Anche il respiro dei visitatori danneggia le tombe etrusche di Liliana Madeo

Anche il respiro dei visitatori danneggia le tombe etrusche Tarquinia: chi si preoccupa delle testimonianze del passato? Anche il respiro dei visitatori danneggia le tombe etrusche Gli antichissimi affreschi e le stesse pareti di arenaria sono minacciati dall'umidità TARQUINIA — Al principio di maggio una chiazza di umidità è apparsa in alto, sulla parte di fondo, nella tomba dei Giocolieri. A distanza di due mesi, ai primi di luglio, tutto il soffitto — e la tomba è stata restaurata, protetta dal cemento — è soffuso di umidita. Il processo di deperimento dello straordinario patrimonio rappresentato dalla necropoli etrusca di Tarquinia è rapidissimo. D'altro canto, l'assalto del pubblico è vorace e in continuo aumento: 125 mila visitatori nell'80, che diventano 200 mila se vi si aggiungono le scolaresche. Ma i mezzi per la salvaguardia di questo bene archeologico appaiono quanto mai sbilanciati, oscillanti fra la raffinatezza dei tecnici, gli studiosi, i sovrintendenti e i criteri artigianali di gestione che le strutture permettono. Al cancello da cui ci si inoltra nella necropoli — 4 chilometri di confine, centinaia di ettari di superficie — si giunge fortunosamente. Non c'è segnaletica stradale. «£' allo studio» ci viene assicurato. Una volta varcato il cancello, è impossibile fare il biglietto per entrare. Il bigliettaio non c'è: bisogna farlo al Museo Etrusco. I custodi siedono a cerchio sotto un ulivo. Le sedie se le sono portate da casa. Manca qualsiasi punto di riferimento, una toilette, un luogo di ristoro, un parcheggio per le auto. •Devono installare prefabbricati veloci. Il progetto c'è ed è bello-, dicono, pazienti e ottimisti, i custodi. Per lo più sono giovani. Uno di loro è laureato, gli altri hanno 11 diploma di scuola media superiore, mentre i colleghi più anziani hanno appena la licenza elementare. Il loro compito è — istituzionalmente — solo quello di accompagnare i visitatori e controllare che i dipinti e le strutture murarie non vengano danneggiati. Il contributo che potrebbero dare per l'osservazione della tenuta del patrimonio e per una migliore fruizione della visita gli viene — per regolamento — negato. Con tutte le frustrazioni e lo spreco di energie che ne derivano. Due di loro, da due mesi con un ordine di servizio sono stati allontanati dai rispettivi luoghi di lavoro: la spesa per la pendolarità non gli viene rimborsata. Da due mesi è avvenuta qui una specie di rivoluzione. Prima, per visitare le tombe, bisognava andare al Museo Etrusco, che si trova nel cuore della città. Quando un po' di visitatori si erano raccolti, partiva il corteo delle macchine. 'A volte eravamo una cinquantina di macchine e pullman. Se una sbagliava, tutti dietro. E qui ci ritrovavamo la metà', raccontano i più vecchi. A maggio la Sovrintendenza ha deciso di disloscare direttamente sul posto due turni di custodi. Il biglietto bisogna sempre farlo al Museo. La visita può arrivare fino alla parte opposta della necropoli, dove ci sono le bellissime tombe dei Tori, del Barone, dei Giglioli. Quando arriva qualche studioso, che vuole vedere tutto, allora sono discussioni e polemiche risentite. Molte tombe, la maggioranza, a turno vengono messe in riposo. Il terreno su cui poggiano e di cui sono fatte è arenaria calcarea, un materiale molto poroso che assorbe umidità. I con trolli cui vengono sottoposte le tombe sono periodici: si misura l'umidità, la temperatura, si fanno rilievi fotografici La presenza dei visitatori è deleteria. Ad esempio, la tem¬ peratura prevista è di 15 gradi. In un quarto d'ora, dopo che un gruppo è succeduto all'altro, i gradi diventano 30-40. E l'umidità del respiro si rapprende sulle pareti, lascia sui dipinti una pellicola carica di sali minerali che va poi asportata. Il fiato dei fumatori deposita anche sedimenti di catrame. L'asportazione della pellicola danneggia seriamente gli affreschi. Allora, diventa necessario sottoporre le tombe a riposo e cura. La tomba della Caccia e della Pesca, ora aperta, è rimasta chiusa tre anni. Quella delle Leonesse adesso è chiusa al pubblico, sottoposta a restauri e analisi sofisticate. Quella del Guerriero, aperta da due mesi, denuncia un grosso offuscamento tutt'intorno allo scudo. Un rimedio meno drastico della chiusura sarebbe l'installazione di transenne, a mezzo metro dalle pareti e dai dipinti. Ma è un progetto che incontra ostilità. Solo in una tomba ciò è stato fatto: in quella dei Tori, come ha voluto il sovrintendente Moretti al momento in cui è andato in pensione. «Oro la tomba è rinata — raccontano i custodi, allenati ad anni di silenziose osservazioni —. Ma Moretti ha lavorato qui trentanni. E sono stati consultati archeologi di tutto il mondo: dicono che le transenne sono antiestetiche. Hanno preteso che, almeno, di queste qui venisse cambiato il colore». Liliana Madeo

Persone citate: Giglioli, Moretti

Luoghi citati: Tarquinia