IL NOBEL SACHAROV SULL'ERA ATOMICA, IL DISARMO, I DIRITTI UMANI

IL NOBEL SACHAROV SULL'ERA ATOMICA, IL DISARMO, I DIRITTI UMANI IL NOBEL SACHAROV SULL'ERA ATOMICA, IL DISARMO, I DIRITTI UMANI La responsabilità degli scienziati «Non posso fare a meno di pensare ai pericoli del progresso incontrollato» - «Sui rischi dell'energia nucleare si è esagerato» - «Appello per un'amnistia ai prigionieri politici dell'Urss» - «L'invasione dell'Afghanistan, un tragico errore» - «Sentenze mostruose» - «Qualche giorno fa il Kgb mi ha rubato manoscritti e quaderni» Questo saggio è stato scritto in occasione della Conferenza internazionale in onore di Andrej Sacharov, organizsata da New York Academy of Sciences, American InsUtute of Physics e American Physical Society alla Rockefeller University di New York. Grazie alla natura interna zionale della loro professione, gli scienziati costituiscono oggi l'unica vera comunità mondiale Non ci sono dubbi, se si pensa alla sostanza della scienza: l'equazione di Schrodinger e la formula E = me2 sono valide in tutti i continenti. Ma l'integrazione della comunità scientifica si è sviluppata inevitabilmente al di là dei ristretti interessi professionali e ora abbraccia un gran numero di problemi universali, compresi quelli etici. Credo che questa tendenza debba continuare e continuerà Scienziati, tecnici e altri specialisti traggono dalla loro competenza professionale e dai vantaggi dei loro lavoro una vasta e profonda comprensione dei benefici — ma anche dei rischi — legati all'applicazione della scienza e della tecnologia. Sono inoltre consapevoli delle tendenze positive e negative del progresso in generale, e delle sue possibili conseguenze Esistono enormi possibilità per l'applicazione dei recenti progressi in fisica, chimica e biochimica; tecnologia e ingegneria; informatica; medicina e genetica; fisiologia e igiene; microbiologia (compresa quella industriale) e tecniche di gestione industriale e agricola; psicologia e altre scienze sociali. E possiamo anticipare altre prossime conquiste. Tutti noi condividiamo la responsabilità di lavorare per la piena realizzazione dei risultati della ricerca scientifica, in un mondo in cui la vita della maggior parte della gente è diventata più difficile, e tanti sono minacciati dalla fame, dalle malattie < dalla morte. Pregiudizi Ma gli scienziati e gli studio si non possono fare a meno di pensare ai pericoli insiti nel progresso incontrollato, nello sviluppo industriale sfrenato e soprattutto nelle applicazioni militari delle conquiste scientifiche. Si sono fatte tante discussioni su argomenti connessi al progresso scientifico: l'energia nucleare, l'esplosione demografica, l'ingegneria gè- nerica, la regolamentazione dell'industria per proteggere la qualità dell'aria, la flora e la fauna, e poi i fiumi, i laghi, i mari, gli oceani; l'impatto dei mass media. Purtroppo, nonostante la serietà e l'urgenza dei problemi in ballo, le discussioni su questi temi sono spesso scombinate, piene di pregiudizi, oppure politicizzate, alle volte semplicemente disoneste. Gli esperti, perciò, hanno l'obbligo di sottoporre questi problemi a un esame obiettivo e approfondito, mettendo a disposizione del pubblico tutte le informazioni socialmente significative, in forma diretta e di prima mano, non in versioni «filtrate». La discussione sull'energia nucleare, un tema di primaria importanza, è un esempio istruttivo. Ho già espresso altrove l'opinione che i pericoli dell'energia atomica sono stati esagerati nei Paesi occidentali, e che una distorsione del genere è pericolosa. Con qualche importante eccezione (che riguarda soprattutto i Paesi totalitari) gli scienziati non solo sono più informati delle persone comuni, ma anche si battono per una maggiore indipendenza e libertà La libertà comunque, implica sempre responsabilità. Gli