Difficile per l'Europa una diplomazia autonoma di Renato Proni

Difficile per l'Europa una diplomazia autonoma OSSERVATORIO Difficile per l'Europa una diplomazia autonoma L'Europa continua i suoi sforzi per darsi una propria statura e fisionomia in politica internazionale. Tramontata la sua iniziativa di pace nel Medio Oriente, a causa dell'opposizione di Israele e dell'America ma anche del presidente francese Mitterrand, i ministri degli Esteri della Cee si stanno concentrando sulla proposta di una conferenza sull'Afghanistan per ottenere il ritiro delle truppe sovietiche. L'idea degli europei è stata già respinta da Mosca come «un piccolo schema sciocco, inaccettabile e non realistico». Ieri, i ministri degii Esteri europei hanno deciso, invece, di proseguire nella loro proposta sull'Afghanistan, incoraggiati dalle reazioni dei Paesi islamici del Terzo mondo, senza modificare l'originale testo che viene definito «logico, realistico e costruttivo». La Cee, in realtà, si sta accorgendo che, in assenza di una forte pressione su Mosca dell'opinione pubblica internazionale e senza consistenti successi militari dei guerriglieri afghani, la proposta voluta da lord Carrington appare prematura e non sufficientemente studiata. E' interessante che il ministro degli Esteri Emilio Colombo abbia detto ai giornalisti che «l'Unione Sovietica vuole mantenere il problema afghano nel contenzioso Est-Ovest» e che quindi ogni evoluzione della proposta europea dipenderà da una serie di fattori nei rapporti' internazionali dei due blocchi. Appare, infatti, piuttosto velleitario chiedere a Mosca di ritirare le truppe da Kabul mentre i Paesi europei si preparano ad accogliere i missili americani capaci di raggiungere l'Urss dai loro territori, in virtù di una decisione presa proprio tre settimane prima dell'invasione sovietica. La Cee, quindi, non riesce ad agganciare gli interlocutori in grado di decidere sia nel Medio Oriente che per l'Afghanistan, rivelando quanto difficile sia interrompere il suo isolamento e la sua impotenza in politica estera. Ma c'è dell'altro. Oltre che trovare porte chiuse a Gerusalemme e a Mosca, l'Europa al prossimo vertice economico di Ottawa, tra una settimana, dovrà ascoltare l'analisi scettica, quasi un rimprovero, da parte del presidente americano Ronald Reagan sulla sua politica economica e commerciale con la Russia. Le fonti del Consiglio dei ministri, ieri, erano certe che questo problema sarà sollevato a Ottawa, assieme a questioni poli tiche e strategiche. La cooperazione politica nella Cee, che ha ricevuto un giusto impulso in questi due ultimi anni, è quindi in crisi. La Comunità è riuscita a insospettire gli americani e non a raggiungere alcuni degli obiettivi ai quali ha dedicato i suoi sforzi. Naturalmente, l'attività diplomatica non cessa per questo, ma gli europei sembrano oscillare troppo tra tentazione neutralista, cautele commerciali e interesse a svolgere un ruolo di mediazione e la linea tradizionale di alleati fidati dell'America. Ci si pone il problema, si dice a palazzo Carlo Magno, se l'Europa conterebbe di più restando vicina alla posizione americana, ancorché attualmente non ben formulata, oppure ricercando un ruolo autonomo al quale ha pure diritto. Per ora, sembra che la Cee sia destinata a rimanere in una condizione di solitudine. Renato Proni A Bruxelles il ministro degli Esteri spagnolo Perez Llorca (a sinistra) a colloquio con 0 collega britannico Lord Carrington prima della riunione Cee che discute i negoziati con Madrid

Persone citate: Carlo Magno, Carrington, Emilio Colombo, Lord Carrington, Mitterrand, Perez Llorca, Ronald Reagan