Troisi: ora il giudice indaga nel diario dei ricordi

Troisi: ora il giudice indaga nel diario dei ricordi Romanzo Troisi: ora il giudice indaga nel diario dei ricordi IL segno sotto cui sembra posta la nuova opera di Dante Troisi, La sopravvivenza, è l'ambiguità, fin dalla struttura: che è e non è quella narrativa, divisa com'è in quattro parti, che sono un diario a due voci contrapposte e complementari, le lettere di un sacerdote, quelle di una ragazza, infine le lettere del protagonista, Daniele, alla moglie morta, Anna. Ci troviamo di fronte a un'opera che ha l'andamento di una lunga meditazione che ha come unico e un poco eccessivo argomento la morte, contemplata da vicino, evocata come una presenza incombente, inquietante e angosciosamente esaminata non soltanto nell'azione distruttiva che compie in Anna, ma soprattutto come problema e affanno del «dopo» per Daniele, come terrore e attesa di una sopravvivenza che è la propria nei confronti di Anna, ma che è anche l'immagine della situazione di tutti coloro che restano superstiti nella vita dopo che affetti, consuetudini, rapporti, sono stati spezzati dalla morte della persona cara. :** C'è, dietro l'essenziale incidersi dei pensieri sulla morte e sulla sopravvivenza, sì, una vicenda, ma è presso che interamente celata dietro la nettezza e la forza delle sentenze, delle analisi interiori, dei giudizi: la rivalità fra Daniele e Anna, che si sente come defraudata dal marito che sembra volersi appropriare della morte di lei, e quasi presentarsi come la vera vittima che la morte cerca, di colpire mentre finge di interessarsi di Anna; il prete che trova mostruosa l'intenzione di Daniele di chiedere l'autopsia di Anna e di accusare se stesso più o meno velatamente di averne provocato la morte, e analizza il groviglio di reticenze e di dubbi di Danie- le; l'amore della ragazza Emilia per Daniele, confessato da lei in una serie di lettere indirizzate al figlio di Daniele, Andrea, e concluso con una sentenza di dura condanna dell'uomo, definito «un parassito del dolore e della speranza degli altri.. Afa anche tutti questi fatti, più indovinati che detti, sono ambigui. A un certo punto si dice che il diario a due voci di Anna e di Daniele è opera esclusiva di quest'ultimo e che le lettere di padre Roberto sono una finzione di Daniele; e anche Emilia non è che un 'invenzione di Daniele, che cerca, ancora durante l'agonia lunghissima di Anna, di immaginarsi e prefigurarsi un futuro, di costruirsi quella sopravvivenza che lo ossessiona. Ecco che, allora, il diario, le lettere, ciò che dicono o fanno capire, tutto appare non altro che finzione: tutto non è che la costruzione che Daniele tenta della propria esistenza dopo la morte di Anna, le ipotesi che si immagina, la sfida suprema alla morte. Parrebbe quasi di trovarsi di fronte a un Piovene più secco, duro, senza indugi e compiacimenti, ma con l'uguale gusto nellindagare le molte facce che hanno i comportamenti, i pensieri, le azioni umane, i sentimenti. Se non che proprio la suprema ambiguità dell'opera ne è, per un vertiginoso paradosso, anche la soluzione che tutto illumina. La X, come Daniele chiama la morte, sembra significare anche un'altra incognita, che è Dio. Nell'ultima lettera ad Anna morta Daniele sembra sciogliere in una domanda tutta la tragedia della morte di Anna e dell'angoscia della propria sopravvivenza e della propria coscienza di fallimento e di rovina in quanto superstite di un'esistenza che ha avuto il significato dal rapporto con Anna (e anche incapace di costruirsi un»dopo» sensato e non banale). : * ★ E' la domanda che rinvia a una possibilità di andare incontro alla morte uniti nella fede e nella paura, verso la salvezza. La contemplazione della morte condotta fino a umiliarsi e distruggersi conduce a una difficile speranza, a una rivelazione di verità profondamente religiosa. Tutto è ambiguo finché questa verità non sia intravista, sia pure in modo problematico, attraverso tutto il complicarsi delle analisi, gli inganni, le menzogne, le confusioni volute delle parti, le costruzioni puramente ipotetiche del tempo e delle situazioni nella sopravvivenza. Il libro di Troisi è la grande metafora della ricerca del senso della vita dentro la presenza incombente della morte, secondo l'esempio più alto della tradizione ascetica, tradotta nei termini di una contemporaneità colta con pochi, ma nettissimi tratti. Qui sta la sua grandezza severa, perché la letteratura ha un senso duraturo soltanto se arriva a misurarsi davvero, a faccia a faccia, con le inquietudini e i problemi che da sempre sono dell'uomo. Giorgio Bàrberi Squarotti Dante Troisi, La soprawivoma, Rusconi, 117 pagine, 7000 lire. Da «Le gens de Justice» di Honoré Daumier

Persone citate: Dante Troisi, Daumier, Giorgio Bàrberi Squarotti, Justice, Piovene, Troisi

Luoghi citati: Emilia