Pluralismo limitato di Frane Barbieri

Pluralismo limitato Pluralismo limitato (Segue dalla l'pagina) la crisi in cui ha portato il Paese, si è rivelato incapace e inabile a governare. Però si tratta di un partito predestinato o se si vuole condannato a stare al potere. Non soltanto perché è difficile concepire un partito comunista che lasci il potere dopo l'instaurazione del socialismo, ma anche perché, se lo dovesse fare nel caso polacco, metterebbe a repentaglio l'indipendenza nazionale. Sarebbero i sovietici a reinstallarlo. La realtà intemazionale costringe i polacchi ad avere un governo comunista. La realtà del Paese, rivelatasi nella resurrezione dell'anno scorso, costringe però il governo comunista ad accettare il concorso delle altre forze nazionali. Dalle tesi preparate per il congresso si intravede il tentativo di abilitare il partito per questo duplice compito e di elaborare il concetto di una società allo stesso tempo monopolistica e pluralistica. Questa difficile alchimia dipende dal rinnovamento che il congresso saprà esprimere, esorcizzando definitivamente 10 spirito stalinista del partito, ma dipende anche dalla disponibilità delle altre forze del Paese, Solidarietà e la Chiesa in primo luogo, di osservare le regole del gioco che assegna loro un ruolo subalterno, pure essendo politicamente e numericamente più forti. Proprio alla vigilia del congresso il gioco si sta rivelando sempre più implicato. Lo dimostrano due esempi. Il primo riguarda 11 Parlamento futuro. Dopo la rifondazione del partito si pensa che sia necessario rifondare le istituzioni politiche. Prima di tutto si prospetta il rinnovo del Sejm anche se è slato eletto l'anno scorso. Più che eletti i deputati sono stati finora designati dal partito. Ora li si vorrebbe veramente eletti in una concorrenza elettorale. Però nelle libere elezioni é scontato che il partito comunista non avrebbe la maggioranza. Ciò nonostante deve ottenerla in quanto destinato a governare. Di conseguenza si prospetta un specie di accordo preventivo fra il partito e Solidarietà che garantisca la maggioranza ai rappresentanti comunisti. Solidarietà è disposta ad adeguarsi alle regole di questo peculiare pluralismo, ma esige la creazione di un organismo di controllo sul Parlamento, una specie di Senato con il diritto di veto nel nome degli operai. Condizione, ovviamente, inaccettabile per il partito che si chiama operaio. Il secondo scoglio è emerso nel dibattito sulla riforma del sistema e sull'autogestione. Il partito ha preparato una legge già presentata al Parlamento con la quale si instaura il diritto all'autogestione nelle fabbriche. Solidarietà ha convocato per tutta risposta una conferenza a Danzica per respingere la legge prima che il Sejm la discuta, proponendo un proprio testo alternativo. Le differenze si riflettono nei titoli dei due testi. Quello del partito si chiama: «Legge sulle imprese statali», mentre Solidarietà intitola il suo: «Legge sulle imprese sociali». Nel progetto del partito si parla della «partecipazione dei collettivi operai nella gestione delle aziende statali», in quello di Solidarietà invece si parla della «gestione degli operai nelle imprese socializzate». Al quesito: chi é il padrone? il partito risponde: lo Stato, mentre Solidarietà dice: l'operaio. Per il primo lo Stato gestisce e l'operaio compartecipa, per la seconda l'operaio gestisce e lo Stato eventualmente compartecipa. Dai due modi mente diversi di riforme e la società futura sono scaturiti, proprio negli ultimi giorni, duri attacchi polemici contro il sindacato indipenden¬ sostanzialconcepire lé te. Il ministro per la Riforma, Wladislav Baka, ha accusato Walesa di propagandare «la proprietà di gruppo» in contrasto con la Costituzione socialista. «Tribuna Ludu» sostiene che con la forma della socializzazione Solidarietà pretende di mpossessarsi delle imprese. Sulla scia dell'accusa, nemmeno tanto ideologica, il giornale del partito contesta a Solidarietà il diritto di straripare dal terreno sindacale a quello politico e di erigersi a «correttore infallibile ed unico del sistema». Si profila una confusione di ruoli che non potrà che essere motivo di nuovi conflitti, anzitutto dopo il congresso, quando il poup riprenderà fiato. Si potrà anche far finta che Solidarietà non sia un movimento politico, ai livelli raggiunti dalla crisi essa non potrà evitare di esserlo. Chiesto se si sentiva soppiantato nella rivalità con il partito dal processo di radicale rinnovamento, Walesa ha risposto: «Per niente, quando l'uomo porta un sacco pesante e si presenta qualcuno disposto a condividere il peso, l'uomo non può che rallegrarsi». La confusione nasce dal fatto che il partito comunista considera che é lui quello che deve essere aiutato nel trasportare il peso nazionale. O piuttosto: che gli altri possono anche portarlo ma che al partito spetta sempre di decidere come e dove deve essere portato. Dalla dannata condizione della sovranità limitata non può scaturire che un pluralismo condizionato. Frane Barbieri

Persone citate: Walesa

Luoghi citati: Danzica