Arduo nazionalizzare imprese controllate da Usa e Germania di Bernardo Valli

Arduo nazionalizzare imprese controllate da Usa e Germania Il primo scoglio per la Francia socialista di Mitterrand Arduo nazionalizzare imprese controllate da Usa e Germania I problemi più spinosi si pongono con il colosso chimico Roussel-Uclaf (della tedesca Hoechst) e con quello elettronico LT.T.-Frarace (dell'americana I.T.T.) - Anche per le banche, come la Paribas, situazioni delicate: si rischia di urtare gli arabi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Il socialismo del «terzo tipo» — Maurice Duverger chiama cosi il mitterrandismo, per distinguerlo dalla socialdemocrazia e dal socialismo «reale» — si sta incagliando su una delle riforme più qualificanti e importanti della legislatura appena cominciata: le nazionalizzazioni. Questa operazione, tendente a fornire ai pianificatori parigini strumenti efficaci senza compromettere l'economia di mercato, si sta rivelando più difficile del previsto. Il primo ministro Pierre Mauroy aveva annunciato la settimana scorsa, davanti all'Assemblea Nazionale, tempi molto stretti nella realizzazione: le maggiori banche private e gli undici gruppi industriali, elencati nel programma socialista, sarebbero dovuti passare sotto il controllo pubblico al più presto, in gran parte durante la sessione parlamentare d'autunno. Ma alla prima riunione della commissione interministeriale incaricata della questione si è riacceso il dibattito tra moderati e massimalisti, non tanto sul principio, ormai accettato da tutti i membri del governo, quanto sui metodi e i ritmi. Le difficoltà affiorate sono anzitutto tecniche. Come assorbire ad esempio i grandi gruppi multinazionali, in cui la partecipazione straniera è maggioritaria? Il problema riguarda due colossi, uno dell'industria chimica, RousselUclaf, l'altro dell'industria elettronica, la I.T.T.-Prance. La prima, la Roussel-Uclaf (con una cifra d'affari superiore a un miliardo di dollari) è controllata dalla società tedesca Hoechst, la seconda, la I.T.T.-Prance (con una cifra d'affari leggermente inferiore) è controllata dall'americana I.T.T. Il governo si è impegnato a rispettare le quote straniere o a rimborsarle se gli interessati lo desiderano. Non poteva fare altrimenti. Resta però da studiare come comportarsi nel caso tedeschi e americani decidessero di conservare i loro pacchetti d'azioni maggioritari. Può restare lo Stato francese con una quota minoritaria in una società straniera? A che cosa servirebbe in questo caso la nazionalizzazione, dal momento che i pianificatori parigini non potrebbero applicare i loro programmi? Altro problema, molto simile, è costituito dalla C.I.I.-Honeywell-Bull (con. una cifra d'affari di circa un miliardo e mezzo di dollari), di cui l'omonima società americana detiene il 47 per cento delle azioni. In Francia questo gruppo è il numero uno nel campo dell'informatica. Inoltre, come nei casi precedenti, la branca francese della C.I.I.Honeywell-Bull riceve buona parte della tecnologia necessaria dagli Stati Uniti. Il socialismo del «terzo tipo» è insomma inciampato nelle multinazionali. Da qui le esitazioni del governo e il riaffiorare dei ministri moderati, che tendono ad allungare i tempi dell'operazione e se possibile a evitare le nazionalizzazioni delle industrie più impegnative, più difficili comunque da trasferire nel settore pubblico. I tre grandi gruppi a partecipazione maggioritaria tedesca e americana restano nel programma, ma, come il primo ministro ha precisato durante un dibatti¬ to televisivo, saranno oggetto di negoziati con gli azionisti d'oltre-Atlantico e d'ojtreReno. Nel riferire ampiamente le incertezze sorte nel governo, il quotidiano Le Matin (filosocialista), riporta la frase di Mauroy circa i tre gruppi: «iVon ho detto naztonaltzztamo, ho detto trattiamo». Problemi diplomatici evidenti impongono al primo ministro una grande prudenza. Ed è una cautela che non tiene conto soltanto dei gruppi americani e tedeschi. La nazionalizzazione delle maggio- ri banche parigine d'affari, le quali hanno ramificazioni in altri Paesi, rischia di urtare la suscettibilità degli arabi, clienti concupiti anche dalla Francia socialista. La Paribas, ad esempio, ha cinque importanti filiali nel Golfo Persico: e si teme che gli sceicchi del petrolio esitino ad affidare i loro capitali a istituti controllati da uno Stato gestito dai socialisti. Le Matin sostiene che più il governo si addentra nei meccanismi delle nazionalizzazioni, più alcuni ministri si interrogano sulle dimensioni da dare al settore pubblico. Affiorano appunto esitazioni e si moltiplicano le dichiarazioni contraddittorie. Non è ancora chiaro, tra l'altro, come saranno indennizzati gli azionisti. La tattica che verrà seguita sarà quella di accelerare le nazionalizzazioni più semplici (riguardanti 1 gruppi industriali francesi) per poi poter prendere tempo, rinviando quelle più spinose. Bernardo Valli

Persone citate: Maurice Duverger, Mauroy, Mitterrand, Pierre Mauroy

Luoghi citati: Francia, Germania, Parigi, Stati Uniti, Usa