Salvo dopo 52 ore uno degli speleologi Stonilo bene gli altri, oggi si ritento di Remo Lugli

Salvo dopo 52 ore uno degli speleologi Stonilo bene gli altri, oggi si ritento Dopo l'attesa angosciosa, lacrime di gioia e abbracci davanti all'abisso di Ormea Salvo dopo 52 ore uno degli speleologi Stonilo bene gli altri, oggi si ritento E' Massimo De Paoli, ventenne: dei tre è quello di fisico più sottile ed è quindi riuscito a passare attraverso la fessura della caverna -1 suoi compagni hanno ricevuto cibo, bevande calde, abiti - Un martello pneumatico è in funzione per allargare il varco; in attività anche le idrovore - C'è soltanto un timore: che ricominci a piovere piovere DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ORMEA — E' salvo uno dei tre speleologi rimasti bloccati domenica nella grotta Arma Taramburla in valle Pennavaire. E' uscito alle 15,30 di ieri, dopo 52 ore di prigionia angosciosa; gli altri due sono vivi, ma ancora bloccati, però già raggiunti dai soccorsi. E' riuscito a conquistare la salvezza il più giovane, Massimo De Paoli, 20 anni, che è anche il più magro. Queste sue condizioni fisiche gli hanno consentito prima di tutto di passare attraverso una fessura della roccia che era stata allargata in mattinata da due speleologi soccorritori francesi e poi una sua passata breve esperienza di nuoto subacqueo gli ha permesso di affrontare con muta, bombole e boccaglio due sifoni d'acqua. Per i suoi compagni, Dino Pelazza, 24 anni, e Gianfranco Sappa, 29, le cose si presentano più complicate: non passano attraverso la fessura, che dovrà perciò essere allargata con un martello pneumatico, non hanno cognizioni non solo di nuoto subacqueo ma nemmeno di nuoto. Si dovrà attendere che le pompe abbassino i livelli dell'acqua dei sifoni consentendo il passaggio almeno senza bisogno di autorespiratore. La giornata di ieri si inizia con la grande speranza che i due speleologi subacquei francesi Jean Charles Chouquer e Patrik Benez, giunti nella notte da Avignone, considerati i più esperti in sifoni di grotte, riescano a sbloccare la situazione. La zona è tutta un brulicare di mezzi e uomini del soccorso. La piazza di Caprauna, il paese più vicino alla imboccatura della grotta, è gremita di automezzi dei vigili del fuoco, della polizia stradale, dei carabinieri. Un ufficio del Comune è stato trasformato in sala operativa dove il prefetto di Cuneo, Giovanni Maldara, tiene i contatti telefonici con la protezione civile a Roma Prima delle 9 i sommozzatori francesi, constatato che il terzo sifone è insuperabile perché preceduto da una galleria in discesa anch'essa piena d'acqua, cercano un'altra via e la trovano più in alto: una fessura naturale che però deve essere allargata. Chiedono di far venire dalla Francia un esplosivo speciale; il ministro Zamberletti, informato, dà il suo nullaosta. Nell'attesa di questo esplosivo, i francesi incominciano a lavorare di scalpello e martello. Benez, 24 anni, che è di corporatura minuta, alle 10,20 riesce a passare. I tre prigio- nieri sono poco oltre. Il contatto è raggiunto. La notizia arriva fuori, si odono urla di gioia, i parenti dei giovani si abbracciano piangendo, il padre di Sappa si inginocchia e prega. Sono vivi, ma sfiniti, affamati, la prima cosa che hanno chiesto è stato il cibo. Si incomincia a far passare in sacchi a tenuta ermetica, attraverso i due sifoni e la fessura, viveri, bevande calde, abiti, coperte, acetilene per la luce e il riscaldamento. La situazione viene esaminata dal gruppo di soccorrito¬ ri con più calma. I tre speleologi non corrono immediato pericolo, a meno che la pioggia