La Cambogia sul tavolo dell'Onu assenti Hanoi e blocco sovietico

La Cambogia sul tavolo dell'Onu assenti Hanoi e blocco sovietico Da domani la conferenza di 64 Paesi riuniti al Palazzo di Vetro La Cambogia sul tavolo dell'Onu assenti Hanoi e blocco sovietico Finora sono risultati inutili i tentativi di riunire i tre gruppi che combattono contro i vietnamiti -11 ruolo dei paesi «non allineati» e la leadership di Sihanouk NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE NEW YORK — Alla vigilia della Conferenza internazionale sulla Cambogia, che si apre domani alle Nazioni Unite, con la partecipazione di 64 Paesi (26, tra cui il Vietnam e quelli del blocco sovietico, hanno rifiutato di prendervi parte), la crisi cambogiana appare più aggrovigliata che mai. Le posizioni delle parti non si sono ammorbidite; al contrario, le proposte di compromesso non hanno avuto successo. Quanto ai tre gruppi di resistenza anti-vietnamita — i khmer rossi, il Fronte nazionale di liberazione del popolo khmer (Fnlpk) di Son Sann, e i sostenitori del principe Sihanouk, riuniti nel Funcinpec (Fronte unito nazionale per una Cambogia indipendente neutrale pacifica e cooperativa) — sono lontani da un'intesa. Il Vietnam ha consolidato il regime instaurato dal suo esercito a Phnom-Penh nel gennaio del 1979. La Repubblica popolare si è data una Costituzione, un'Assemblea e un nuovo governo diretto da Pen Sovan, segretario generale del partito comunista. Il regime si è rafforzato, gli indici economici migliorano: ma la situazione militare.è peggiorata. Paradossalmente, la politica del Vietnam, tesa a lasciar sopravvivere i khmer rossi per utilizzarli come uno spaventapasseri, e giustificare così una prolungata presenza in Cambogia, sembra aver fatto cilecca. Nonostante la scarsa popolarità, i khmer rossi hanno intensificato le operazioni militari e si sono di nuovo fatti minacciosi. Il fronte unito aniivietnamita sembra ancora lontano. Son Sann, che doveva assumerne la guida, tergiversa e non sembra disposto ad arrivare a una soluzione rapida. Sihanouk, in Francia dalla fine di maggio, dopo un lungo periodo di silenzio, si è affacciato di nuovo sulla scena. L'ex presidente cambogiano il 21 giugno ha riunito il Funcinpec, che ha accettato di prendere parte al fronte unito e ha chiesto al principe di «accettare, all'occorrenza, la presidenza del fronte unito antivietnamita per la liberazione della Cambogia, o quella della Campucea democratica, prima della Conferenza internazionale». Il 2 giugno, tuttavia, Sihanouk aveva scritto: «Voglio precisare ancora una volta che accetto di diventare membro di un eventuale "fronte unito", ma rifiuto e rifiuterò sempre di occupare una posizione preminente all'interno del "fronte" o della cosiddetta Campucea democratica». Le rivalità all'interno dei khmer rossi sono note e c'è da aspettarsi che Hanoi e Phnom-Penh ne approfitteranno. L'Asean (l'Associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico) sperava che prima della Conferenza, o prima della riunione in settembre dell'Assemblea generale dell'Onu, si formasse un fronte unito o un governo di coalizione. Era questo il nocciolo di un piano negoziale: con i khmer rossi sostituiti da personalità più rappresentative alla testa della Campucea democratica, Hanoi perderebbe il principale argomento a proposito della •cricca genocida Poi Pot Ieng Sary». Non potendo piegare l'intransigenza vietnamita, i Paesi dell'Ascari volevano ottenere dei mezzi di pressione. Inoltre, malgrado l'atteggiamento più «duro» della Thailandia e di Singapore, i 'Cinque» hanno voluto lasciare la porta aperta al negoziato con Hanoi. La situazione rischia di cambiare di fronte all'irrigidimento di Washington, che si è praticamente allineata con Pechino sulla questione indocinese, dopo la visita del segretario di Stato Haig in Cina. Dopo aver esitato a lungo, l'amministrazione Reagan ha scelto la maniera forte con il Vietnam. Il sottosegretario di Stato Holdridge ha chiesto a Pechino di «aumentare le pressioni politiche, economiche e militari» nei confronti di Hanoi. Haig ha insistito con i suoi interlocutori cinesi perché accrescano gli aiuti militari ai partigiani khmer antivietnamiti, promettendo in cambio armi. Se i negoziati sulla Cambo¬ gia sembrano bloccati per l'intransigenza dei vietnamiti, una politica tesa a dissanguare o ad asfissiare economicamente il Vietnam sembra ugualmente destinata al fallimento. Gli americani devono ricordarsene: a che cosa può servire la Conferenza se non a esercitare una pressione morale? I Paesi dell'Asean sperano che ne uscirà l'approvazione alla mediazione dei Paesi non allineati. Sono parecchi i Paesi interpellati in proposito, tra cui anche alcuni membri della Cee. Ma i vietnamiti, nono-, stante siano assenti dalla Conferenza, restano nei corridoi del Palazzo di vetro. Si incaricheranno di informare i loro amici di Phnom-Penh. Patrice De Beer Copyright \a- Monde e per l'Italia I .a Stampa

Persone citate: Haig, Ieng Sary, Patrice De Beer, Sihanouk