scienziati e altri esperti già influenzano o hanno la possibilità di influenzare l'opinione pubblica e i governi. (Questa influenza non deve essere esagerata, ma è sostanziale). La mia opinione sulla condizione degli scienziati nel mondo contemporaneo è che essi hanno particolari responsabilità professionali e sociali. Spesso è difficile separare l'una dall'altra; la comunicazione delle informazioni, la volgarizzazione ddla conoscenza scientifica e la pubblicazione di appelli e moniti sono esempi di attività con caratteristiche professionali e sociali. Complicazioni del genere sorgono quando gli scienziati sono coinvolti nei problemi del disarmo: per esempio lo sviluppo di una strategia o la partecipazione a negoziati internazionali; l'elaborazione di proposte e appelli ai governi e all'opinione pubblica; la messa in guardia dai rischi dell'era atomica. Il disarmo è un problema a sé, di importanza cru- ciale che richiede un approccio esauriente e rigorosamente scientifico. Sono convinto che è necessario un esame più approfondito, ma qui voglio limitarmi a metter giù qualche idea. Ritengo che il disarmo sia necessario e possibile soltanto sulla base di una parità strategica. Sono necessari ulteriori accoidi su ogni tipo di armamento per la distruzione di massa. Dopo aver raggiunto la parità strategica nelle armi convenzionali — una parità che tenga conto di tutti i fattori politici, psicologici e geografici — e se l'espansione totalitaria si arresterà dovrebbero essere raggiunti accordi per la proibizione del «primo colpo nucleare», e poi per il bando delle armi atomiche Per la pace Un altro tema strettamente connesso col problema della pace, della fiducia e della comprensione tra i vari Paesi è la difesa internazionale dei diritti umani. Le libertà di opinione, di informazione e di movimento sono necessarie all'autorevolezza e all'attendibilità dell'autorità e prevengono abusi nelle decisioni, interne e internazionali. Credo che una simile autorevolezza renderebbe impassibili errori tragici come l'invasione sovietica dell'Afghanistan e eviterebbe l'espansionismo in politica estera e la repressione all'interno. La libera vendita di giornali, riviste e libri pubblicati all'estero sarebbe un altro passo avanti verso una effettiva libertà di informazione nei Paesi totalitari. Ancora più significativa, forse, sarebbe l'abolizione ddla censura, prima di tutto quella che riguarda gli scienziati e gli intellettuali nei Paesi totalitari. E' importante chiedere la fine del disturbo delle trasmissioni radio straniere, che impedisce a milioni di persone l'accesso a informazioni libere, necessarie per una valutazione indipendente (Dopo sette anni, nell'agosto del 1980 in Urss sono ripresi i disturbi alle trasmissioni radio). Sono convinto che un appello di Amnesty International per un'amnistia generale, in tutto il mondo, dei prigionieri politici, abbia una particolare importanza. Le amnistie politiche decise da alcuni Paesi in anni recenti hanno migliorato l'atmosfera generale Un'amnistia per i prigionieri politici nell'Unione Sovietica, nell'Europa Orientale e in tutti gli altri Paesi in cui ci sono detenuti del genere non avrebbe solo un importante significato umanitario, ma potrebbe anche far progredire la fiducia e la sicurezza internazionale. Il carattere planetario della comunità scientifica assume un'importanza particolare quando si affrontano problemi del genere. Con la difesa internazionale degli scienziati perseguitati e di tutti coloro i cui diritti sono stati violati, la comunità scientifica conferma il suo mandato internazionale, che è essenziale al successo dell'attività scientifica. Gli scienziati occidentali hanno rapporti con molti colleghi sovietici che sono stati sottoposti a repressioni illegali. (Limiterò il discorso all'Unione Sovietica perché sono