Le romantiche nozze consolano Londra

Le romantiche nozze consolano Londra DOMANI CARLO E DIANA SPOSI: UN GIORNO DI FESTA NELLA DIFFICILE ESTATE INGLESE Le romantiche nozze consolano Londra Aiuteranno la signora Thatcher come la vittoria della squadra britannica ai mondiali di calcio nel '66 aiutò Harold Wilson? Certo giovano all'immagine della famiglia reale, ritornata popolarissima - Il principe potrebbe diventare nonno prima di ereditare il trono, tuttavia interpreta con estremo impegno la parte del futuro re - «Lady Di» si guadagnava da vivere lavorando Li accomunano un'infanzia affettivamente difficile, i non brillanti risultati scolastici, la passione per i bambini - I retroscena del loro amore - Che vita li attende dopo il matrimonio NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE LONDRA — Si incontrarono in un campo appena arato, come poi raccontarono al mondo. Lui, allora, s'accompagnava alla sorella maggiore di lei, ma si accorse subito di quella «svagata allegra e attraente sedicenne». Lei pensò che il suo principe era arrivato. £ che era «piuttosto sorprendente». Dovettero passare tre anni perché il ventunesimo principe di Galles si decidesse a sceglierla come nona principessa. Per tutto quel tempo, come gli anni prima, Carlo andò con un sacco di nobili bellezze, lasciandosi fotografare insieme con loro e permettendo pure che ci si speculasse su. Ma, a una a una, tutte lo piantarono per sposare qualcun altro. Carlo diventò cosi il più anziano principe di Galles scapolo della storia, a parte il suo immediato predecessore, il principe Edoardo, che lasciò il trono per la donna che amava. Quando infine, a febbraio, la notizia diventò ufficiale, il Paese si domandò come aveva fatto, Carlo, a interessarsi delle altre. Lady Diana Spencer, la prima ragazza inglese a sposare l'erede al trono negli ultimi trecento anni, è cresciuta a Sandringham, proprietà della Regina. La sua famiglia, come lo stesso Carlo ama spiegare in privato, è più inglese e più «reale» di quella del principe di Galles. La residenza dei suoi antenati nel Nothamptonshire è più grande delle dimore reali fuori Londra. E, particolare forse più importante, lei si è subito rivelata la perfetta principessa moderna. Il matrimonio si celebra in un periodo di austerità nazionale, come accadde ai genitori di lui. Ma, come Winston Churchill disse del fidanzamento di Elisabetta e Filippo, porta «uno sprazzo di colore sulla difficile strada che dobbiamo percorrere». Le cerimonie di questa settimana — perfino più sfolgoranti di quelle per il Giubileo della Regina, quattro anni fa — dimostrano che la monarchia inglese non è mai stata tanto popolare e salda. Solo una generazione fa, o poco più, l'abdicazione di Edoardo l'aveva messa in ginocchio. Secondo un sondaggio d'opinione del 1936, la metà abbondante della popolazione inglese pensava, allora, che fosse venuta l'occasione buona per abolirla; l'anno scorso, un sondaggio Marplan per la rivista Now! ha mostrato che l'86 per cento degli inglesi l'approvano «di tutto cuore». Lo straordinario ritorno in auge della famiglia reale, soprattutto negli ultimi cinque anni, è dovuto al senso del dovere del principe Carlo, ma anche alle accorte decisioni prese in suo nome dai genitori negli anni della sua minore età. Carlo è diventato erede al trono (e quindi Duca di Cornovaglia) a tre anni. Sua madre .divenne regina a ventisei, privata anzitempo non solo del padre ma anche della vita di famiglia, che aveva sperato di godersi ancora un po' d'anni. Elisabetta riuscì a convincere il primo ministro Churchill a rinviare di un'ora l'udienza settimanale, per poter restare più a lungo con i figli quando li metteva a letto. Ma la sua porta restò lo stesso troppe volte chiusa per loro. Carlo ha parlato della «sensazione di terribile inesorabilità» con cui si accorse di esser nato per diventare re, senza possibilità di scelta. «Non mi è mai riuscito di svegliarmi nella culla, una mattina, e gridare yippi!», ha raccontato. Uno degli aneddoti più noti sulla sua fanciullezza rievoca il giorno in cui chiese a un uomo, nei corridoi di palazzo reale, dove stesse andando. «Dalla regina», rispose quello. «E chi è?», do mandò il giovane principe «Ma vostra madre», disse l'uomo, e se ne pentì per sempre, vedendo il volto del bambino intristirsi e riempirsi di paura tanto che pensò: «Proprio co me se gli avessi svelato il segre to di Babbo Natale». Fin dall'inizio, Elisabetta e il marito decisero di risparmiare al figlio un'educazione formale per la carriera