Tornano le aquile sul Monte Baldo

Tornano le aquile sul Monte Baldo Nello sterminato orto botanico naturale che si estende da Trento a Verona Tornano le aquile sul Monte Baldo Questi uccelli predatori erano scomparsi da anni: con l'immissione delle marmotte della Valle d'Aosta (loro cibo preferito) hanno fatto la riapparizione sulle cime delle Prealpi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VERONA — L'aquila è tornata sul Monte Baldo, il grande comprensorio considerato l'orto botanico naturale dell'area di confine tra l'Europa continentale e quella mediterranea che si trova nelle province di Trento e di Verona. Il ritorno dell'aquila non è fatto di poco rilievo. I predatori erano infatti scomparsi da parecchi anni da quest'oasi unica della flora e della fauna. Perché — è stato spiegato dagli esperti — non c'erano più le marmotte, che costituiscono l'alimento nobile per tutti i predatori, e cosi era saltato l'equilibrio naturale. Le marmotte sono ora tornate e cosi si è rivista l'aquila scesa dall'Adamello a volteggiare sulle cime sopra i rifugi. L'hanno individuata anche durante passeggiate da Malcesine, quindi dal lago di Garda verso le cime del Baldo. •Il ritorno della marmotta —spiega l'assessore all'Ecologia della Provincia di Verona, Salardi — non è un fatto spontaneo. L'abbiamo voluta noi per ricreare l'ambiente. Perché sapevamo anche che con la marmotta sarebbero tornati i predatori, e in particolare l'aquila». L'immissione delle marmotte risale a pochi mesi fa. E' stata possibile con un accordo con la Regione Valle d'Aosta e il Comitato caccia valdostano. La Provincia di Verona ha fornito i galli cedroni del suo allevamento sui monti Lessini in cambio delle marmotte che, evidentemente, in Valle d'Aosta sono in numero eccessivo. 'Il successo — ricorda il prof. Valdis Salardi — è stato pieno perché la marmotta ha trovato sul Baldo il suo ambiente naturale, e così si è perfettamente adattata e ora possiamo constatarlo attraverso il ritorno dell'aquila. Il problema che rimane da definire è quello della conservazione di questa oasi unica». La Provincia di Verona si sta muovendo anche con la realizzazione di una pianta delle fonti di inquinamento di tutto il territorio provinciale per individuarne non solo l'origine ma anche il significato economico e quindi possibili correttivi. Ma l'impegno sotto l'aspetto naturalistico-ecologico non si ferma a questa attività. «Dobbiamo valorizzare — spiega Salardi — una delle catene più belle delle nostre Prealpi, quella del Carega. Per questo awieremo a breve il lancio dei tetraonidi a partire dal galle cedrone e dal forcello che alleviamo a Bosco Chiesanuova. Poi toccherà alla pernice rossa e al francolino di monte. Stiamo sperimentando anche l'allevamento di lepri. Oggi una lepre ci costa, acquistata in Cecoslovacchia, anche centomila lire. E per di più ci inviano un maschio e una femmina. Abbiamo proposto alla Regione di concederci la realizzazione di una zona dì protezione sul Monte Carega, in modo da poter riportare gli animali che stavano scomparendo e pei metterne la riproduzione spontanea e la vita». Un altro intervento riguarda la palude del Busatello, al confine tra Verona e Mantova, preziosa oasi dove — oltre ai pesci — ci sono quasi ottanta specie di animali stanziali e di passo tra i più rari in Italia, provenienti da tutta Europa e dall'Africa che stanno rischiando di non trovarvi più l'ambiente idoneo per una sosta e per la sopravvivenza. Tanto che la Provincia di Mantova, che ha una piccola quota dell'oasi, ha già deciso di adottare precisi vincoli. Ora si muove anche la Provincia di Verona. «La nostra iniziativa — ricorda Salardi — riguarda innanzi tutto il divieto di caccia. Inoltre intendiamo realizzare un'oasi protetta perché tutti gli animali stanziali e di passo vi possano tranquillamente vivere. Ma il concetto è sempre quello: le oasi vanno benissimo, però devono essere messe a disposizione della gente». Franco Buffo

Persone citate: Baldo, Carega