Metano, ricchezza della terra ma non scordiamo sole e vento

Metano, ricchezza della terra ma non scordiamo sole e vento Metano, ricchezza della terra ma non scordiamo sole e vento Sul versante cesenate dell'Appennino Tosco-Romagnolo, al Passo Usi Mondrioli, una famiglia di agricoltori riceve l'energia elettrica per le sue necessità dal sole e dal vento. E' un impianto sperimentale che i'istituto Lamel del Cnr ha costruito su richiesta di quella Comunità montana e con l'Intervento della Regione Emilia-Romagna. Serve per una famiglia, ma ha anche finalità di studio per un futuro che si spera prossimo. A 900 metri di quota c'è vento in abbondanza nelle stagioni autunno-invernali e sole cocente d'estate: era il caso di provare qualcosa di nuovo per questa casa colonica isolata. L'allacciamento alle normali linee elettriche avrebbe richiesto una spesa di 100 milioni. Il generatore eolico a elica bipala di 3 metri e 40 centimetri di diametro con potenza di 2 kW e mezzo e il generatore fotovoltaico costruito da 18 serie di 4 pannelli collegati in parallelo, della potenza complessiva di 1,4 kW, sono costati con tutta l'attrezzatura per l'uso 30 milioni. ' Effetto fotovoltaico significa la capacità di trasformare direttamente la luce del sole in energia elettrica. Ce l'hanno queste piastrine di silicio sulle quali l'Istituto Lamel studia da tempo. Ma costano ancora care. Il 5 marzo di quest'anno, a Bologna, si è tenuto un convegno sull'argomento, sulla possibilità di ulteriore e più massiccio sfruttamento. •Ai costi attuali — ha detto l'ing. Taschini dell'Enel—che sono di 10 milioni per kW di potenza e con le garanzie di soli 5 anni di vita dei moduli, il costo dell'energia ottenuta per conversione fotovoltaica è di 1500 lire il kW/h. Qualora tuttavia il costo dei moduli fotovoltaici scendesse a 3 milioni per kW e la vita media garantita si elevasse a 10 anni, l'uso di moduli fotovoltaici potrebbe divenire attraente». Ma attraente già lo è stato nel caso specifico perché 30 milioni non sono cento e il direttore del Lamel, prof. Nobili, nella stessa giornata di studio, ha potuto, illustrando l'esperienza, affermare: «Nel prossimo decennio e cioè nella fase di maturazione della tecnica fotovoltaica, l'importanza di questa fonte apparirà chiara non tanto per l'apporto energetico che pure potrà risultare significativo, ma piuttosto per la sua attitudine a contribuire positivamente alla soluzione di importanti problemi di comunicazione, di sicurezza, di distribuzione territorriale e di recupero agricolo delle aree marginali'. Quelle nelle quali non arriva energia né sotto forma di elettricità né sotto forma di metano. Ecco: il metano. L'EmiliaRomagna è la regione più metanizzata d'Italia. li metano copre il 40 per cento del consumi energetici e arriva al 90 per cento delle famiglie. La sola Azienda municipale del Comune di Modena, che gestisce elettricità, trasporti, acqua e gas, ne ha erogati l'anno scorso 100 milioni di metri cubi. 'Potremo incrementare — dice l'ing. Piloni, dirigente del servizio progetti —ma la Snam non ce ne fornisce di piii. Anzi, quest'inverno, abbiamo avuto momenti di crisi con richieste di ridurre i prelievi'. Non potendo dare di più, l'Amcm ha pensato di aiutare 1 cittadini a risparmiare. E lo fa mediante un servizio di assistenza all'utente, finalizzato al corretto utilizzo degli impianti, «r/n imo corretto e una buona manutenzione sono decisivi per un risparmio energetico, che può arrivare anche al 10 per cento». Certo che un buon risparmio energetico si potrebbe ottenere se gli autobus di città — e non dico in Emilia, ma in tutta Italia — potessero da un giorno all'altro funzionare a metano anzicM i gasolio o benzina. E' una proposta lanciata a Torino nel convegno del 1979 sull'energia, dal presidente della Federaletano, Paolo Vettori, il quale ricordò che «nel solo 1978 gli automobilisti utenti del metano hanno fatto risparmiare oltre 250 mila tonnellate di benzina: Un'idea: le Regioni farebbero bene a pensarci un pochino. Tornando al metano, non bisogna dimenticare che l'Emilia-Romagna è forte produttrice di questo idrocarburo: quasi il 70 per cento di tut¬ ta la produzione metanifera nazionale nasce qui. E ci sono, sulla collina, pozzi che rendono poco perché, dice l'assessore regionale all'energia, «sono male sfruttati per mancanza di investimenti da parte delle aziende private concessionarie dei permessi: Sono risorse da valorizzare in altro modo, come sono da valorizzare, magari con nuovi sondaggi e nuove ricerche, • pozzi petroliferi e metaniferi specie nell'area costiera». Ma 'prima di rilasciare t permeisi sarà opportuno valutare anche l'impatto ambientale». A proposito di questo impatto eccoci al carbone. La proposta di una centrale di questo tipo a Ravenna è. da considerare molto attentamente. 'Potrebbe significare la distruzione della città» dice Severi, ma non rifiuta il dialogo col governo. «Però — afferma — la prospettiva di un notevole ricorso al carbone quale fonte sostitutiva del petrolio per la produzione di ener¬ gia elettrica e per particolari insediamenti produttivi (cementifici, fonderie, laterizi, ecc.) è da considerare su scala nazionale, non locale. Perché le stime dicono che il consumo nazionale passerebbe dagli attuali 17 milioni di tonnellate annue, a 29 milioni nel 1985 e a 59 nel 1990. E non è il caso — aggiunge — di dilungarsi sui problemi che una tale prospettiva apre: come reperimento della quantità, la movimentazione, navi di stazza adeguata, porti, depositi costieri, ruolo da assegnare agli Enti locali, programmi e investimenti». Sono problemi reali che per quanto riguarda l'Emilia-Romagna sarebbero non indifferenti: 'Secondo un calcolo approssimativo, il consumo di carbone a livello regionale potrebbe salire a 500 mila tonnellate nel 1985 e ad alcuni milioni l'anno a partire dal 1990: Con, in aggiunta a tutto, il problema delle scorie. jr.s.

Persone citate: Paolo Vettori, Piloni, Severi, Tosco