«La donna in Urss è capofamiglia» di Lia Wainstein

«La donna in Urss è capofamiglia» PARLA UNA FEMMINISTA SOVIETICA «La donna in Urss è capofamiglia» ROMA — Dopo l'espulsione dall'Urss, Sofja Arnoldovna Sokolova. una delle più attive femministe russe, ha trascorso sei mesi in Italia, tenendo conferenze in molte città e visitando i musei. Questa donna bruna, espansiva, nata a Kiev — lì e rimasta la madre ottantenne — ha maturato il suo atteggiamento attuale attraverso una serie di amare esperienze. -Lavoravo come ingegnere radiotecnico in un istituto segreto con le guardie alla porta-, ci racconta prima della partenza per Parigi. Poi, a causa di una mia distrazione, mi fu proibito l'accesso ai documenti riservati. Decisi allora di rinunciare alla carriera e di contentarmi di un lavoro più modesto-. Motivo della svolta determinante fu il figlio Andrej (ora uno studente di fisica ventenne, anch'egli emigrato) quando si trattò di mandarlo a scuola: «Non sapendo con chi lasciarlo mentre ero fuori oltre alle otto ore di lavoro, dovevo fare le file per la spesa — capii che bisognava sacrificare la mia professione e cercare un guadagno qualsiasi. A un tratto, mi sentii quasi felice e cominciai a scrivere dei racconti, dei saggi, dei testi teatrali-. Seguì un'altra, non meno significativa. liberazione. L'attività della Sokolova e delle sue amiche femministe non era sfuggita al Kgb, che tosto iniziò le repressioni: «La prima volta fui molto spaventata, ma poi, afferma la.Sokolova. ondano agli interrogatori come a un grande gioco. Se perdevo, avrei perso la libertà. Il teatro mi piace, qui mi trovavo in scena e tentavo di essere l'unico autore. I miei avversari dicevano che ero una persona imprevedibile-. E sua convinzione, ormai, che chiunque in Urss si può rendere indipendente a patto di liberarsi dalla paura delle autorità, di rinunciare alla ricerca del benessere materiale e alla carriera. -Certo, la donna fa dei lavori più umili e comunque non può andare oltre un determinato limite, dice la Sokolova, ma è meglio che direttore di una fabbrica sovietica sia un uomo, tanti sono i grattacapi e gli inevitabili compromessiHa formulato alcune sue opinioni nel vivace articolo intitolato Le sexe faible? Oui, les hommes.', uscito da poco nella rivista del club femminista Maria di Leningrado, di cui è redattrice insieme con Julia Voznesenskaja, Tatiana Goriceva e Natalia Malachovskaja (Maria, edizione francese Des femmes, Parigi, pag. 207). Secondo la sua tesi, l'uomo, nella società sovietica, si trova in una situazione disperata, poiché, se non è un arrivista privo di scrupoli o un opportunista, non ha la possibilità di affermarsi e è ridotto a • semplice rotella nella macchina dello Stato-. La sua umiliazione è accresciuta dal fatto che lo stipendio non basta per mantenere la moglie e un figlio, mentre per procurar loro una casa l'uomo deve ricorrere ai propri genitori. E' quindi demoralizzato e diventa, come l'80 per cento della popolazione maschile in Urss, una vittima dell'alcolismo. Vero capofamiglia è paradossalmente la donna, che può realizzarsi, almeno in parte, nella maternità, una prerogativa di cui nessuna rivoluzione è riuscita a privarla, consentendole -di non spezzarsi e di arricchirsi sul piano intellettuale, morale e affettivo-. Questa valutazione, che in sostanza si ricollega a giudizi già espressi su vari personaggi della letteratura ottocentesca russa, per esempio su quelli di Turgenev, riecheggia in altri contributi di Maria. Quando la raccolta circolò nel samizdat — spiega la poetessa Julia Voznesen skaja — suscitò interesse tra gli uomini, ma sconcertò le donne democratiche « trasformate, come gli uomini, in rivoluzionari inflessibili, senza diritto, perciò, a una vita perso naie-. Vi è perfino chi (come rivela l'inchiesta svolta presso le re dattrici di Maria della rivista francese L'Alternative) con stata una -femminizzazionedell'uomo, dovuta a un senso di frustrazione e a un'educazione familiare inadeguata, spesso impartita dalla sola madre. La donna intanto, costretta a lavorare fuori di casa e scoprendo che la creazione autentica le rimane preclusa, reagisce mettendosi a distruggere. Tormenta se stessa e gli altri, diventa -un'orribile creatura asessuata, priva di tenerezza... nei suoi occhi luccica una gioia malvagia che nasconde la sua sofferenza inconsapevole-. Lia Wainstein

Persone citate: Julia Voznesenskaja, Natalia Malachovskaja, Sokolova, Tatiana Goriceva, Turgenev

Luoghi citati: Italia, Kiev, Leningrado, Parigi, Roma, Urss