meglio informato su di essa, ma anche in altri Paesi, compresi quelli occidentali, avvengono serie violazioni dei diritti umani). Le persone cui mi riferisco non hanno mai invocato né fatto ricorso alla violenza perché considerano la notorietà l'unico modo accettabile, effettivo e non rischioso per difendere i diritti umani. Sono tutti prigionieri politici, secondo la definizione di Amnesty International. Le loro storie personali hanno molto in comune. I loro processi si sono svolti in flagrante violazione delle norme del diritto e in aperta sfida al senso comune. Il mio amico Sergej Kovalev è stato condannato nel 1975 in assenza di avvocato difensore e dello stesso imputato: dunque, senza possibilità di una qualsiasi difesa: sette anni di campo di lavoro e tre di confino per attività antisovietiche e propaganda sulle pagine di una rivista del samizdat: A Chronicle of Current Everta. Ma nessuna indagine è stata compiuta sulla sostanza delle accuse. Violazioni alla legge hanno caratterizzato i processi di Yury Orlov, il fondatore del Gruppo Mosca-Helsinki, e quelli di altri membri dei Gruppi di Helsinki e dei comitati associati: Victor Nekipelov, Léonard Ternovsky, Mykola Rudenko, Alexander Podrabinek (e suo fratello Ki- rill), Gleb Yakunin, Vladimir Slepak, Malva Landa, Robert Nazarian, Eduard Arutyunian, Vyacheslav Bakhmin, Oles Berdnik, Oksana Meshko, Mykola Matusevich e la moglie, Miroslav Mar in vidi. Tatiana Osipova, Irina Grivnina e Felix Serebrov sono stati messi in carcere in attesa del processo. L'avvocato di Yury Oriov non ha potuto assistere a patte del processo perché rinchiuso a forza in una stanza vicina al tribunale La moglie di Orlov è stata perquisita in malo modo, gli abiti le sono stati stracciati, alla ricerca di appunti o di un nastro registrato, tutto per paura che i grotteschi segreti del processo potessero essere rivelati. I prigionieri Nei campi di lavoro, i prigionieri politici sono trattati crudelmente: sono confinati senza motivo in cella di punizione o torturati col freddo e la fame; oppure si aboliscono a capriccio le già rare visite dei familiari, e si compiono restrizioni simili sulla corrispondenza. Subiscono tutti i rigori che il regime penale sovietico riserva ai prigionieri comuni; in più sopportano le pressioni volte a «indirizzarli sul sentiero del recupero», il che equivale a rinunciare alle proprie convinzioni. Vorrei ricordarvi che mai, neppure una volta, un'organizzazione internazionale come la Croce Rossa o l'Associazione degli avvocati ha potuto visitare un campo di lavoro sovietico. I prigionieri politici messi in libertà spesso vengono di nuovo arrestati e condannati con sentenze mostruose. (...) Una violazione consueta dei diritti umani, che spesso colpisce gli scienziati, è il rifiuto del visto per l'espatrio. Molti di questi «rifiutati»sono ben noti in Occidente. Poco più di un anno fa venni inviato senza processo a Gorki e costretto a vivere nell'isolamento quasi totale. Qualche mftandpgddfratnptcsntiltrpnpedvvott«zYmpvpcnslmcmsdidept è n r i e a o ; i a e e n n a i i o ti giorno fa il Kgb mi ha rubato manoscritti e quaderni con estratti di libri e riviste scientifiche. E' un nuovo tentativo di privarmi di ogni attività intellettuale, perfino nella mia solitudine, e di derubarmi della memoria. Per oltre tre arni alla fidanzata di mio figlio, Elizaveta Alexeyeva, è stato impedito arbitrariamente di lasciare l'Unione Sovietica. Ho parlato della mia situazione personale perché non esistono le basi legali per un'azione e perché la detenzione di Elizaveta è un disgustoso ricatto nei miei confronti. Elizaveta è in ostaggio alio Stato. Mi rivolgo agli scienziati di tutto il mondo perché difendano chi è oppresso. Credo che per difendere persone innocenti sia ammissibile, e in molti casi necessario, adottare misure straordinarie