Tramonta il mito di Calvi banchiere di Marco Borsa

Tramonta il mito di Calvi banchiere Tramonta il mito di Calvi banchiere MILANO — Gli amici di Roberto Calvi, presidente dell'Ambrosiano, hanno reagito alla notizia del tentato suicidio del banchiere milanese con «stupefazione, perchè il gesto non collima affatto «con II carattere dell'uomo che ha sempre mostrato una notevole dose di sangue freddo anche nelle circostanze più difficili» e attribuiscono la drammatica decisione di togliersi la vita ad un crollo psicologico dovuto alla lunga carcerazione. Oli avversari più accaniti insinuano che in realtà si tratta di una mossa processuale calcolata. •Calvi—dicono — ha disperatamente bisogno di guadagnare tempo per giocare sul processo le ultime protezioni di cui dispone e per salvarsi ha fatto ricorso ad un messo estremo'. La maggioranza, nel mondo degli affari, ha invece reagito alla notizia interpretandola come il primo segno tangibile del crollo del banchiere milanese che, con un gesto cosi disperato, ha annullato totalmente l'immagine coltivata per anni di un finanziere e di un banchiere dal - sangue di ghiaccio', pronto ad affrontare senza scomporsi gli scontri più duri e le prove più difficili da cui anzi usciva rafforzato e con rinnovate ambizioni espansive. L'uomo che, dopo aver fatto affari con Sindona, lo ha abbandonato in tempo, che ha costretto i Bonomi a cedere la maggioranza della Toro e del Credito Varesino, che ha fatto firmare, attraverso Celli, ad Anna Bonomi una specie di dichiarazione di sudditanza, che ha battuto potenti concorrenti nellu gara per garantirsi il futuro controllo del gruppo Pesenti, che si è impadronito del gruppo Rizzoli e del Corriere della Sera, che non pareva mini¬ mamente impressionato dallo scandalo P2 cne lo vedeva coinvolto in un ruolo di primo piano, che rispondeva ai magistrati che lo interrogavano formulando non meno di due o tre ipote-. si come se tenesse una le-' zione di tecnica bancaria alla Bocconi di cui peraltro era diventato uno dei maggiori finanziatori, non esiste più. Porse, è l'ipotesi che avanza qualcuno, lo stesso Calvi si è reso tardivamente conto di trovarsi ormai con le spalle al muro. Comùnque vada il processo, infatti, e potendo ragionevolmente escludere un'assoluzione con formula piena, la sola capace di restituirgli credibilità, la sua carriera di banchiere è finita. Per la prima volta, infatti, dopo tanti anni di spregiudicate operazioni, magari discutibili addirittura sotto il profilo penale come mostra il processo, certamente destinate a suscitare gelosie, rivalità, ostilità, sempre condotte però all'insegna dell'interesse delle proprie banche, dei propri azionisti e depositanti, Calvi si trova in una situazione che danneggia in primo luogo il gruppo a cui appartiene da moltissimi anni. Ieri l'Abi, l'associazione bancaria italiana, lo ha escluso per ragioni di elementare opportunità, dal comitato esecutivo. Da quanti altri incarichi dovrà essere escluso o tollerato con imbarazzo in futuro? Le banche estere, che con il Banco Ambrosiano svolgono un grosso lavoro assumendo e concedendo prestiti, non si domandano certo se Calvi sia o non sia vittima di una congiura politica e tagliano drasticamente i fondi. La finanziaria La Centrale, presieduta dallo stesso Calvi, ha dovuto, per ragioni di correttezza verso gli azionisti e di buona amministrazione, separare le proprie responsabilità da quelle dei propri amministratori per non trovarsi a dover pagare cifre tali da suscitare liti giudiziarie e rischiare di compromettere la solidità dei bilanci. La debolezza del presidente dell'Ambrosiano in questo momento è tale che persino l'editore Rizzoli, socio nel Corriere, in posizione delicata per le difficoltà di cassa, può avanzare verso le società di Calvi perentorie richieste di finanziamenti; Nelle ultime settimane si è sparsa con insistenza nel mondo finanziario la voce che all'Ambrosiano arriverebbe un nuovo socio portatore di nuovi amministratori. Finora manca qualsiasi conferma, ma la notizia continua a trovare credito proprio in virtù dell'ovvia considerazione che un qualche avvincendamento all'Ambrosiano appare indispensabile, allo scopo di tutelare gli interessi della banca e del gruppo che solo in piccola parte coincidono con quelli del presidente Calvi anche nel caso in cui quest'ultimo ne fosse l'azionista di maggioranza relativa. Roberto Calvi ha speso in banca e per la banca quasi tutta la sua vita e come è già capitato ai Rovelli e agli Ursini si è talmente identificato nell'impresa da lui diretta da non ritenere di potersene o doversene separare. Prendere atto, di colpo, di trovarsi in conflitto di interessi con ciò che si considera proprie creature e, contemporaneamente, di essere in una posizione di totale isolamento, può spingere chi ha fatto della propria «inflessibile determinazione» una bandiera, a tagliare il nodo con un gesto di plateale sconforto. Marco Borsa

Persone citate: Anna Bonomi, Bonomi, Celli, Roberto Calvi, Sindona, Ursini

Luoghi citati: Milano