C'è ancora un mistero nei gialli: perché piace il detective di Oreste Del Buono

C'è ancora un mistero nei gialli: perché piace il detective Cattolica: il fascino romanzesco del poliziotto C'è ancora un mistero nei gialli: perché piace il detective Brivido a Cattolica per il festival del giallo. Sono In programma, fino al 5 luglio, oltre 50 film italiani e stranieri che vedono protagonisti i principali detectlves del romanzo poliziesco. Nel corso della manifestazione verranno assegnati II premio «Alberto Tedeschi», fondatore del giallo Mondadori, per II miglior racconto inedito e I premi «Gran giallo Cattolica», assegnati dalla Associazione ita- liana scrittori del giallo, al miglior racconto inedito e al miglior romanzo edito. Il 4 luglio si svolgerà un dibattito sul tema «Il racconto poliziesco: le indagini proseguono» con la partecipazione di Oreste del Buono, Umberto Eco, Renzo Cremante, Carlo Glnzburg. Abbiamo chiesto a Oreste del Buono, presidente del «comitato scientifico», un intervento sulla figura del detective. RICOMINCIA un'estate gialla. Sarà per un desiderio di fresco, sarà perchè il sottogenere poliziesco è considerato d'evasione, sarà per un motivo o per l'altro, certo l'estate si tinge volentieri di giallo almeno per noi italiani, da quando Mondadori tra Anni Venti e Anni Trenta decise di rivestire in color citrino i primi volumi dell'ormai venerabile collana che mi trovo Immeritatamente, ma appassionatamente a dirigere. Ebbene, come lettore prima, come operatore poi, come direttore, infine, del settore, non ho ancora risolto un interrogativo fondamentale: perchè affascina tanto il personaggio del detective? Questa del Mystfest di Cattolica, il grande raduno estivo degli appassionati di cinematografia, letteratura e televisione gialle, potrebbe essere l'occasione buona per fornire una risposta. Ma sono in grado di premettere, come inascoltato presidente del cosiddetto comitato scientifico, che non lo sarà anche se presenterà un'attraente rassegna di film imperniati su detectlves, di origine letteraria o no, da Sherlock Holmes, ovviamente pensato da Arthur Conan Doyle a J. J. Oittes. pensato non proprio ovviamente da Robert Towne (non proprio ovviamente perchè, mentre Conan Doyle risulta il creatore di Sherlock Holmes da quando nel 1887 lo mandò in giro la prima volta per il mondo in «A study in scarleU, per sapere che Towne è il creatore di J. J. Oittes, occorre consultare non un libro, ma i titoli di testa di un film, •Chinatown* di Roman Polanski, 1974 e, tutto sommato, il personaggio è scopiazzato dal solito Philip Marlowe del solitissimo Raymond Chandler).. La rassegna di Mystfest saltabeccando tra Padre Brown, Hercule Poirot, Miss Marple Sam Spade, Phllo Vance, EUery Queen, Nero Wolfe, Mike Hammen e altri tra cui persino Duca Lamberti, non mancherà di proporre spunti di discussione a proposito della figura del detective. ma non verranno raccolti almeno per quest'estate. n Mystfest nei suoi convegni (ammesso che io sia stato informato esaurientemente all'ultimo e che non mi vengano riservate ulteriori sorprese) discuterà argomenti di sicuro sfiziosi, ma più specialistici, quali il perchè qui da noi nel cinema non vada il poliziesco, ma piuttosto il poliziottesco e quante e come siano le varie versioni fornite dal cinema al romanzo di James M. Cain, .The pastinati always rings twice*. La figura del detective, e le ragioni del suo fascino controverso, caso mai saranno oggetto di un dibattito al Mystfest del 1982. magari con un altro presidente del comitato scientifico, detto senz'ombra di polemica e con la luce, invece, di un'affettuosa collaborazione ad majora. Fascino controverso, lo ripeto, che si era cominciato, sia pure obliquamente, a discutere, al Mystfest 1980, nel dibattito su Marlowe-Chandler sbirro o paladino? Incorruttibile o figlio della reazione? Persecutore o vittima? Ma il problema sarebbe da affrontare alle origini, le origini letterarie o paraletterare del sottogenere poliziesco, orima dell'avvento del ciiema e dopo, ovviamente a