rispettata e arricchita, non si costruirà a meno di 150 metri dalla riva del mare. E fanno il confronto con altri insediamenti turistici lungo le coste sarde, da Villasimius alla Costa Rey deturpata da veri e propri campi di concentramento in muratura, alle volgarìssime speculazioni edilizie che infestano le coste dalla zona cagliaritana a quella di Sant'Antioco, a Bosa e Alghero, a Santa Teresa di Gallura. Ma il problema di fondo è un altro: qui la natura non può sopportare il peso di tante costruzioni, dovute non a necessità sociali ma a ragioni di mercato. L'ingegner Paolo Ammassati, responsabile dell'agenzia immobiliare «Costa Smeralda», non si arrende. Mi elenca una serie di meriti indubbi, come la pulizia e la manutenzione delle spiagge, come la depurazione delle acque. Tutti gli scarichi sono raccolti in impianti di trattamento, nascosti sulle colline. Una parte delle acque depurate va in mare, una parte viene utilizzata per irrigare il campo di golf, sorprendente ed estranea macchia di verde tenero tra Cala Volpe e il Golfo di Pevero. «Noi abbiamo bisogno che il mare sia assolutamente pulito. Gli scarichi delle costruzioni future verranno interamente riutilizzati per irrigazione». Tutto questo è degno di lode, come l'aver rinunciato a privatizzare le spiagge. Sono aperte al pubblico e gratuitamente non essendo impiantato alcuno stabilimento balneare. Ho verificato con puntiglio, passando dalla spiaggetta del lussuoso Hotel Pitrizza a Cala di Volpe, a Liscia Ruja. L'accesso al mare è libero con limitazioni per le automobili nel caso di Golfo Pevero. Famiglie sarde, milanesi, torinesi, straniere, piantano i loro ombrelli nella sabbia, fanno il pic-nic all'ombra dì pochi ginepri e olivastri, si arrostiscono al sole avendo spazi impensabili sulle spiagge liguri o romagnole. Nota di curiosità: il monokini è usato con disinvoltura anche dalle donne isolane, ormai fa parte di abitudini importate rapidamente. Yacht e golf Il programma di nuove costruzioni minaccia questo relativo equilibrio, toccando le località più delicate, comprese quelle assolutamente vergini. A Cala di Volpe, sul lato destro dell'insenatura, sono progettati un centro congressi per tremila persone, residenze per 450 mila me (equivalenti con approssimazione a 4500 vani), parcheggi, un centro commerciale, un albergo. Sempre sulla riva destra verranno costruite banchine con ormeggi per 70 barche. Oggi Cala di Volpe, pur avendo al centro il lussuoso albergo disegnato da Jacques Couelle come un falso fortilizio con aggiunta di ritagli pittoreschi, è allo stato di natura proprio sulla riva destra, coperta dalla macchia che sale sino alle colline. Intatto è l'anfiteatro del Golfo Pevero, gioiello della Costa Smeralda: il piano di ampliamento prevede una zona di maggiore densità proprio a monte della laguna. Altro progetto che lascia perplessi è quello di Cala Razza di Juncu, una insenatura a sud di Cala Volpe, oggi praticamente irraggiungibile. C'è uno stagno che verrà dragato e ampliato per ricavare un bacino interno con una serie di canali su cui sorgerà una cittadella lagunare simile a Port Grimaud. I residenti avranno il posto-barca sotto casa, almeno in parte (l'insieme delle abitazioni arriverà a 371 mila me). Il progetto, firmato da architetti nordamericani, comprende un albergo, uno yacht club, una zona commerciale e un campo di golf. Il piano regolatore privato che disciplina l'uso del territorio entro i confini della Costa Smeralda, prevede in più diverse zone ad alta densità ed estese «zone gialle» su cui sarà possibi¬ le costruire ville e villette avendo vasti appezzamenti verdi attorno. Per ora si tratta di progetti, in attesa dell'approvazione del Comune dì Arzachena e della Regione. La filosofia del Consorzio Costa Smeralda, che non agisce in proprio ma dirige e ispira gli associati (siano privati o società), è molto semplice: continuiamo come piace ai nostri clienti. Negata l'ipotesi di non costruire più, conservando vastissime zone vergini, il Consorzio si preoccupa soprattutto di assicurare l'immagine di un insieme gradevole per la vita di vacanza. C'è un regolamento edilizio che obbliga i costruttori a usare certi materiali (i tetti alla provenzale, il cotto, gli intonaci a calce) e certi colori per le facciate. Ogni progetto è sottoposto a un comitato di architetti; se approvato, il proprietario deve porre sul terreno le sagome in legno dell'edificio, lasciandole per tre mesi. Il risultato è quello che molti conoscono: uno scenario di ville e condomini che in qualche caso fanno pensare a presepi rosei (il colore dominante), comignoli conici e piramidali, abbondanza di porticati e cortili, muri e muretti di pietra locale che imitano con cura i modelli delle campagne sarde, mimetizzazione estesa grazie a rampicanti, siepi, macchie verdi. In più, trionfo del tondo (archi e archetti all'infinito). Esulterebbero gli architetti post-modem, come Paolo Portoghesi? Certamente inorridiscono i fedeli del movimento moderno. Ma la disputa sarebbe oziosa. L'osservatore si limita ad annotare che, tutto sommato, qui la vacanza trova ancora un ambiente naturale e costruito infinitamente più gradevole che in Riviera, in Versilia, in Romagna. Ma che succederà con quei 40 mila vanì in più? Mario Fazio Porto Cervo. 155 chilometri della Costa Smeralda sono dal '62 una riserva privata, ma l'accesso al mare è libero