Roma: 50 ordini di cattura per terroristi russi e neri di Sandra Bonsanti

Roma: 50 ordini di cattura per terroristi russi e neri Trovate le prove dei legami tra estremisti di destra e sinistra Roma: 50 ordini di cattura per terroristi russi e neri Ne sono stati eseguiti 45 - Fra i ricercati Scalzone e Panzierì - Le accuse vanno dalla rapina, agli attentati, ai delitti - Un fitto scambio di armi e di «mutuo soccorso» - Furono i neofascisti a procurare un medico per curare Viscardi (PI) ferito ROMA — Incalzato dalle indagini, decimato dalle confessioni dei pentiti, il terrorismo rosso ha stretto un'alleanza di « mutuo soccorso» con l'eversione nera: una vecchia ipotesi, questa, che ha trovato nei giorni scorsi inquietanti conferme. La Digos di Roma e il giudice istruttore Rosario Priore sono arrivati alla conclusione che «fino a tempi recentissimi estremisti di destra e di sinistra sono stati in contatto diretto, qui a Roma. Scambio di armi, di informazioni e anche qualcosa di più. spiega il giudice. Le notizie sui risultati, che hanno portato a 50 mandati di cattura (45 dei quali eseguiti nei giorni scorsi) sono ancora molto scarne. « E' un'indagine relativamente nuova, dice ancora Priore «un incartamento che abbiamo appena aperto-. Ma intanto i nomi delle persone inquisite, gli attentati dei quali sono accusate, ci portano a un livello non secondario nel firmamento del terrorismo: Valerio Morucci, Adriana Faranda, Mara Nanni sono tra i personaggi più noti colpiti dalla nuova inchiesta. Altri sono latitanti: Oreste Scalzone e Fabrizio Panzieri. Meno conosciuti invece, Aurelio Gambini, insegnante legato a Prima linea; Michele Surdi, assistente di filosofia del diritto presso la facoltà di legge di Roma, che proviene dalle file dei «Ceceri.», i Comitati comunisti rivoluzionari fondati anni fa da Scalzone; Giancarlo Davoli, arrestato e poi rilasciato, una sua foto era stata trovata nell'abitazione di Morucci e Faranda; Antonio Ginestra, sospettato brigatista; Roberto Martelli, vecchio amico di Fabrizio Panzieri col quale divideva un appartamento di via dei Giubbonari, arrestato ai primi di giugno in Portogallo con un passaporto del cognato di Panzieri; e, infine, Armando Mai, residente a Milano. E' lungo anche l'elenco dei delitti ai quali avrebbero partecipato i personaggi arresta¬ ti o ricercati: si va dal tentato omicidio di Theodoli, presidente dell'Unione petrolifera a cui spararono nel '76, ad attentati nelle sedi di agenzie immobiliari, a decine di rapine, all'uccisione dell'avvocato Schettini (nel '79), alla sparatoria contro la scorta dell'on. Galloni, all'uccisione del giudice Girolamo Tartaglione, del missino Miki Mantakas, e a quella del giudice Galli, a Milano. Episodi apparentemente slegati, che devono aver riservato, per gli inquirenti, una nuova chiave di lettura. Al centro delle ricerche della Digos, un personaggio di spicco del neofascismo romano: si chiama Egidio Giuliani, fu arrestato nell'aprile scorso in seguito alla scoperta di un box in via Prenestina pieno di armi (bazooka, mitragliatori, bombe a mano, fucili, pistole ecc.) e gioielli per centinaia di milioni. Giuliani era amico di Sergio Calore, attualmente inquisito anche per la strage di Bologna, e di Loris Facchinetti, uno dei fondatori, nel '67, del movimento «Europa Civiltà». Facchinetti era proprietario di un'agenzia, la «Adp», nella cui sede la Digos trova un laboratorio per falsificare targhe e documenti. Facchinetti, che fa parte di una loggia massonica romana, cede l'agenzia a Giuliani. Tra il covo di via Prenestina e la sede della «Adp» i magistrati trovano documenti che fanno risalire alle Unità comuniste combattenti e le prove che Giuliani scambiò alcuni documenti con terroristi della stessa organizzazione. Secondo la polizia Giuliani fu in contatto con un esponente importante di Prima linea (attualmente in carcere) e sarebbe stato interpellato quando si trattò di trovare un medico e un rifugio a Michele Viscardi, uno dei capi di Prima linea, arrestato a Sorrento nell'ottobre del 1980. Viscardi è uno degli otto imputati dell'omicidio del giudice Galli, e questo può essere il legame che ha fatto scattare a Roma l'accusa anche per quell'omicidio avvenuto a Milano. Importante anche il capitolo delle armi. Su questo punto gli inquirenti hanno ormai raggiunto la certezza che la collaborazione fra destra e sinistra è ben collaudata. Spesso i rifornimenti avvengono in Medio Oriente. Secondo in discrezioni, anche Oreste Scalzone si sarebbe interessato a questo genere di traffico. Ma, a sentire la Digos emissari dei due fronti compivano viaggi presso gli stessi fornitori in Medio Oriente. Fra i presunti terroristi rossi, un posto di rilievo sarebbe quello occupato da Roberto Martelli. La Digos avrebbe accertato che il giovane amico di Panzieri ebbe un ruolo anche nei disordini che culminarono con l'uccisione di Mantakas. Martelli, infatti, avrebbe sparato, ferendolo, ad un certo Rolli. Sembra tutto ancora molto confuso: episodi di cronaca che sembravano dimenticati tornano improvvisamente di attualità. Dubbi di un tempo trovano qualche nuovo risvolto. Ma Panzieri, condannato a nove anni per l'uccisione di Mantakas e rimesso in libertà provvisoria, fuggi nel momento dell'inchiesta sul covo di Vescovio. E Oreste Scalzone si dileguò quando, lasciate alle spalle le porte del carcere per la gravità delle sue condizioni fisiche, scelse di andare a stabilirsi in qualche Paese straniero. Sandra Bonsanti |