di monarca. La giovane regina era consapevole dell'inadeguatezza della propria formazione, affidata a precettori privati; lei aveva incontrato pochi ragazzi della sua età, e di rado si era spinta fuori delle residenze reali, finché riuscì a convincere il padre a farla entrare nel servizio ausiliario territoriale, durante la guerra. Carlo perciò, fu deciso, avrebbe frequentato scuole «normali» con ragazzi «normali». Può sembrare una decisione per niente rivoluzionaria, adesso; ma a quel tempo lo era. Nessun principe di Galles, prima di lui, era stato educato fuori della corte, e costretto a rifarsi il letto, pulirsi le scarpe vuotare la pattumiera della scuola. Nessun principe di Galles aveva rischiato l'imbarazzo di esami pubblici. Lasciata Hill House, a Londra, Carlo soggiornò a Cheam e Gordonstóun, finché vinse un posto al Trinity College di Cambridge, dove divenne il primo erede al trono britannico a ottenere una laurea. Un risultato, è rassicurante ricordarlo, non troppo brillante e in una disciplina non troppo impegnativa. Carlo è stato anche il primo principe di Galles a guidare una nazionale sportiva (la squadra giovanile inglese di polo), il primo a pilotare un jet supersonico e a lanciarsi col paracadute. Mentre andava sviluppando la sua immagine di «uomo d'azione», sembrava che ciò avvenisse a spese dei progressi intellettuali. I suoi amici, aristocratici e giocatori di polo, erano prima di tutto «sicuri», sostenitori dello status quo. Nessuno osava sfidarlo. Con una buona dose di iroi, le molte novità della sua educazione sono riuscite a fare di Carlo il principe di Galles più convenzionale dei tempi moderni. Ma Carlo è stato anche il primo principe di Galles in difficoltà nell'apprendimento del gallese. Il contrappunto al suo conservatorismo è un profondo senso del dovere, nato da un attento studio di predecessori e antenati, soprattutto Edoardo VII e Edoardo VTU. Pur mostrando una profonda simpatia per il dilemma del duca di Windsor, il suo giovane e serio successore si è chiuso ogni scappatoia per se stesso. Èrnie, principe di Galles, figlio di Vittoria e Alberto, ha fornito esempi perfino più efficaci. E' stato chiaro fin dalla nascita che Carlo, come Bertie, sarebbe diventato probabilmente nonno e sessantenne prima di ereditare il trono. Era forse Carlo destinato alla stessa sorte, gioco alcol donne, e a diventare una delle «canaglie» di società più note del suo tempo? La prospettiva di una nuova «situazione alla Edoardo VH»„ come la chiamò lei stessa, apparve a Elisabetta davvero poco divertente, come già alla sua bis bisnonna. La regina si assicurò che il figliolo ed erede avesse il più ampio accesso ai meccanismi costituzionali, fin dalla più tenera età. Quand'era ancora a Cambridge, Carlo riceveva già le consunte «scatole» rosse con dentro i documenti di Stato e di governo, mentre Vittoria impedì sempre a Bertie di occuparsi di politica. (E' interessante notare che fu proprio il bis bisnonno di Lady Diana, il quinto Earl Spencer, a cercare ripetutamente di convincere la regina a nominare il figlio Lord Luogotenente d'Irlanda. Dopo dieci anni di vane richieste, scrisse al segretario privato di Vittoria: «Ho voglia di buttare la spugna e ritirarmi tra i miei campi nel Nothamptonshire»). Mentre Vittoria rifiutò a Bertie perfino il permesso di incontrare uomini politici, Elisabetta nominò il figlio membro del Consiglio della Corona prima che compisse trent'anni, dandogli cosi la possibilità di parlare con politici di ogni tendenza in assoluta libertà. Tutto ciò ha persuaso Carlo a interpretare la «parte del futuro re» con estremo impegno, e a tenere in grandissima considerazione il suo poco invidiabile destino. Da storico dilettante, è ansioso di ritagliarsi la sua nicchia nella storia. Nello stesso tempo, sa bene che probabilmente passerà molti più anni da principe che da re, ed è consapevole delle restrizioni che gli sono imposte, così ben descritte dal Duca di Windsor, il grande zio «David», nelle sue memorie: «Un effetto del sistema, forse non ben compreso dal pubblico, è /"handicap dei principi: mentre sono obbligati a vivere e lavorare in una delle società più politiche del mondo, ci si aspetta che rimangano non solo al di sopra delle parti, ma che siano anche apolitici». Edoardo è ricordato per una famosa frase: «Bisogna fare qualcosa». Quando è Carlo a ripeterla, state certi che sarà di parola. L'attuale principe di Galles dedica la maggior parte del suo tempo a poco celebrate «occupazioni sociali», istituzioni