Cento capolavori prestati a Firenze di Francesco Vincitorio

Cento capolavori prestati a Firenze OPERE DEL MUSEO DI PRAGA FINO A SETTEMBRE IN PALAZZO PITTI Cento capolavori prestati a Firenze Da Monet a Picasso, rappresentano una siunma dell'arte europea nel Ventesimo Secolo, con alcuni importanti antefatti quali l'Impressionismo e il Simbolismo - Quattro bronzi di Rodili - La famosa «Casa di Aix-en-Provence» di Cézanne FIRENZE — Nella Sala Bianca di Palazzo Pitti e salette adiacenti, per tre mesi (fino al 20 settembre) un museo che noi non abbiamo. Vale a dire, che in Italia non esiste. Si tratta di cento opere di arte moderna — sessantasei dipinti, quattordici disegni e venti sculture — che Praga ha prestato a Firenze, approfittando della chiusura, per restauri, della Narodni Galene, cioè della Galleria Nazionale. Oltre a una prova di generosità, tale prestito è un segno tangibile del desiderio di stabilire contatti con il resto d'Europa, specie con l'Italia. In pratica, questi «cento capolavori» sono gli ambasciatori, da parte della Cecoslovacchia, di un ideale comunitario che abbraccia tutto il vecchio continente. Non per niente, la mostra è una stimma dell'arte europea del XX Secolo, con alcuni importanti antefatti, quali l'Impressionismo e il Simbolismo. Per dare subito un'idea di quali incontri si possono fare in questa mostra, basti dire che, appena si entra, ci si trova di fronte a ben quattro bronzi di Rodin. E, immediatamente dopo, accanto a significativi quadri di rissano, Monet e Degas, c'è il celebre Bonjour, Monsieur Gauguin, eseguito dal pittore poco prima di partire per Tahiti. Un paio di passi più in là, c'è la quasi altrettanto famosa Casa di Aix-en-Provence di Cézanne e, al suo fianco, uno splendido ToulouseLautrec e poi sei opere di Picasso, fra cui un dipinto cubista con una cornice dello stesso stile, eseguita da un artista ce- coslovacco coevo. E' un ulteriore segno di viva attenzione e di comunanza nei riguardi dell'Europa occidentale, che si ritrovano, costantemente, lungo tutto il percorso dell'esposizione. Un'attenzione non limitata solo all'Ecole de Paris, come testimoniano, per esempio, i dipinti degli austriaci Klimt e Schiele, quelli, bellissimi, degli espressionisti tedeschi SchmidtRottluff e Pechstein, nonché i due olii di De Chirico e i due di Carri. Ed è una comunanza che viene ribadita dalla presenza di alcune opere di artisti cecoslovacchi, come, ad esem pio, Kupka, Guttfreund e Si ma, che il pubblico italiano ha già potuto apprezzare nel «settore» di Ca' Pesaro dell'ultima Biennale di Venezia, poi trasferito a Torino. In definitiva, una raccolta preziosa e organica, con opere spesso acquistate assai precocemente, con lungimiranza (per fare un solo esempio, il dipinto del proto-cspressionista Mundi fu comprato nel 1905), Una sequenza appassionante che, sia pure con qualche inevitabile buco, traccia il percorso o, meglio, le linee fondamentali dell'arte moderna. Una documentazione che, come si è accennato all'inizio, in Italia non e possibile vedere in alcun museo. Come conclusione, si potrebbe aggiungere che il luogo stesso dell'esposizione fiorentina e il titolo della mostra — Arte Maestra, da Monet a Picasso — stimolando un confronto con la ricchezza di capolavori antichi conservati a Pitti, mettono in evidenza la gravità di questa nostra lacuna. Ed anche l'allestimento, sobrio, senza arzigogoli, con quelle targhe di ottone poste sotto ogni opera, proprio come in un museo, finisce per diventare, implicitamente, una denuncia della miopia delle nostre istituzioni e, al tempo stesso, un auspicio che si cambi, finalmente, strada. Invece di tante mostre effìmere, costose e spesso inutili (salvo che come propaganda per cercare voti), è necessaria una politica museale che indirizzi, correttamente, il crescente interesse della gente verso le arti figurative. In sostanza, non la incentivazione di riti devianti, bensi una serie di iniziative che faciliti la creazione e la frequentazione dei musei. Cioè, quella assidua, regolare frequentazione che questo museo in trasferta, presentato a Firenze, sembra sollecitare a ogni passo e che resta il modo migliore per arrivare ad una reale comprensione della problematica artistica. Francesco Vincitorio Paul Cézanne: «La casa di Aix-en-Provence» (1885-87, olio su tela), esposta a Palazzo Pitti