Il peronismo 5 anni dopo di Ferdinando Vegas

Il peronismo 5 anni dopo OSSERVATORIO Il peronismo 5 anni dopo La liberazione di Maria Estela Martinez, la vedova di Pcrón, acquista nell'attuale momento politico dell'Argentina un significato che va al di là del caso personale. Isabelita. come era popolarmente chiamata, è certo uscita per sempre dalla scena politica il 24 marzo 1976, quando i militari la deposero dalla presidenza della Repubblica, che teneva dal 1" luglio 1974; ma era arrivata alla suprema carica del Paese solo per la successione automatica del vicepresidente al presidente morto in carica. Infatti Perón, eletto presidente il 12 ottobre 1973, l'aveva voluta accanto a sé, appunto come vicepresidente e quindi titolare dell'eredità del peronismo. Ed è appunto sotto questo aspetto, come ultima incarnazione del peronismo, che Isabelita costituisce tuttora, per molti argentini, un putito di riferimento simbolico. E' stato lo stesso attuale presidente, il generale Viola, a dichiarare, poco prima di entrare in carica (il 29 marzo), che il peronismo «è una delle forze portanti della politica argentina». Sono parole che possono stupire, essendo ben notò l'odio profondo dei militari, senza distinzione tra duri e moderati, nei riguardi del peronismo, da sempre la loro vera «bestia nera», che già avevano rovesciato una prima volta nel remoto 1955. , Se Viola ha teso così la mano al peronismo è soltanto perché non può ignorarlo nella grave situazione in cui versa l'Argentina: come scrìve Le Monde, «un fermento sociale di intensità sconosciuta dal colpo di Stato del marzo 1976... una crisi economica di eccezionale gravità». In questi frangenti l'appoggio del partito «giustizialista» (peronista) e so¬ prattutto dei sindacati (la Cgt, roccaforte dei peronisti), sarebbe ovviamente prezioso. Oltre cinque anni di ferreo regime autoritario non hanno dunque consentito ai militari di «normalizzare» la situazione dell'Argentina. Col golpe contro Isabelita essi avevano indubbiamente posto fine ad un governo inetto e corrotto, sotto il quale il Paese era caduto nel caos, mentre imperversava la guerriglia, sia dei «montoneros» di origine peronista sia di diverse formazioni marxiste. La guerrìglia, d'altra parte, si era intensificata e diffusa come risposta al «tradimento» consumato da Perón ai danni di quelle forze popolari e democratiche le quali nel 1973 tanto avevano contribuito a riportarlo al potere. Perón scelse invece di allearsi con le forze economiche e sociali di destra, di fatto senza soluzione di continuità con i precedenti regimi militari. Lopez Rega, il suo segretario elevato a ministro del Benessere sociale, fu l'artefice di una feroce reazione; peggio ancora, poi, con Isabelita, fu proprio il «cattivo genio» sinché la presidentessa, troppo tardi ormai, dovette allontanarlo. Venuti di nuovo i militari al potere, tuttavia, la repressione continuò, fu anzi istituzionalizzata, al prezzo di arresti arbitrari, torture, esecuzioni, «scomparsi», che hanno indignato la coscienza mondiale. Cosi i militari sono riusciti brutalmente ad annientare la guerrìglia, ma si trovano tuttora alle prese col problema di fondo dell'Argentina: il ritorno ad una normalità effettivamente democratica, tale, cioè, che contempcri lo sviluppo dell'economia con le esigenze sociali e la libertà politica. Ferdinando Vegas Isabelita liberata: una mano tesa dei militari alla politica

Persone citate: Lopez, Maria Estela Martinez, Rega

Luoghi citati: Argentina