Sui libri

Sui libri Sui libri Recandosi da Lippe aveva quasi sempre un libro sotto il braccio, nascosto in un pacco di giornali, da leggere prima e dopo il gigot. Mitterrand si sposta di rado senza un libro. Durante la campagna elettorale alternava l'ultimo romanzo della Sagan con l'ultima opera di Julien Gracq, che è come passare dalla panna montata ^Chantilly) a un sorbetto prelibato. Il nostro presidente del Consiglio, Spadolini, ha raccontato che a Ottawa il presidente francese leggeva un vo¬ lume della Plèiade. E come molti buoni scrittori sente il bisogno di annotare le impressioni della giornata su un pezzo di carta qualsiasi, su una busta o sul risvolto di un giornale. Non tiene un vero e proprio diario ma qualcosa dei genere. Dopo la sfortunata campagna elettorale del '74 pubblicò uno dei suoi migliori libri. C'è da aspettarsi qualcosa di simile alla fine del settennio presidenziale. Con gli amici, Mitterrand parla spesso di letteratura: e questi amici se li è portati al palazzo dell'Eliseo. Lo scrittore Paul Guimard, autore di buoni libri puliti, è il suo consigliere per la cultura. Ma il consigliere speciale Jacques Attali, personaggio eclettico e ricco di idee, che occupa l'ufficio accanto a quello del presidente, è senz'altro l'interlocutore più assiduo, in grado di passare con disinvoltura dall'economia alla musica, dalla politica alla letteratura. Si sono insediati all'Eliseo anche lo storico Claude Manceron e Règis Debray, da tempo non più rivoluzionario ma pamphlettista e romanziere. Sono stati probabilmente questi personaggi a organizzare il primo pranzo presi- denziale riservato agli intellettuali. Jean-Francois Kahn, direttore delle Nouvelles Littéraires, buon conoscitore della mensa dell'Eliseo, essendo stato invitato anche alla tavola di Pompidou e di Giscard, ha rilevato alcune singolarità, anzitutto nella scelta dei commensali e nello stile gastronomico. Mitterrand ha escluso dagli inviti i nuovi filosofi, ai quali Giscard dedicava un'attenzione particolare. Ha altresì escluso la nuova cucina sfuggendo alla non sempre positiva influenza di Gault e Millau, gastronomi inclini ai patés e ai pesci semicrudi. Giscard era sensibile allu moda e nel menù riservato agli intellettuali, con i quali ebbe in verità scarsa fortuna, c'era quasi sempre, appunto, un pesce poco cotto. Pompidou, ben ancorato alla Francia profonda, faceva servire trippa alla moda di Coen o petits salés con lenticchie. Mitterrand ha riportato saggiamente la cucina dell'Eliseo allo stile classico del grande Escoffier, creatore di numerose, distinte, sofisticate e sicure pietanze della borghesia francese. Ma non si pensi che l'esclusione dei nuovi filosofi e della nuova cucina dall'Eliseo sia il sintomo di una idiosincrasia per il .nuovo, in generale. Mitterrand conosce troppo bene e cita troppo spesso il Dictionnaire des idées recues (dei luoghi comuni) di Flaubert, per respingere in blocco la nostra epoca, per deplorare i difetti del presente ed esaltare troppo i pregi del passato. Alla voce La nostra epoca, Flaubert scriveva: «Tuonare contro di essa. Lamentarsi perché non è poetica. Chiamarla l'epoca della transizione e della decadenza». Mitterrand non commette questo errore. Alla sua tavola c'era anche Gilles Deleuze, che pochi mesi prima delle elezioni si era dichiarato in favore della candidatura del comico Coluche, con l'intenzione di coprir di ridicolo gli uomini politici tradizionali, Mitterrand compreso. Mitterrand ha una memoria robusta ma è indulgente con gli intellettuali. La cultura, quella vera, esclude le vendette. Il 14 luglio, festa della presa della Bastiglia, ha insignito lo stalinista Louis Aragon della Legion d'Onore. Non ha dato la decorazione napoleonica al .complice, di Marchais, ma ad uno dei rari sopravvissuti della grande generazione surrealista. Con lo stesso spirito ha invitato il dissacrante filosofo Deleuze. dente socialista ha affidato il ministero della Cultura, che De Gaulle affidò all'autore della Condizione umana. Lang non ha l'autorevolezza del suo celebre predecessore, né il genio. Ma ha il dinamismo, la voglia di fare, alcuni temono di strafare. De Gaulle delegò a Malraux la repubblica delle arti e delle lettere, con la quale aveva scarsa dimestichezza.

Luoghi citati: Francia, Ottawa