«Non intendo gestire un governo con ministri sempre in disaccordo»

«Non intendo gestire un governo con ministri sempre in disaccordo» Spadolini spiega al Senato il suo concetto di presidenza «Non intendo gestire un governo con ministri sempre in disaccordo» «Respingo ogni etichetta di esecutivo a termine o di tregua» - Domani il voto sulla fiducia ROMA — Senza sfoggio di trionfalismi, sottolineando più la continuità col passato che non la novità della prima presidenza del Consiglio non de dopo 35 anni, Giovanni Spadolini si è presentato ieri al Senato per chiedere la fiducia per il suo governo. Per un'ora e 25 minuti ha parlato ai senatori illustrando il suo programma le cui linee essenziali erano ormai per la maggior parte note grazie alle indiscrezioni della vigilia. Il presidente del Consiglio è stato, anzi, più generico di quanto non trasparisse dalle fughe di notizie. Una scelta indubbiamente voluta, soprattutto per quanto riguarda le innovazioni che venivano preannunziate nel settore della magistratura e che avevano suscitato preoccupazione e polemiche. Spadolini non ha accennato né alla possibilità offerta all'inquisito di ricusare il pubblico ministero, né alla facoltà dell'accusato di richiedere l'avocazione del procedimento giudiziario da parte del procuratore generale presso la corte d'appello. Il discorso, letto sotto la luce dei riflettori della tv davanti ad un'aula quasi al completo e con le tribune affollatissime, era articolato in quattro capitoli corrispondenti ai quattro tipi di emergenza che il governo vuole affrontare: morale, economica, civile, internazionale. Tutte proposte frutto di Iniziative e di mediazione con i cinque partiti che partecipano al governo. Ma il lato più innovati¬ vo dell'intervento del presidente del Consiglio repubblicano era nascosto, probabilmente, nelle parti che debbono essere state frutto unicamente della mente di Spadolini: quelle dove viene rivendicato con fermezza al presidente del Consiglio un ruolo di direzione dei ministri, che mai alcun presidente ìa passato ha potuto effettivamente esercitare. Il presidente del Consiglio, sino ad oggi, spesso più che promuovere iniziative, è stato costretto a registrare quelle dei ministri assistendo spesso impotente ai conflitti di interessi tra i diversi dicasteri. Un presidente del Consiglio democristiano (del maggior partito italiano) riusciva in media a sopravvivere a questo andazzo per sei mesi. Un presidente del Consiglio che viene da uno dei più piccoli partiti italiani dovrebbe mettere in conto una vita brevissima per il suo governo, se non riuscisse a modificare la situazione a suo vantaggio. E questa intenzione Spadolini l'ha chiaramente manifestata. 'Non intendo gestire equilibri di immobilismo' ha premesso -respingo ogni etichetta di governo a termine, o di transizione o di tregua'. L'.arma segreta» di Spadolini per durare è il richiamo al rispetto della Costituzione, che garantisce l'unità dell'azione del governo. Unità che è non solo promossa e tutelata del presidente del Consiglio, ma anche 'ristabilita'. Il che vuole dire che Spadolini intende rimettere in riga i ministri che intendano fare di testa propria («non sono ammissibili comportamenti oggettivi o pubbliche dichiarazioni di ministri che contraddicano la linea fissata'nel programma di governo o che portino in piazza (...) una diversificazione di posizioni tale da ingenerare incertezze»). Per lo stesso motivo Spadolini considera un suo dovere evitare 'Contrapposizioni tra ministri che non avrebbero alcuna legittimazione costituzionale'. Questo piano per dare al presidente del Consiglio il potere di guidare effettivamente i ministri, sarà meglio definito nella legge di riforma della presidenza che, non a caso, attende da decenni di essere approvata. Fa parte dell'.arroceamento» del presidente del Consi- glio a Palazzo Chigi anche la presentazione di una mozione motivata sulla quale i cinque partiti che lo appoggiano dovranno votargli la fiducia. In questo modo, se a qualcuno venisse in mente da qui a qualche mese di far cadere il governo, dovrebbe farlo alla luce del giorno, spiegando in Parlamento in cosa consiste il suo dissenso sul programma. Alla de, il maggior partito dell'alleanza a cinque, il presi¬ dente del Consiglio ha riservato un posto d'onore nel suo discorso, definendo 'essenziale' il rapporto tra i due partiti. All'opposizione comunista ha ricordato che il governo non cerca contrapposizioni né rotture radicali, ma vuole «una solidarietà più laraa I primi commenti e gli interventi nel dibattito che si è aperto nel pomeriggio non sono stati entusiasti. 'Speriamo bene- ha detto il capogruppo socialista Cipellini. Il de Donat-Cattin ha colto 'qualche aspetto un tantino indefinito' nel discorso, ma il segretario de Piccoli ha pienamente approvato l'intervento. Per il pei. il senatore Chiaromonte ha rilasciato una lunga dichiarazione di apprezzamento per l'atteggiamento annunziato da Spadolini verso l'opposizione per l'impostazione data al confronto con i sindacati. Viene definita invece «generica in modo preoccupante' la politica economica. Nella seduta di ieri hanno parlato i primi cinque dei 23 senatori di tutti i partiti iscritti nella discussione generale. Oggi si concluderà il dibattito. Il presidente del Consiglio Spadolini replicherà domattina e subito dopo si avranno le dichiarazioni di voto ed il voto di fiducia sulla mozione motivata. Alberto Rapi sarda

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