La complicata mappa di mille emicranie di Ezio Minetto

La complicata mappa di mille emicranie Come si possono catalogare i mali di testa? La complicata mappa di mille emicranie Sembra una matassa di fili aggrovigliati, l'intricato meccanismo delle cefalee e dell'emicrania: ma una volta riusciti, «alzando 11 cofano», a «guardar dentro» — il progresso di oggi è a questo punto — il primo passo avanti è forse decisamente compiuto. Perché, dai primi mal di testa dell'uomo primitivo appena scampato al dinosauro — che erano poi «cefalee muscolo-tensive» proprio come quelle dell'uomo d'oggi dopo una giornata di brutta guida al volante o un paio d'ore dal dentista — il progresso, per millenni, è stato quasi inesistente e si è decisamente avviato solo negli ultimi decenni? E' dubbio, innanzitutto — e lo sanno bene i diretti interessati — che esista un caso di cefalea o di emicrania uguale all'altro («il mio mal di testa è come il tuo ma è diverso»): perché, ogni volta, nel cattivo «cocktail» di cause e meccanismi, variano gli «ingredienti» che sono moltissimi e caleidoscopici (fattori neuropsichici, infiammatori, ormonici, «focali», vascolari, amine vascoattive, sostanze di liberazione piastrinica, neurotrasmettitori e neuromodulatori, enzimi e recettori) e perché poi, a livello centrale — là dove il dolore si concreta in cefalea o emicrania — varia sempre la risposta al «gioco deragliato» di «sostanza P» («pain») — endorf ine — encef aline, ecc. E' vero che ogni forma clinica trova quasi sempre etichetta nella «sua» categoria di «cefalea accessuale» o «cefalea a grappolo» (simil-emicranica) o «cefalea muscolo-tensiva» oppure «emicrania» (vascolare): ma il gioco dei meccanismi ha il cattivo gusto quasi di divertirsi ad essere variabile sia nella categoria che nel singolo caso. Perché nella «cefalea muscolo -tensiva», come meccanismo di crisi, prevale l'accentuato «riflesso contratturante» dei muscoli del capo e del collo, che va ben oltre la sua primordiale intenzione di «guardia rigida contro il nemico» per diventare dolorosamente nocivo? Perché nella «cefalea combinata» c'è spesso associazione di emicrania e di cefalea tensiva? Perché quel «principe del mal di testa» che è l'emicrani¬ co — ha mani fredde, soffre la macchina, è un ipersensitivo alla luce, alla temperatura corporea, alle vertigini e a chissà quante altre cose ancora — ha un sistema neurovascolare tanto ipersollecitabile e una «personalità» — come qualcuno ha detto-— più da ombroso cavallo di razza che da quieto cavallo da tiro»? Chi soffre di «cefalea muscolo-tensiva» paga il suo difetto intrinseco con un «mal di testa che sale» a mano a mano che intorno a lui si fa più pesante e ossessivo lo stress: perché invece l'emicranico riesce spesso a tenere a bada la sua crisi per tutta la' settimana e la «paga» poi la domenica mattina, quando proprio non sarebbe più il caso? Nella sua «lezione magistrale» alla chiusura del recente «Corso interdisciplina- re di aggiornamento per il medico europeo sulle cefalee» a Torino, il premio Nobel Sir J.C. Eccles ha quasi guidato per mano l'uditorio attraverso i problemi di base delle «vie periferiche» del dolore (migliaia di fibre e neuroni lungo cui viaggia la «sostanza P») e dei «centri di percezione» (con la corteccia cerebrale che lamenta i cattivi circuiti di stimoli che gli arrivano dal sistema limbico). Al «corso interdisciplinare» (patrocinato dalla facoltà di medicina dell'Università di Torino e dalla Regione Piemonte e organizzato da Minerva Medica) più di 150 specialisti da tutta Europa, per tre giorni, hanno ascoltato e discusso con i maggiori specialisti italiani e stranieri (presidente organizzatore G.F. Lenti; relatori J.R. Graham, D.R. Mullis, L. Bergamini, G. Nattero, J.C. Eccles e molti altri) il delicato problema, scientifico e sociale, del presente e futuro nella ricerca e nella terapia delle cefa lee. Forse non è più tanto vero che «la cefalea è un male troppo noto a chi ne soffre e troppo sconosciuto a chi la cura» perché, pur nella difficoltà ancor grande della «tipizzazione» diagnostica e farmacologica del singolo caso, la strada alla terapia razionale è aperta. Le cefalee a grappolo (simil emicraniche o simil. trigeminali) ricavano beneficio dalla desensibilizzazione istaminica, dai sali di litio e dalla reserpina endovena; le cefalee muscolo-tensive (con o senza ansia o depressione) migliorano — sino a scomparire per lunghi periodi — col «biofeedback» (associato ad ansiolitici o antidepressivi). Farmaci in combinazione (come antiserotoninici + antiistaminici) o ad elettiva azione vasale (betabloccanti), derivati del triptofàno (precursore della serotonina), «cìnnarazzina» (equilibrante dei «salti vasomotori» caratteristici delle crisi) e — tra i preparati in sperimentazione (ma non ancora in commercio) — il «lisuride maleato» (dopaminergico antiserotoninico) sono, di volta in volta, buon rimedio di «categoria» o di «caso personale». Ezio Minetto

Persone citate: G. Nattero, J.c. Eccles, L. Bergamini, Minerva Medica, Mullis

Luoghi citati: Europa, Piemonte, Torino