Ai funerali del piccolo Alfredo commozione e scene isteriche di Liliana Madeo

Ai funerali del piccolo Alfredo commozione e scene isteriche Roma: applausi, spintoni, singhiozzi e lancio di fiori Ai funerali del piccolo Alfredo commozione e scene isteriche Un'immensa folla ha assediato la basilica di San Lorenzo fuori le Mura - Migliaia di mani protese per toccare la piccola bara bianca - Cera anche Perdili e sul nastro della sua corona «Sandro al piccolo Alfredino» - Presente anche il vigile Nando e gli altri giovani che tentarono di salvare il bambino ROMA — Anche l'estremo saluto reso ad Alfredo Rampi, con la cerimonia funebre celebrata ieri mattina nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, non è stato accompagnato da quel riguardo e raccoglimento che davanti ad un evento di morte sono doverosi. Applausi, spintoni, incitamenti, voci alte, flashes, dita puntate, telecamere, singhiozzi, pianti, fiori lanciati in aria: i funerali a questo bambino di sei anni, morto un mese fa dopo una straziante agonia seguita in diretta da milioni di telespettatori, si sono trasformati in un terribile happening in cui si son mescolati autentica emozione e smodata curiosità, impietosa voracità del «personaggio» e umiliato strazio, gli eccessi di un fenomeno di isteria collettiva e 1 segni di un grosso ri tuale liberatorio. Già dalla sera precedente l'istituto di medicina legale era stato preso d'assalto da una folla commossa e inferocita. «£' nostro diritto vedere Alfredino/ Dovete farcelo vedere, altrimenti vuol dire che dentro quella bara non c'è lui, ma un bambolotto, un bel niente!' urlavano dietro cancelli. I funerali erano stati fissati per le 11 di ieri matti' na. Alle 9, il piazzale del Veranò era già pieno. Un imponente servizio d'ordine controllava il traffico e l'accesso all'obitorio. Ancora grida, tentativi per entrare. Fra la folla circolavano foto di Alfredo, fotocopie di un sonetto in romanesco composto in suo onore e contro la tv. Ininterrotto il flusso delle corone di fiori, di bambini persone semplici che portavano in mano un fiore solo o un piccolo mazzo. Attraverso le sbarre del cancello, un agente di polizia li raccoglieva e andava a deporti davanti alla cappella. Dietro il portone scuro c'era la_ piccola bara di acero bianco. Soltanto per un poco, per far entrare un gruppo di donne del quartiere, la cappella è stata aperta. Da un'altra parte erano entrati i genitori di Alfredo, vestiti tutti di nero, sconvolti, oppressi dal lutto che li ha colpiti e da quanto stavano per affrontare, amareggiati per non essere riusciti ad avere funerali privati come avevano desiderato. La basilica si andava intanto riempiendo. Da tutta Roma arrivavano i vigili del fuoco, sia quelli che avevano prestato la loro opera a Vermicino sia quanti non erano stati materialmente in grado di farlo. Gli uomini dei servizi di sicurezza controllavano l'interno della chiesa, in previsione dell'arrivo del presidente Pertini. Alla spicciolata andavano a prendere i loro posti, alla destra dell'altare, la mamma e il papà di Alfredo, gli zii e la nonna, il comandante dei vigili del fuoco, ing. Pastorelli, e i vigili che in quei giorni di Vermicino si prodigarono fino allo stremo, Nando con la moglie, Maurizio, Mario, e Donato lo speleologo di Avezzano che per ultimo tentò il recupero del bimbo. Poco prima delle 11, portata a braccia, la piccola bara è uscita dall'obitorio. Il primo applauso si è levato, echeggiando per tutta la piazza. Una selva di mani si è protesa per toccare il legno bianco. Una pioggia di fiori gli è caduta sopra. Dietro, un corteo interminabile di corone: da anonimi cittadini, dalla -banda dei Tir., dai detenuti di Rebibbia e del carcere di Lucca, da «tutti i papà del mondo», dai «bambini di Catania», da cittadini di Birmingham. I singhiozzi si facevano acuti. Le invocazioni ad Alfredo concitate. H flusso dell'emotività rimaneva lo stesso, passando dall'esterno all'interno della basilica. Qui, anzi, lo spettacolo si arricchiva per la presenza dei personaggi noti, da additare, spintonare, riconoscere. «Bravo, Angelo bravo! è stato il grido, accompagnato da un fragoroso applauso, con cui è stato accolto l'ingresso di Angelo Licheri, l'altro volontario che inutilmente tentò di soccorrere Alfredo, quando già il bimbo era allo stremo delle forze. La mamma del bimbo piangeva disperata, ripiegata su di sé, serrata da un muro di fotografi. Sulla bara, sopra il cuscino di dalie bianche dei genitori e del fratellino di Alfredo, continuavano a depositarsi altri fiori cosi da formare una piramide soffice e ondeggiante. Su tutti, infine, un cuscino di jfiori del Presidente della Repubblica: al centro dei candidi mughetti, un solo garofano rosso; sul nastro, semplicemente, «Sandro al piccolo Al fredino». Alle 11,10 Pertini ha fatto il suo ingresso. Di nuovo applausi, grida. Il Capo dello Stato è venuto avanti a passi decisi. Si è fermato dritto presso la bara. Poi ha abbracciato Franca e Nando Rampi senza dire parole, ma con grande affetto. Finalmente ha avuto inizio la cerimonia, Un coro di voci bianche, di bambine della parrocchia di Alfredo, Sant'Ippolito, ha intonato l'.Alleluja». Quando una «a solo» infantile si è levato, Franca Rampi ha rabbrividito: alta, in piedi, si è puntellata sul banco con le forti braccia che stringevano il vuoto. iJVon piange, non piange neanche adesso* sussurravano le donne, che la scrutavano sema perdersi una piega del suo volto. Invece Franca Rampi ha pianto spesso, spinta dalle parole dell'omelia funebre tutta giocata sui sentimenti per «il bombino più amato d'Italia*. per il ricordo di quella voce che veniva dal pozzo e che •nessuno potrà mai dimenti¬ care»: «è bastata la tua voce per fermare il mondo* ha detto l'officiante, il parroco di Vermicino, don Francesco Terribile. Ogni lacrima dei genitori veniva commentata, mobilitava i fotografi, faceva accendere i riflettori. I vigili del fuoco, che avevano formato il picchetto d'onore davanti alla bara, si stringevano sempre più l'uno all'altro per tentare di formare una barriera di protezione e di rispetto per il dolore dei coniugi Rampi. In paradiso ti accolgano gli angeli e i santi» hanno Into¬ nato infine le bambine del coro, al momento del commiato, mentre le tonache degli officianti si ritiravano, Pertini tornava a salutare i genitori di Alfredo, altrettanto facevano l'ing. Pastorelli, i vigili Nando e Maurizio, i silenziosi Angelo e Donato. La bagarre si è scatenata allora, quando la bara è stata sollevata e — fra applausi incontenibili — di nuovo ha attraversato la basilica. Nessuno sembrava volersene andare. Tutti volevano toccare Franca Rampi, dirle qualcosa, stringerle la mano. Lei e il marito, come istupiditi, hanno retto per un po'. Poi un parente li ha aiutati a uscire dalla sacrestia. Rapidamente, a bordo di un furgone bianco e dorato, il feretro è entrato nel Verano., Una piccola folla era riuscita ad entrare e a raggiungere anche il loculo che il Comune ha offerto per la sepoltura. I genitori invece sono andati direttamente a casa. Il nome di Alfredo è rimasto scritto a mano sul cemento, quasi coperto dai fiori bianchi che sono stati addossati alla parete. Liliana Madeo g Roma. Ai funerali di Alfredino, Franca Rampi piange disperata confortata dal marito; Angelo Lichen, che tentò invano di salvare il bimbo, accarezza la bara

Luoghi citati: Avezzano, Birmingham, Catania, Italia, Lucca, Roma, Sant'ippolito