Si è dimesso il n. 2 della «Cia» Mancato Watergate per Reagan

Si è dimesso il n. 2 della «Cia» Mancato Watergate per Reagan Max Hugel accusato di illecite speculazioni in Borsa Si è dimesso il n. 2 della «Cia» Mancato Watergate per Reagan DALLA REDAZIONE DI NEW YORK NEW YORK — Max Hugel, il vicedirettore della Cia responsabile del suo più delicato settore, quello cosiddetto delle «Operazioni clandestine», ha rassegnato ieri le dimissioni nel primo scandalo piovuto sul governo Reagan. Lo scandalo, denunciato ieri dal Washington Post, ri-, guarda transazioni illegali in Borsa in cui Hugel, un milionario, è accusato di essere stato coinvolto nel 1974. Prima di entrare in carica come numero 2 della Cia, Hugei era stato sottoposto, come tutti, a una attenta inchiesta da cui non era emerso nulla a suo carico. La natura dello scandalo, che Hugel nega solo a metà, sostenendo di non averne tratto alcun profitto, è alquanto oscura. Nel '74, l'ex vicedirettore della Cia avrebbe fornito a due agenti di Wall Street, i fratelli McNeill. dati riservati su una propria società per azioni per permettere loro di speculare. Per una strana coincidenza, era allora direttore delle Securities and exchange commissions, l'organo di controllo delle attività della Borsa, proprio William Casey. Il direttore dei servizi segreti americani, quando ha letto il Washington Post, ha avviato una fulminea indagine. Non se ne conoscono i risultati. Ma mentre si esclude che Hugel venga incriminato, si dice che siano state confermate -vecchie irregolarità». Una serie di coincidenze formali ha evocato lo spettro del Watergate, lo scandalo di ben più ampie dimensioni che nel '74 costò la presidenza a Richard Nixon. Agendo con estrema rapidità, il presidente Reagan, alla cui attenzione la vicenda è stata subito portata, ha evitato una sua ripetizione. Come per il Watergate, cosi per il «caso Hugel» è stato il quotidiano della capitale, il Washington Post, a scagliare la prima pietra. La sorte ha voluto che sia stata di nuovo una coppia di giornalisti, con un titolo a tutta la prima pagina, a provocare scalpore. Della coppia, un cronista, Bob Woodward, è lo stesso di sette anni fa. Hugel si è dimesso negando ogni addebito, su suggerimento del governo Reagan. dopo che il suo caso era stato discusso nei particolari dalla Casa Bianca, ansiosa di non ripiombare nel pantano che aveva distrutto la precedente amministrazione. La vicenda, già clamorosa di per sé, assume un rilievo particolare se si tiene conto della personalità e della carriera del protagonista. Quando, all'inizio di quest'anno, il direttore della Cia. William Casey, decise di no¬ minare Max Hugel nel delicato incarico di capo delle operazioni coperte della Cia. una delle poche poltrone da cui si accede ai documenti più segreti dell'amministrazione americana, la cosa provocò rumore e polemiche agli stessi vertici della Casa Bianca. Anche il «triumvirato» dei consiglieri più stretti di Reagan. formato da James Baker. Michael Deaver e Edwin Meese. fu colto alla sprovvista. Il capo della Cia fu costretto a scrivere una lettera e Reagan per spiegare la sua decisione, giustificandola sia con le «qualità» dimostrate dal prescelto, sia con la necessità di mettere in quel posto uno al di fuori dell'ambiente dei servìzi segreti, il quale potesse controllare le lotte interne. Ma quali sono queste «qualità»? Sono indicate in un libro mai pubblicato e che si vuole sia la autobiografia di Hugel. Il titolo è indicativo: -Come fare un presidente, nello stile di Brooklyn».

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