«Sono stato nell'orfanotrofio di Milton»

«Sono stato nell'orfanotrofio di Milton» Viaggio sulle pendici del vulcano Pichincha dove i quattro piccoli ecuadoriani furono, abbandonati «Sono stato nell'orfanotrofio di Milton» Il «caso di Torino» ha divìso la città di Quito, capitale dell'Ecuador - La direttrice dell'asilo d'infanzia: «Regolare l'adozione; sono pronta a giurare sul comportamento al di sopra di ogni sospetto dei coniugi Dell'Ut ri» - Uno dei tassi di natalità più alti del mondo affolla le decine di istituti per gli Orfani (DAL NOSTRO INVIATO IN ECUADOR) QUITO — La ricerca dei j. centri dell'infanzia abbando' * nata a Quito è faticosa e inI quietante. La città è tanto lm., : pegnata nel recupero della ' democrazia, dopo quasi un ' decennio di dittatura mllitare. quanto afflitta dagli scom% pensi del suo miracolo ecorioSmico. La superba vetta del *£ vulcano Pichincha, che dà il •S nome alla provincia, non cela : la plurisecolare povertà degli ■ indios. Uno dei tassi di natalità più p alti del mondo riempie le sue "~ decine di «hogars» — orfanostrofi — a un ritmo assai più rapido di quello con cui venia gono vuotati. A differenza di ' altre capitali sudamericane, i . suoi splendidi monumenti, * dalla piazza dell'Indipendenza alla chiesa di San Francej sco, non accolgono alla loro f- ombra bambini che chiedono l'elemosina. Ma basta salire » oltre 1 2800 metri di Quito, sul J «paramo», le montagne clrco! stanti, per incontrare bimbi J soli e sofferenti nei villaggi e t sui mercati. . t Apprendo che Hugo e Mil~ton provengono dall'«hogar» ■ Amparo, uno del migliori or:;'fanotrofi della città. Con la ^direttrice, Judith Walker, An!' | na Dell'Utri ha trascorso par"■\te dei sei mesi prima della lo•-"•ro adozione. A Quito, la cura ij'dei bambini era attenta an; : • che se con mezzi limitati. !Ji L'orfanotrofio li aveva da !!;tempo: la madre, un'india, ."non era in grado di mantei'nerli. Frequentavano il giar;;dino.d'infanzia e le elementat'iri, avevano amici anche al di ;J] fuori dell' «hogar». La direttrl- ■ '[ce, una donna colta, elegante, 'sposata a un noto industriale, ]{! madre di quattro figli, con ;;;una bella casa di fronte al ìijclub del golf, presso l'a^ropor!; Jto, era particolarmente ansiosa di verificare tutte le dormande di adozione. Nessuno, \ all'Amparo, avrebbe mai pen| sato ad un' «incidente» come { quello dei coniugi Dell'Utri. ' Judith Walker si colloca tra - gli innocentisti, quanti non ' credono — e a Quito non sono ( pochi — che la moglie del prò- Ifessionista torinese abbia potuto fare del male ai bambini, nonostante, le. prove mediche. L'inchiesta governativa la iri, vita a evitare ogni incontro ! pubblico. Ma, tramite ir proprio avvocato, sostiene l'assovluta regolarità dell'iter legale «seguito dai coniugi italiani. J «La signora Dell'Utri*, rlfejrisce «ci aiutava quotidìana'*mente all'orfanotrofio. Sia lei 3sia il marito sono al di sopra $di ogni sospetto. A dicembre gabbiamo ricevuto la relazione Ideila Croce Rossa internazioznale sui quattro bambini: era%hp trattati bene^crescevano in ^ottima salute fisica e mentacJe». Judith Walker è pronta a ^rilasciare una dichiarazione j giurata attraverso il trlbuna< le di-Quito in difesa della cop| Pia. Anna e Maria — mi dicono — si trovavano invece in un I orfanotrofio di suore. Corre • voce che fosse quello di San ' Vincenzo da Paola, ma la ma; dre superiora, suor Mercedes j Pedrla. lo smentisce. «Penso • di sapere quale è», dichiara | «ina non posso svelarlo». Tace anche l'avvocato Gustavo «■Lai-rea Donoso, uno dei più '. noti di .Quito, che ha aiutato ':; altri coniugi italiani ad adot; tare bambini ecuadoriani. ! Nel periodo in cui Anna e • Armando Dell'Utri svolsero la j loro pratica, era presidente • del tribunale dei minorenni. : L'avvocato non lo dice, ma la¬ 1 scia intendere di essere un altro innocentista, e respinge Ogni accusa di irregolarità nell'esercizio del potere giudiziario a Quito. Critica il decreto di Alfredo Mancero Saman che sospende le adozioni per l'estero «perché illegittimo e lesivo dei diritti umani-. mi chiede se dietro 11 caso Dell'Utri non vi siano «motivi politici ó di rappresaglia: «Il consiglio degli avvocati di ■Quito si è riunito per vedere se poteva assumere iniziative», conclude, «ma non è arrivato a nessuna decisione. Attende l'inchièsta del governo». La presa di posizione del ministro del Benessere Sociale ha provocato anche un nuovo dramma per altre famiglie italiane. Da qualche settimana tra otto e dieci coppie provenienti dall'Italia centrale e meridionale attendono di adottare altrettanti bimbi. Quattro di esse, i coniugi Paolucci, Buonannl, Messina e Ruf fini, soggiornano presso un ordine religioso ad Ambato, a due ore circa da Quito. In più di un caso, il locale tribunale dei minorenni aveva già stabilito l'affidamento a loro favore. Il decreto di Alfredo Mancero Saman ha interrotto la procedura. Gli impegni di lavoro, l'entità delle spese, il disagio di fronte alia popolazione ecuadoriana stanno per rendere impossibile la loro ulteriore permanenza. L'ambasciatore italiano Bernardino Oslo si è rivolto ai ministro degli Esteri Barrerà Valverde perché il decreto di sospensione non abbia effetto retroattivo, non valga cioè per le pratiche oramai in corso. Ma finora noti li a ottenuto risposta. Ad Ambato, le quattro coppie si trincerano dietro espressioni di rammarico e di speranza, affidandosi al go¬ verno ecuadoriano. Ma la loro ansia e il loro dolore crescono: tornare a mani vuote, hanno detto, significherebbe tornare coi cuori spezzati. Prima di lóro, quest'anno, ben 45 famiglie italiane hanno già avuto dei piccoli in consegna: tutte, hanno riferito, ••nono molto felici». In gran parte i bimbi adottati in Italia sono indios. Hanno capelli neri, occhi enormi, una serenità nata dalla rassegnazione, e il sorriso pronto nonostante la timidezza. E' facile innamorarsene. Quelli negli «hogars» stanna meglio degli altri, anche se gli orfanotrofi sono spartani e la gestione talora discutibile. Che si sappia, non era ancora capitalo che italiani venuti per prenderne uno si fossero sentiti opporre Un rifiuto. In attesa di incontrare 11 ministro del Benessere Sociale discuto della possibile riforma del sistema di adozione con un funzionario del tribunale dei minorenni. Nella lettera, esso è ineccepibile. Oltre alle tre istanze giudiziarie già indicate, prevede infatti la rinuncia irrevocabile dei genitori naturali ai bambini o lo stato di abbandono, che può essere rilasciato solo dopo un mese di inserzione sui giornali. Contempla inoltre dettagliati esami psicofisici «di tutte le parti interessate». E cosi, l'idoneità di chi adotta dovrebbe essere indagata. Infine ogni sentenza contiene le seguenti clausole: il tribunale si riserva il diritto di revocare le adozioni nel caso che in un periodo successivo vengano infrante le disposizioni del codice ecuadoriano, ogni sei mesi i bambini saranno visitati da organismi internazionali come la Croce Rossa. Ma nella pratica le disattenzioni non sono rare: è già accaduto che piccoli ecuadoriani finissero a coniugi o Impreparati o Intenzionati a sfruttarli, ovviamente non solo stranieri. In via privata, il funzionarlo ammette che tre fattori contribuiscono agli «sbagli». Uno è la convinzione che i bimbi, gli orfani soprattutto, vadano incontro a un destino migliore. Un altro è l'elevato numero delle adozioni concesse: con quelle interne, cioè a famiglie ecuadoriane, sono a volte due al giorno. Un terzo, come accennato, è l'interesse economico dei misteriosi mediatori o sensali che si aggirano attorno all'infanzia abbandonata. Primo rimedio potrebbe es-' sere quello suggerito dall'ambasciata italiana, sia alla magistratura ecuadoriana, sia a quella italiana che deve deli¬ barne le sentenze: più cautela ed attenzione. L'ambasciata cita casi in cui gli adottanti erano ti una vedova o una nubile. Ma non è che la punta dell'Iceberg. Sotto questi episodi si agitano problemi sociali che solo decenni di riforme riuscirebbero a risolvere. Tragedie individuali e collettive si accavallano nella storia senza fine delle adozioni al di qua e al di là dell'Atlàntico.. Tra esse, quello dei coniugi Dell'Utri non appare che uiiopdei tanti gravi «incidenti»,, forse spiegabile, come dice qui qualcuno, con un crollo nervoso della madre. Ennio Carètto Anna e Armando Dell'Uni davanti all'ingresso della loro villa