C'è anche un «kit» per riparare in mare la barca di vetroresina di Paolo Bertoldi
C'è anche un «kit» per riparare in mare la barca di vetroresina Qualche piccola dotazione di bordo per navigare più tranquillamente C'è anche un «kit» per riparare in mare la barca di vetroresina Prima dì uscire al largo è buona norma chiedere telefonicamente le previsioni del tempo Nei giorni scorsi il mare ha impartito severe lezioni. Mentre sui monti sopra Genova cadeva qualche fiocco di neve, le acque di colpo si increspavano e il vento ululava in raffiche rabbiose. Tutto all'improvviso. Non c'è da spaventarsi: fa parte delle regole di un gioco che se affrontato con carte buone non ha perdenti. Il jolly è la prudenza. Non quella di stare a dieci metri magari da una costa rocciosa, ma di avere a bordo quanto l'esperienza consiglia. Ovviamente, prima di una crociera anche di poche ore, è saggio conoscere il bollettino meteo. Per quanto riguarda la Riviera di Ponente siamo convinti ammiratori del telefono 010/5605. Dà previsioni affidabili nell'arco di dodici ore. Se prevede «possibilità di temporali» meglio rimanere all'ormeggio, ad evitare possibili patemi d'animo. Nella scorsa estate con circa mille miglia di rotte costiere il bollettino non ci ha mai deluso. Fatta questa premessa, sarà bene ricordare altre norme elementari contro spiacevoli contrattempi. Chi, ad esempio, parte senza una girante della pompa dell'acqua non avrà nessuna grana con mare piatto, perché in ogni caso raggiungerà a remi un riparo. I guai incominciano quando si va alla ricerca dei pezzi di ricambio per il fuoribordo. «La girante — dice Porporino, uno dei migliori esperti di nautica a motore, — è un ventolino generalmente di neiprene. Aspira l'acqua dal mare e la immette nel circuito di raffreddamento. Costa dalle cinque alle ventimila lire. Averne una di ricambio evita di sciupare preziosi giorni di ferie in sosta forzata. Lo stesso vale per una guarnigione della testa del motore, diecimila lire ben spese-. Questo per la massa dei naviganti, in genere poco abili nelle riparazioni. In ogni caso è bene avere a bordo, e saperle usare, una chiave apricandele e relative candele. Per i pessimisti esiste anche un kit di riparazioni di emergenza per vetroresina. Si tratta di stucco con paglia di vetro ed induritore (lire quindicimila). Se il barchino si scassa contro uno scoglio il rimedio pronto. Delle varie dotazioni di sicurezza obbligatorie sarà utile soprattutto controllare, oltre ai remi o pagaie, i razzi, un giubbotto per ogni persona •che sale a bordo e il salvagente anulare con una cima di circa trenta metri, saldamente fissata ad una estremità ed in chiaro (cioè non aggrovigliata: si lancia il salvagente e la corda si dipana senza intoppi fino a raggiungere chi è caduto in acqua). Anche l'ancora è utile. Se il motore si ferma la si getta e si può attendere tranquilli per il tempo della riparazione o per l'arrivo degli aiuti. La legge non lo prescrive, ma sono consigliabili anche uno specchietto per segnala¬ zioni — se c'è donna con borsetta a bordo, il problema non esiste —e l'ancora galleggiante, che in casi di necessità tiene la prua all'onda. Anche una corda d'avviamento di emergenza per far partire il fuoribordo deve essere pronta a sostituire quella regolare in caso di rottura. Infine, è quasi umoristico dirlo, ma molti se ne dimenticano, controllare il livello del carburante. Il consumo di un fuoribordo è di 300 grammi circa per cavallo/ora. Un quindici cavalli, ad esempio, consuma 4,5 litri di miscela per ogni ora di navigazione. Un entrobordo «beve» di meno: 200 grammi per Hp/ora, quattro litri per un venti cavalli. Tenere conto, quindi, dei tempi di percorrenza sia all'andata che al ritorno, calcolando anche che venti o correnti contrari aumentano i consumi anche del venti per cento. In mare non esistono stazioni di rifornimento. Con qualche attenzione si parte e si arriva tranquilli. Paolo Bertoldi di
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