quali l'interruzione dei contatti scientifici e altri tipi di boicottaggio. Sollecito inoltre il ricorso a ogni possibile forma di pubblicità e di contatto diplomatico. Quando ci si rivolge zi leader sovietici è importante tener conto che essi non sono a conoscenza — e probabilmente non vogliono esserlo — della maggior parte delle lettere e degli appelli rivolti a loro. Perciò, gli interventi personali di diplomatici occidentali sui dirigenti sovietici hanno un'importanza particolare. (...) Ho intitolalo questa lettera «La responsabilità degli scienziati». Tatiana Velikanova, Yury Orlov, Sergei Kovalev e molti altri hanno risolto questo problema da soli scegliendo la via della lotta attiva e rischiosa per i diritti umani e per una società aperta. I loro sacrifici sono enonni, ma non vani Queste persone stanno migliorando l'immagine etica del nostro mondo. Molti dei loro colleghi che vivono in regimi totalitari ma non hanno trovato in se stessi la forza per una battaglia del genere provino a fare fino in fondo, e onestamente, il loro dovere professionale. E' infatti essenziale impegnarsi nel proprio lavoro. Ma non è ormai tempo che quegli scienziati che spesso fanno sfoggio di non conformismo quando sono con gli amici, dimostrino il proprio senso di responsabilità in un modo più socialmente significativo, e assumano una posizione più «civile», almeno su temi come la difesa dei colleghi? (...) Ogni vero scienziato dovrebbe dar prova di coraggio e integrità sufficienti a resistere alle tentazioni del conformismo. Purtroppo, siamo abituati a troppi esempi contrari, nell'Unione Sovietica, spesso sostenuti dalla scusa di proteggere il proprio laboratorio (in genere si tratta di un pretesto), alle volte per amore della carriera, alle volte per poter fare un viaggio all'estero (una grossa lusinga in un Paese chiuso come il nostro). Una vergogna Non è vergognoso che i colleghi di Yury Orlov l'abbiano espulso segretamente dall'Accademia armena delle scienze, mentre i colleghi di altre accademie sovietiche facevano finta di nulla e fingevano di non accorgersi delle sue cattive condizioni di salute? (Orlov sta per morire). Molti complici, attivi e passivi, in questioni del genere potranno un giorno o l'altro attrarre anch'essi l'appetito del Moloch. Da cose del genere non può uscire nulla di buono. E' meglio evitarle. Gli scienziati occidentali non rischiano la galera né i campi di lavoro per le loro posizioni pubbliche; non possono venire comprati con l'offerta di un viaggio all'estero. Ma ciò non diminuisce la loro responsabilità Alcuni intellettuali occidentali mettono in guardia, dal pericolo di un coinvolgimento sociale in quanto forma di attività politica. Ma io non sto parlando di una battaglia per il potere: questa non è politica. Parlo ddla battaglia per conservare la pace e quei valori inorali sviluppati dalle società evolute come la nostra. Con il loro esempio e la loro sorte, i prigionieri politici dimostrano che la difesa della giustizia, la difesa internazionale delle vittime della violenza, la difesa degli interessi durevoli dell'umanità, sono responsabilità di ogni scienziato. Andrej Sacharov (CopjYight di «Tbe New York Revlew of Books» e per l'Itali», de .La Stampa.) Questa fotografia di Andrej Sacharov, scattata a Gorkij il giorno del suo sessantesimo compleanno, è stata diffusa in Urss in migliaia di esemplari, quasi come un «samizdat». In questo modo gli amici dello scienziato, «dissidenti», hanno voluto ricordare il suo esilio a Gorkij e la sua opera in difesa dei diritti civili in Urss. La didascalia, in cirillico, dice testualmente: «Il 21 maggio 1981 Andrej Dimitre vie Sacharov ha compiuto 60 ai mi. Ora egli vive a Gorkij, Prospekt Gagarina n. 214 int. 3» 21 Mas 1981 Tom HcnoAKaaTca 60 x&s. CefiSaC oh 3kkb6t b r. rop&kok gpocnsKT rarapHKa fl.2I4 ks.3