Sulle spiagge del Veneto vuoti allarmanti: 15-40%
Sulle spiagge del Veneto vuoti allarmanti: 15-40% Ma già pensano come salvare il turismo dell'82 Sulle spiagge del Veneto vuoti allarmanti: 15-40% VENEZIA — Per il turismo nel Veneto è scattato il segnale d'allarme. Un calo variabile di presenze dal 15 al 40 per cento sulle spiagge, rispetto allo scorso anno, non è una tragedia e neppure una catastrofe, specialmente se si fa il paragone con altre regioni soprattutto meridionali, che hanno registrato flessioni ben più acute. Ma è senza dubbio un chiaro campanello d'allarme. La crisi del turismo, si sa. è un fatto europeo; anche gli stranieri che abi¬ tualmente vengono a trascorrere le vacanze in Italia hanno visto acuirsi, quest'anno, i loro problemi economici. Non è un caso e neppure un problema esclusivamente italiano se austrìaci e tedeschi nel 1981 non si sono ripresentati nel Veneto, per una buona metà, all'inizio dell'estate: in realtà risulta che non abbiano preferito altre località, ma siano rimasti per lo più a casa. Ma gli operatori turìstici del Veneto, a questo punto, si chiedono che cosa sia possibile fare da parte loro per evitare che i primi segnali si trasformino in un fenomeno irreparabile. Per restare nell'esempio delle spiagge, Caorle e Bibione denunciano un calo di presenze complessivo del 15 per cento, Jesolo del 25-30, Chioggia del 40. E il fatto che invece gli arrivi non siano diminuiti (e in qualche caso addirittura aumentati di parecchio) è spiegabile solo ammettendo che i turisti hanno ridotto il loro periodo di permanenza. Neppure in montagna le cose vanno tanto meglio, né sui laghi: insomma sintomi di difficoltà sono avvertibili in tutti i centri turistici del Veneto. Tra i fattori «nostrani» di questa crisi una parte non trascurabile viene ad avere il lievitare dei prezzi, i quali hanno perso un bel po' di competitività rispetto ai Paesi vicini, dalla Grecia alla Jugoslavia alla Spagna. Vi è poi l'avversione che provano i visitatori d'Oltralpe per la disorganizzazione, i disservizi, gli scioperi che si verificano con frequenza piuttosto elevata da noi. Già adesso l'occhio degli operatori turistici del Veneto è rivolto all'82 e su un punto sembra esserci concordia: bisogna rimboccarsi le maniche per intensificare le campagne promozionali all'estero, per regolamentare i prezzi, che non possono più crescere di un 25 per cento ogni anno, per aprire canali privilegiati con le agenzie turistiche straniere. La Regione del Veneto, e in particolare l'assessore Francesco Guidolin, competente in questa non facile materia, sono impegnati al pari delle altre categorie interessate. Nel prossimo settembre enti e operatori turistici, esperti di relazioni pubbliche e tecniche pubblicitarie, si incontreranno per esaminare la situazione, approfondire le cause degli aspetti negativi e organizzare una grande campagna promozionale per «vendere» l'immagine del Veneto. Intanto si vanno elaborando alcune proposte: dal «turismo alternativo», basato sulla riscoperta dei centri minori e la ricerca di un'immagine turistica diversa, sostenute dalla Federazione relazioni pubbliche italiana (Ferpi), al «turismo sociale» che, come propone l'Ice (Iniziative culturali editoriali), dovrà organizzare «la domanda sociale del tempo libero» di giovani e anziani. L'attenzione, dunque, non è solo rivolta agli stranieri, ma c'è chi vede in un aumento del turismo italiano nel Veneto un'occasione per rimpiazzare i vuoti lasciati aperti dai «foresti». Gigi Bevilacqua
Persone citate: Francesco Guidolin, Gigi Bevilacqua
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