Recuperato il corpo
Recuperato il corpo Recuperato il corpo (Segue dalla l'pagina) tenti, che collegavano i vigili del fuoco e i minatori nel pozzo con i coordinatori in superficie, annunciasse una ripresa definitiva dei soccorsi dopo le pause e le incertezze delle ore pomeridiane. Alle 23 circa, era stata forata la roccia che separava il cunicolo trasversale dal pozzo artesiano in cui era prigioniero Alfredo. Si era sistemata una grata, per motivi di sicurezza. Si era calcolato che il corpo doveva trovarsi a 60 metri di profondità contro i 65,80 cui erano giunti gli scavi. A mezzanotte veniva calata una scala, per salire verso l'alto. Si continuava a scavare, perchè terriccio era precipitato e ostruiva il pozzo artesiano sia al di sotto dei 65 metri sia al di sopra. I detriti ancora una volta venivano portati all'esterno secchio, dopo secchio. Gli uomini si succedevano a piccoli gruppi, minatori e pompieri insieme. Lavoravano con autorespiratori, nel timore che vapori tossici si sprigionassero dall'azoto liquido immesso nel cunicolo dopo la morte di Alfredo, per evitarne la decomposizione del corpo. Alle 2,20, un gruppo era uscito annunciando: •L'aria è irrespirabile, c'è puzza, puzza di decomposizione.. Significava che l'azoto liquido si era incominciato a farlo scendere forse troppo tardi, rispetto al momento del decesso del bimbo. Significava, anche, che si era vicini alla salma. Alle 3, una squadra incontrava la barriera del ghiaccio. Il lavoro adesso si faceva a mano, pezzetto per pezzetto. •Vn lavoro massacrante — hanno detto poi i minatori. — Con le braccia in alto, su una scala, reggendo un demolitore che pesa 50 chili.. Sullo spiazzo, oltre all'lng. Pastorelli e all'lng. Nardone, gli avvocati degli inquisiti e della famiglia Rampi, il magistrato che conduce l'inchiesta, i medici legali. Il padre del piccolo Alfredo, a tratti veniva, si fermava, si torceva le mani nell'ansia e nell'angoscia. Si decideva di calare nel pozzo una telecamera, per se- j a e l e l - j gu tre mediante un circuito interno la fase conclusiva del recupero. Alle 4,30, conquistando le spazio centimetro dopo centimetro, si era a quota del bambino. Incominciava la fase più estenuante. Adesso gli uomini procedevano con estrema lentezza. Alle 7,30 erano visibili un piede e una gamba di Alfredo. L'immagine emergeva distinta, attraverso il compatto blocco di ghiaccio, di un colore verdino e ben poco trasparente. Ancora una volta si era pensato che il recupero fosse imminente. Il rinvio mortificava tutti. Il corpo del bimbo risultava incastrato fra la roccia e il ghiaccio. •Pensare di tirarlo su è stata un'utopia, diceva un minatore. La posizione di Alfredo era delle più complicate: le gamblne ripiegate con le ginocchia all'altezza del mento e i piedi aderenti alle natiche, un braccio intorno al capo reclinato sul petto. A mano si grattava il ghiaccio e anche le pareti del pozzo perché il blocco di ghiaccio che avvolgeva Alfredo potesse passare facilmente senza che le membra del bambino urtassero contro la roccia. A mezzogiorno uno dei minatori gettava la spugna e si faceva dare definitivamente il cambio. Alle 12,30, il furgone mortuario si avvicinava al pozzo. Mezz'ora dopo il medico legale e il magistrato si calavano anche loro nel cunicolo, per controllare la fase del distacco della bara di ghiaccio dalla roccia. In silenzio, sotto il solleone, gli uomini e le loro semplici attrezzature aspettavano la conclusione di questa tragedia. Lo scongelamento di Alfredo avverrà per gradi e richiederà almeno 48 ore. Poi il corpo verrà pulito, e sottoposto ad autopsia. Un elemento importante per le indagini, quanto inatteso, sono i tre frammenti di legno trovati sotto il mento e le braccia di Alfredo. Non si è ancora potuto accertare se si tratti di pezzi della tavoletta che ostacolò le operazioni di soccorso e ostruì il passaggio dall'alto verso il bimbo. I funerali sono stati fissati per mercoledì. Liliana Matteo
Persone citate: Liliana Matteo, Nardone, Pastorelli
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