maggior ragione dopo, origini su cui c'è ancora tutto o quasi da indagare. Quali origini? Nel •Queen's quorum* Predelle Dannay e Manfred B. Lee, ovvero Ellery Queen, hanno scritto addirittura che la «detective-crime-and-mystery-story» sarebbe in grado di vantare un inizio biblico. Il primo assassinio avvenuto su questa povera crosta terrestre secondo la nostra religione viene, infatti, ricordato nella Bibbia con tutti i suoi dati: vittima, criminale, movente e, per induzione, arma: 'Caino si levò contro Abele suo fratello, e lo uccise'. E' vero che si tratta, ammettono i nostri esegeti, di un assassinio senza mistero, e, quindi, senza bisogno di un poliziotto per scoprirlo, ma si domandano, arrivato il delitto, poteva esser lontano il poliziotto? E, naturalmente, si rispondono di no. Secondo altri, in vena di pignoleria o di polemica, la Bibbia dovrebbe essere lasciata in pace, e l'inizio del sottogenere andrebbe più modestamente fissato a un secolo e mezzo fa, esattamente al 1841, quando il • Graham'.? magasine- di Filadelfia pubblicò il racconto «TTie murders in the rue morgue* di Edgar Allan Poe come la prima indagine del cavalier C. Auguste Dupin, giovane signore discendente da famiglia ottima anzi illustre, ma per un susseguirsi di vicende sfortunate ridotto a essere ricco solo di un'acuta capacità analitica. Quale delle due correnti ha torto? E' probabile, come accade nelle dispute., che abbiano torto tutt'e due e nessuna. E' indubbio, infatti, che, dopo i precursori Caino e Abele, molti assassini e molti morti ammazzati abbondano nelle vicende dell'umanità, e di molti di questi si è parlato in leggende, cronache, memorie in poesia e in prosa: sul delitto e su quello che segue al delitto, sulla necessità di una sconfitta del male e di una punizione dell'assassino da parte di parenti, amici, protettori, divinità del morto ammazzato si è fantasticato e scritto, ma la narrativa poliziesca non può nascere se non con la nascita della polizia, ovvero con il sopraggiungere di individui e metodi capaci di assicurare il trionfo della giustizia. Nasce, quindi, in un determinato periodo storico, all'insegna di una particolare mentalità e nel clima di una particolare condizione sociale. E' innegabile che nel diciannovesimo secolo la scienza finisce per imporre, contro ogni credulità nel mistero, la sua orgogliosa illusione della vita come materia di cui si avrà prima o poi totalmente spiegazione, ma è altrettanto innegabile che ancora nel diciannovesimo secolo, nel mondo che l'industria, figlia della scienza, sempre più sconvolge, la sete di favole, miti non s'è affatto spenta, anzi è stimolata, resa febbrile dalla sostituzione delle vecchie favole, dei vecchi miti con gli orrori e gli scandali delle gazzette. Il nuovo, per allora, personaggio del poliziotto mezzo avventuriero e mezzo scienziato alla ricerca di una verità nascosta ma alla fine della fine accessibile, va persino troppo incontro alle contraddizioni, alle opposte retoriche del secolo diciannovesimo. Ma ora? Come si spiega il perdurare del suo fascino controverso ora? Ora che il detective, armi e bagagli, usi e costumi, tic e tabù, ci appare antiquato e incredibile come un cavaliere di Re Artù? Dobbiamo deciderci a prendere in considerazione un aggiornamento della figura fascinosa del detective, badando più al metodo che all'apparenza, più alla ricerca che al pittoresco. Il più bel libro giallo che ho letto in questi ultimi tempi è di sicuro -Indagini su Piero* di Carlo Oinzburg, numero 1 dell'appena inaugurata collana « Microstorie» di Einaudi, da cui comincio a temere una seria concorrenza peri «gialli* Mondadori. Non scherzo. Carlo Oinzburg è uno degli storici più sensibili alla necessità di un rinnovamento della storiografia e il Piero che è sottoposto alla sua indagine è Piero della Francesca, sissignore E l'indagine è irresistibile, si legge tutta d'un fiato e non mi ha fatto dormire. Oreste del Buono Illus trazione di Giardino (da «Sani Pezzo», ed. L'Isola Trovata)

Luoghi citati: Cattolica, Filadelfia