Troppe volte i bimbi stranieri diventano «pacchi» da adottare di Giuseppe Fedi

Troppe volte i bimbi stranieri diventano «pacchi» da adottare Occorre cambiare le norme per controllare un fenomeno in aumento Troppe volte i bimbi stranieri diventano «pacchi» da adottare Esiste una legge dal '67 - Nei primi tempi le domande erano contenute; oggi giungono richieste da centinaia di coppie - E' la miseria che fa affidare i piccoli agli istituti ROMA — E' una legge del 1967 a regolare, con l'adozione speciale, quella di un bambino straniero. All'inizio le richieste furono molto contenute. «Le adozioni erano più facili — spiega Alberto Maria Felicetti, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma —. Gl'istituti erano pieni di ragazzi abbandonati, di figli di ignoti e molte delle domande degli aspiranti genitori con i requisiti necessari potevano essere soddisfatte.. E poi? .Negli ultimi anni la situazione è profondamente cambiata. I casi di figli di ignoti o in stato di totale abbandono sono rari.. La miseria, la mancanza di una casa o comunque situazioni economiche particolarmente gravi hanno costretto molte famiglie a lasciare i figli negli istituti. .Si tratta di bambini — chiarisce ancora Felicetti — che hanno un rapporto affettivo con il padre e la madre. Non sono adottabili, non possono essere strappati ai genitori.. Nello stesso tempo, aggiunge il magistrato, si è sviluppata la «cultura dell'adozione». Le attese si sono prolungate a dismisura, creando una specie di .gravidanza psicologica» insopportabile per chi aspira spasmodicamente ad avere prole. La certezza di trovare in altri Paesi bambini da adottare con relativa facilità ha provocato una pioggia di richieste. «Con il loro arrivo in Italia sono cominciati i guai — dice Felicetti —. Da noi, infatti, manca una disciplina sull'adozione internazionale. L'unico punto di riferimento è la normativa per l'adozione speciale di bambini italiani. E le difficoltà sono enormi. Le centinaia e centinaia di aspiranti genitori di un bambino straniero si rivolgono spesso al Centro di adozioni internazionali della Croce Rossa (Ciai). Devono essere sposati da almeno cinque anni e tra loro e il ragazzo ci devono essere non meno di venti anni di differenza d'età, ma non più di quarantacinque. Dopo i colloqui preliminari, devono ottenere il benestare del Tribunale per i minorenni e poi quello del Ciai che si occupa di avere il nulla osta per l'espatrio e per il visto d'ingresso del bambino in Italia. La Farnesina si limita a un adempimento formale: .Si tratta del visto che rilasciamo dopo l'autorizzazione della magistratura. Il nostro compito finisce qui», confermano al ministero degli Esteri. «Le richieste sono aumentate enormemente negli ultimi due anni — informano alla Croce Rossa — tanto che la metà viene subito scartata.. Codice e sentimenti si mescolano in storie troppo spesso amare. La legge in vigore stenta ad inserire minori abbandonati in famiglie idonee. E il suo cattivo meccanismo provoca delusioni, frustrazioni e angosce in migliaia di JUgll coppie. Solo due su dieci fra esse finiscono per arrivare al traguardo. Le altre si perdono per strada. Tre su dieci perché non vengono ritenute in possesso dei requisiti ritenuti sostanziali per l'adozione, cinque perché, pur idonee, non hanno superato la delicatissima fase della «comparazione» (fra le caratteristiche e i bisogni del bambino e le caratteristiche e le potenzialità degli aspiranti genitori considerati in concorso fra loro). Figli di nessuno, abbandonati, figli della miseria. Tutto succede sulla loro pelle. Sono i primi a pagare il prezzo più alto per un «colpa» che non è la loro, quella di essere nati. Qualche volta, come è avvenuto in Ecuador, diventano addirittura dei «pacchi» che vengono consegnati, smistati e spediti. Giuseppe Fedi

Persone citate: Alberto Maria Felicetti, Felicetti

Luoghi citati: Ecuador, Italia, Roma