Bimbi comprati e venduti di Ennio Caretto

Bimbi comprati e venduti Esplode in Ecuador lo scandalo del traffico di orfani Bimbi comprati e venduti A colloquio con una delle donne indicate dal ministro del Benessere sociale di Quito come probabile «mediatrice» - «Respingo tutte le insinuazioni: le adozioni di cui mi sono occupata sono avvenute nella osservanza rigorosa della legge e alla luce del sole» QUITO — L'unica persona additata finora come «mediatore» dal ministro Mancero è una nostra connazionale, Gianna Re, una signora milanese residente in Ecuador dal '54, sposata col vicesindaco di Ambato, Homero Soria. Insieme coi padri Pellegrini, Gianna Re, che ha quattro figlie, una delle quali vive in Italia, ha aiutato numerose coppie, soprattutto a Torino e a Napoli, ad adottare bambini ecuadoriani. , Ad Ambato occupa incarichi importanti: oltre a dirigere la fabbrica tessile del marito, fa parte del 'Patronato nacional del nino - ed è traduttrice giurata al tribunale dei minorenni. Mi riceve in casa con quattro italiani di Roma e di Napoli che da settimane hanno con sé un bimbo ecuadoriano ciascuno, ma non riescono ad adottarlo a causa dell'ordine del ministero del Bienestar Social: i signori Buonanni, Messina, Paolucci e Ruffino. Sediamo in una piccola sala circolare a colonne davanti alle fotografie dei piccoli adottati da coniugi torinesi. ^L'accusa rivoltami è assurda — mi dice Gianna Re —. E' vero che mi occupo di adozioni da tre anni, ma l'ho fatto su richiesta del tribunale dei minorenni per risolvere autentici drammi umani, e. senza percepire un soldo, di cui del resto non ho bisogno, ansi spendendone dei miei». «Qui ad Ambato non è come a Quito — continua —. Non è mai stata commes-. sa nessuna irregolarità nelle adozioni: abbiartio sempre controllato a fondo 11doneità delle coppie italiane e scelto bambini ecuadoriani abbandonati dalle madri, e anche bisognosi di cure. Se a volte abbiamo dato qualcosa a una ragazza, un letto per esempio, è per pura carità, perché si trattava di una persona malata». L'attenzione delle autorità ecuadoriane si è accentrata su Gianna Re perché spesso svolge le pratiche di adozione a Quito per gli italiani 'gratuitamente», precisa, «e quando non conoscono né il Paese né la linqua», e perché qualche rara volta accompagna i bambini adottati in Italia .sempre a mie spese* insiste. Ma la signora non è stata coinvolta nell'adozione di Hugo, Milton, Anna e Maritza da parte dei coniugi Dell'Utri, adozione definita - nulla pei' vizio di forma e di sostanza» dal ministro Mancero, e su < cui sta per pronunciarsi la magistratura di Quito Ad Ambato il problema dell'infanzia abbandonata è aggravato dal costume della tribù india Salasaka, che prevede per le giovani coppie il matrimonio «di prova» di un anno. Se il matrimonio fallisce il bimbo nato viene dato via. Molte adozioni in Italia sono di bimbi Salasaka. Gianna Re sottolinea che il caso Dell'Utri è anomalo. »A quanto sappiamo, la stragrande maggioranza dei piccoli è felice — conclude —. Sarebbe una tragedia se questa vicenda provocasse inutili sofferenze a loro e ai loro genitori adottivi». La massima autorità pubblica della regione, il governatore Luis Vargas, e il presidente della Corte dei minorenni di Ambato, Angel Granja, mi confermano più tardi le sue dichiarazioni. 'Indubbiamente sono necessari una riforma del codice familiare» affermano all'unanimità «e la riforma del regolamento delle adozioni all'estero. Ma l'attività della signora Soria è al di sopra di ogni sospetto<. Un secondo presunto «mediatore» italiano di cui Alfredo Mancero Saman non ha ancora fatto il nome è partito nei giorni scorsi dall'Ecuador per un mese di vacanza. Si tratta di Gabriella Ferri, la proprietaria del ristorante «Roma» di Quito, che negli ultimi anni, più ancora di Gianna Re, ha aiutato molti nostri connazionali ad adottare bambini ecuadoriani. A lei e all'assistente sociale degli orianatrofi di Quito. Judith Walker, si sono rivolti i coniugi Dell'Utri l'anno scorso per i piccoli Hugo. Milton, Anna e Maritza. Il tribunale dei minorenni che ha concesso l'adozione è il numero due della capitale, quello denunciato ieri alla conferenza stampa dal ministro Mancero. Lo presiedeva allora l'avvocato Gustavo Larrea Donoso. E' significativo che attraverso il suo studio passino oggi in gran parte le istanze di adozione degli italiani che vengono in Ecuador. Ieri non è stato possibile avvicinare né l'avv. Larrea né la signora Walker, con cui avevo avuto in precedenza dei colloqui: sono tra i pochi personaggi ecuadoriani che potrebbero pagare «le anomalie» del caso Dell'Utri. Non è stato neppure possibile individuare ì due «sensali» italiani che secondo il Bienestar Social opererebbero a Quenca e a Esmeraldas. Ma è chiaro che lo scandalo è appena agli inizi e che — conviene ripeterlo — ha allarmanti connotati nazionalìstici e politici interni. Il governo italiano dovrebbe cercare una soluzione amichevole su due terreni: quello della tutela dei nostri connazionali «mediatori» e genitori adottivi innanzitutto, e dei bambini adottati; e quello di un accordo, una convenzione, perché «il traffico» tra i due Paesi sia assolutamente legale. E' una soluzione purtroppo che non può prescindere dall'attesa della riforma della protezione dell'infanzia abbandonata in Ecuador. Ennio Caretto