benefiche che ha fondato lui o altre come la Royal Jubilee Trusts e la United World Colleges. E' comprensibilmente risentito perché l'immaginazione popolare lo dipinge sempre a cavallo (o mentre cade) quando invece lui ci passa una minima parte del suo tempo, piuttosto che al tavolo di lavoro, dove resta molto più a lungo. Ha deciso che la strada battuta dai futuri Edoardo VII e Edoardo Vili non fa per lui. Non l'ha scelto né cercato, questo incarico, ma ha deciso di vedere quali vantaggi può' portare alla sua gente. Una volta qualcuno disse a Lord Mountbatten che la fortuna di questo Paese è di avere un principe tanto coscienzioso. «Non è solo fortuna», rispose «zio Dickie». «E' un miracolo del sangue». Ora il Paese è stato testimone di un altro dei tanti «primati» di Carlo: è diventato il prime principe di Galles a non prendere in considerazione, e tanto meno accettare, un matrimonio imposto. Carlo e Diana si conoscevano appena quando il fidanzamento fu annunciato. Ma il loro è diventato, in fretta e in faccia a tutti, un incontro di cuore e di pensiero. Chi ha accompagnato il principe in Australia, lo scorso aprile, nel viaggio che l'ha tenuto lontano da Diana sei settimane, si è accorto che l'assenza della fidanzata lo rendeva ancora più innamorato di lei. Il Carlo di quei giorni era una versione fredda di se stesso, senza l'abituale vivacità, più sensibile del solito ai fastidi del viaggio. Più irritabile anche con gli amici giornalisti. Non vedeva l'ora di tornarsene a casa. A Lady Diana sono bastati pochi giorni per fare innamorare tutta l'Inghilterra. E' diventata popolare come il futuro marito. Non stonerebbe con la recente storia reale che fosse proprio la sposa a fornire l'immagine più straordinaria di questo matrimonio. Se Carlo ha un difetto oltre al suo innato conservatorismo, è che non si sforza molto di avvicinarsi alla sua generazione, che si accosta ai posti di potere con la stessa mancanza di rimorsi con cui lui si accosta al trono. Sondaggi d'opinione dimostrano che Carlo va a genio ai più giovani e ai più vecchi; consapevolmente, quasi con intenzione, adotta stile, maniere e abiti di gente più anziana, pur indulgendo alle volte a un umorismo goliardico, che dà un'impressione sbagliata della sua maturità intellettuale. Ci penserà Diana. La principessa non è solo l'invidia dei pari di Carlo, ma ha portato una ventata di giovinezza e di vigore. q janto mai necessari, nella vita di un uomo cresciuto in un mondo d'adulti, e adulti molto snob. «Mi manterrà giovane», ha detto di lei Carlo, e forse è una verit* più grande di quanto lui non si immagini. Appena ventenne, Lady Diana ha avuto una vita semplice e tranquilla: una sventura per quei giornalisti a caccia di sensazione su una tìpica ragazza della buona società. Educata, come ovvio, in scuole alla moda, si è distinta più per la buona volontà che per brillanti risultati; anche il fatto che abbia lasciato la scuola svizzera di perfezionamento dopo sole sei settimane non è un segno di trascorsi imbarazzanti, ma semplicemente di nostalgia di casa. E' sintomatico che abbia raggiunto il culmine della popolarità quando badava ai bambini di un asilo londinese; Diana conferma la reputazione che si è fatta Carlo, come membro più sensibile della famiglia reale. Tutti e due si inteneriscono molto alla vista di' un bambino. Lady Diana inoltre è la prima moglie di un erede al trono inglese a essersi guadagnata da vivere lavorando. I giornalisti hanno perciò dovuto rinvangare il divorzio dei genitori, e tutti i pittoreschi parenti d'acquisto avvicinatisi alla corte, per punzecchiare «Lady Di». Le sottigliezze costituzionali spesso non badano ai cambiamenti sociali; ma è caratteristico della nuova era di Elisabetta che il divorzio abbia potuto avvicinarsi al trono come mai dal tempo di Enrico VUL Diana aveva solo sei anni quando i genitori si divisero e litigarono due anni per ottenere la custodia dei figli. Sebbene abbia vissuto con il padre, è rimasta molto affezionata alla madre, ora signora Shand Kydd, nel cui rifugio australiano Diana si è precipitata quando i fotografi non le davano tregua. Come spesso accade nelle famiglie spezzate, la ragazzina scontrosa e irritabile si è trasformata in una donna fiera della sua indipendenza; come dimostra l'audace, profonda scollatura, così poco regale, che ha esibito nella sua prima uscita in pubblico dopo il fidanzamento. La stampa le attribuiva un carattere mite e di; messo, e la diceva piena d'amore devozione e obbedienza al suo principe: quell'abito