Lima: inchiesta sull'Ambrosiano affari con l'ex giunta militare

Lima: inchiesta sull'Ambrosiano affari con l'ex giunta militare Lima: inchiesta sull'Ambrosiano affari con l'ex giunta militare NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE ' LIMA — Uomini politici, banchieri, generali, spericolate operazioni finanziarie: le componenti più oscure dell'«affare P2», compresi Roberto Calvi e il suo «Banco Ambrosiano», riaffiorano in questi giorni anche in Perù, attraverso quello che i giornali della capitale già definiscono il più grosso scandalo dei dodici anni legati al governo della vecchia giunta militare. Una commissione d'inchiesta sta indagando su un'operazione avvenuta due anni fa: l'acquisto da parte del «Banco de la Nation», allora presieduto dal finanziere Alvaro Meneses Dias, di 4873 azioni dell'«Ambrosiano» a un prezzo triplo rispetto a quello di mercato. Pochi mesi dopo quello strano «affare», Meneses Dlas cambiò incarico: da qualche tempo dirige a Lima il «Banco Ambrosiano Andino». Le rivelazioni del quotidiano «Kausaclum» hanno provocato alcuni giorni fa l'apertura di un'indagine ufficiale che già minaccia di coinvolgere numerosi alti esponenti del passato regime peruviano. •Intendiamo andare fino in fondo — ha dichiarato il presidente della commissione d'inchiesta, Ernesto Gamarra Ollvares — indagheremo anche sui patrimoni personali delle persone coinvolte». A giudizio di Gamarra, la storia di questo «affare» si mostra carica di «sospetti. dubbi, e fili da collegare. Esistono molti fatti die devono essere analizzati in modo esauriente. E questo soprattutto perché al momento dell'acquisto di quelle azioni non c'era nessuno studio che giustificasse l'investimento». L'acquisto delle azioni del «Banco Ambrosian ■>• era stato concluso il 16 ottobre del '79, durante la «seconda fase» della rivoluzione, pilotata dalle forze armate, che preludeva alla caduta del presidente Bermudes. Il «Banco de la Nation» aveva condotto l'operazione con 11 «Banco Ambrosiano Holding», quotando ciascuna azione fino a un massimo di 4 mila franchi. Eppure in quel momento, secondo 1 libri contabili dello stesso Ambrosiano, il valore di ogni titolo era di soli 1283 franchi. In ogni caso, mai negli ultimi due anni il valore dell'azione ha superato i 2936 franchi. Per il «Banco de la Nation» e per il governo del Perù quell'acquisto fu davvero un affare, dunque? I giornalisti di «Kausacium» hanno ricordato più volte che, proprio mentre la transazione stava per concludersi, Roberto Calvi era giunto in Perù per occuparsi, ufficialmente, di altri affari. Già nel '77, il finanziere aveva trattato con la giun ta militare un finanziamento per l'acquisto, in Italia, di fre gate lanciamissili della classe «Lupo» e di elicotteri Agusta. Attraverso il presidente del «Banco de la Nation», divenuto poi suo collaboratore al «Banco Ambrosiano Andino Calvi aveva lungamente trattato, per conto di una società da lui controllata, «La Central America Service» anche la concessione di 300 mila ettari nella zona di «Madre de Dios», sulla quale si stanno concentrando le ricerche di uranio e di oro, e dove la Shell sta iniziando ricerche petrolifere. Che l'acquisto delle azioni sia stato, da parte della banca peruviana, soprattutto un grosso favore a Calvi, ormai sembra indubbio: ma ancora più interessante è, per la commissione d'inchiesta, stabilire quanti di quei milioni di franchi svizzeri siano poi rientrati in Perù per finire nelle tasche di chi aveva autorizzato la transazione. Alvaro Meneses Dias, il finanziere sotto accusa, per ora si mostra tranquillo: «Stabilire il valore reale delle azioni — ha spiegato — è impossibile. Al momento dell'operazione si tenne conto di molti fattori, comprese le oscillazioni del mercato». Meneses ha detto comunque di non avere nulla da nascondere: «Non sono massone». Ma a smentirlo sembra concorrere un'altra circostanza: con l'espolodere dello scandalo, il Banco Ambrosiano si sarebbe offerto di ricomprare quelle azioni a 5 mila franchi l'una. Ancora una volta, molto più del loro valore di mercato.

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