non porti su il livello dell'acqua. Ma sotto questo profilo non c'è molta tranquillità perché il cielo è coperto, nuvole basse avvolgono le cime delle montagne. I problemi sono quelli di far passare i tre attraverso la fessura e poi attraverso i sifoni. Ma i medici subacquei, presenti in quattro, ritengono che questa seconda fase possa essere pericolosa. Dopo oltre 50 ore di permanenza in una grotta con appena 8 gra¬ di, la temperatura corporea è bassa e l'immersione in acqua gelida può causare svenimenti. Per di più due dei tre speleologi non sanno praticare il nuoto con respiratore. Comunque per prima cosa biogna far allargare la fessura che ha una lunghezza di circa un metro. Occorre un compressore e, poiché non può essere portato all'imboccatura che si apre su un pendio molto scosceso, deve essere corredato da un tubo lungo oltre 200 metri, difficile da reperire. Nel primo pomeriggio. mentre si sta provvedendo a questa attrezzatura, Massimo De Paoli riesce ad infilarsi attraverso la fessura e ad uscire nella zona dei sifoni. Le Incertezze sulla opportunità di farlo immergere nell'acqua cadono di fronte alla sua sicurezza: vuole la muta e le bombole, dice che ce la farà. Infatti, alle 15,30, supera entrambi gli ostacoli. E' salvo e anche in buona forma. Rifiuta di salire sull'ambulanza. Sulla carrareccia c'è suo padre con la «500», vuole salire con lui. La piccola vettura arriva al posto di blocco sulla provinciale e lo supera senza che 1 più si accorgano che a bordo c'è uno degli speleologi bloccati. Una rapida corsa al municipio di Caprauna, l'incontro con il prefetto e poi, giù, sulla piazza, con i giornalisti, gli amici venuti da Ormea, la gente del posto. De Paoli racconta che solo alle 15 di domenica, dopo 5 ore che erano nella grotta, scendendo verso l'uscita si sono accorti di essere rimasti intrappolati. Sono però riusciti a mantenersi all'asciutto. •Abbiamo cercato altre vie, ma con poca convinzione. Ci siamo seduti rassegnati ad attendere i soccorsi: Avete avuto paura di non farcela? «.afa:, pensavamo proprio che fosse solo questione di tempo.. Quando avete capito che stavano arrivando i soccorsi? .Due ore prima, sentendo battere.. Cosa avete provato vedendo sbucare dal- la fessura il francese? .Un po' di emozione, certo. Ci siamo salutati, ciao, ciao.. Massimo racconta sorridendo e tenendosi abbracciato al papà, la mamma l'ha già abbracciata a lungo poco prima. La giovinezza dei suoi vent'anni gli ha mantenuto il volto fresco, senza un segno di stanchezza. Avete dormito? -Sì, ci appisolavamo, a turno, per brevi momenti.. E come vi siete difesi dal freddo? .Avevamo buone tute, cercavamo di tenerci in movimento, tuttavia spesso eravamo scossi dai brividi.. Come giudica questa esperienza? .Una cosa che può capitare.. Tornerà ancora in grotta? «Ci penserò domani.. Ora si pensa a Dino e a Gianfranco. Forse è questione di molte ore se non di giorni. Il martello pneumatico è entrato in funzione per allargare la fessura. E intanto cinque pompe dei vigili del fuoco di Cuneo e di Torino stanno pompando fuori acqua, altri tubi la fanno scendere per caduta, ma il quantitativo è enorme, i pozzi sono vasti e profondi, uno è anche alimentato in continuazione. E' questione di tempo. Comunque, se le condizioni atmosferiche non volgono alla pioggia creando complicazioni, anche l'avventura degli altri due si concluderà a lieto fine. Remo Lugli O Mi D Pli i l d t è ii lib Ormea. Massimo De Paoli, qui con la madre e un parente, è riuscito a liberarsi dalla caverna (La Stampa - Piero Goletti)

Luoghi citati: Avignone, Caprauna, Cuneo, Francia, Ormea, Roma, Torino