è suonato una gran bella sfida. La sua educazione a contatto con la corte — i fratelli più •giovani di Carlo, Andrea e Edoardo, erano suoi compagni di gioco a Sandrongham — l'hanno preparata ai sacrifici che dovrà fare assumendo il nuovo, nobile ruolo. Un'assoluta perdita di privacy, di indipendenza, di libertà di muoversi a capriccio, di passare per la strada inosservata, di godersi tutte quelle libertà che rendono vivibile la vita d'ogni giorno a noi tutti. Ma, statene certi, avrà in cambio molti privilegi, rango e ricchezza, che renderebbero più vivibile la vita di noi tutti. Non dovrà mai preoccuparsi delle spese per l'educazione dei figli; non dovrà mai cambiare loro i pannolini o lavare l'auto la domenica mattina. Non le capiterà mai di smarrire i bagagli in aereo, i treni non le faranno perdere gli appuntamenti; ma pochissimi, forse, la invidiano davvero. Diana è entrata nella vita di Carlo nel momento in cui il principe correva il rischio di smarrirsi. La sua lunga ricerca di una moglie, soffocato nella scelta da mille obblighi, ne hanno disegnato un'immagine alle volte sconsolata e solitaria. Le frustrazioni, la noia, i tanti motivi di irritazione che gli riempiono la vita, sono spesso sottovalutati dai sudi futuri sudditi, e compresi fino in fondo solo dai genitori. Ora ha finalmente qualcuno della sua generazione con cui dividere ogni cosa. Diana porterà nell'affollata monotonia della sua vita quella gioia che cominciava a mancargli, e gli darà la possibilità di sottrarsi per un po' alla curiosità della gente, mentre i fratelli minori assumeranno ruoli più ufficiali. Entro un anno, non bisogna scordarselo, gli inglesi si aspetteranno che Diana resti incinta. E' tipico di questa tìmida giovane coppia, ma anche fonte della loro universale popolarità, aver mostrato tanta decisione nel fare di un matrimonio così «pubblico» un'occasione così intensamente «privata» per se stessi e le famiglie. Carlo e Diana hanno deciso da soli molti dettagli della cerimonia, spesso contro i rigidi suggerimenti degli esperti di protocollo. Il principe ha insistito per la cattedrale di San Paolo; per molte ragioni — per esempio la spiacevole associazione dell'Abbazia di Westminster con i funerali del prozio, l'anno scorso, e con il matrimonio dei genitori di Diana, nel 1954 —; ma soprattutto perché il matrimonio potesse essere anche una festa di musiche. «Posso si- stentare un paio di orchestre in San Paolo», ha detto Carlo tutto eccitato a un amico, un paio di mesi fa. «Eppure hanno cercato in ogni mòdo di farmi cambiare idea. Mi hanno detto che non era possibile schierare abbastanza soldati Ho risposto: "Bene, se non è possibile metterli in riga, metteteli da parte"». E' un buon segno della sua influenza su Carlo, e del ruolo che Carlo si prepara a esercitare sulla monarchia alle soglie del Ventunesimo Secolo, il fatto che Lady Diana abbia scelto, per l'abito da sposa, una coppia di sarti finora poco noti, invece di rivolgersi ai tradizionali fornitori di casa reale. Se, come sembra probabile, la principessa di Galles continuerà a portare abiti dei grandi magazzini, ingentiliti da quei ritocchi personali che sono diventati tanto familiari a tutti noi, darà — non è esagerato crederlo — il suo primo grosso contributo alla vita pubblica inglese. Anche la luna di miele «in economia» è stata una decisione conveniente, di questi tempi duri. Oggi anche gli abitanti dei Paesi oltrecortina sono presi dalla magia della monarchia, affascinati quanto noi da questa impenetrabile istituzione, il primo matrimonio di un principe di Galles dal 1863 è la più grande festa per Londra, il Paese e il Commonwealth dopo l'incoronazione del 1953. E certo il governo della signora Thatcher ne sarà aiutato, in quella che si sta rivelando una lunga, calda estate; come Arold Wilson fu aiutato dalla vittoria nella Coppa del mondo di calcio nel 1966. La coppia, è innegabile, esercita un gran fascino sugli inglesi. Ma per scoprire una causa più profonda di quel che sta accadendo nel Paese, qualcosa che comincia a emergere dall'inconscio collettivo e commuove anche gli uomini più rudi, è meglio rivolgersi, come al solito, a Walter Bagehot, il Confucio della monarchia britannica. Ha detto Bagehot: «Il matrimonio di un principe è l'edizione di lusso di un fatto universale E' per questo che affascina l'umanità». Anthony Holden Copyright Tmict Newxpapm per l'I Lilia di *La Stampa» r Londra. Un cocchio del corteo nuziale durante le prove del percorso, nei pressi di Trafalgar Square (Tel