Ci manca il personale facciamo inorridire gli studiosi stranieri di Liliana Madeo

Ci manca il personale facciamo inorridire gli studiosi stranieri Ci manca il personale facciamo inorridire gli studiosi stranieri FIRENZE — II ruolo del museo nella formasione culturale del cittadino; quanto è cambiata qualitativamente la richiesta del visitatore e quale risposta ci si prepara a dargli: questi problemi Giorgio Bonsanti li osserva dall'interno dell'istituzione. Dirige a Firenze la Galleria dell'Accademia, il museo di San Marco, le Cappelle Medicee. Fa parte del direttivo nazionale dell'associazione che raggruppa i funzionari direttivi scientifico-tecnici delle Sovrintendenze, interessati a migliorare e rendere più utile questo servizio. Dice: «Esiste una domanda culturale nuova, che contiene in sé molte possibilità. Il problema è esplorarle e farvi fronte. Personalmente, impegnato in tre musei e all'Ufficio Restauri di Firenze, io ho disponibilità limitate. Ci sono le sezioni didattiche, che sono sempre più in moto presso le Sovrintendenze e svolgono un lavoro prezioso: accolgono le classi dei bambini, li portano in visita, stimolano osservazioni e ricerche; ma nel complesso, il loro è un ruolo tradizionale. Quello che si deve fare, adesso, è raggiungere le persone che non frequentano i musei, aprirsi al mondo del lavoro. E' un pubblico che bisogna andare a cercarsi. Oggi niente lo invoglia ad andare a cercare il museo». Che cosa si dovrebbe fare? • «Presentare il museo in modo nuovo. Facendolo vedere, con le sue collezioni, come un qualcosa che è legato alla storia della propria città, alla nostra civiltà, alla vita di ciascuno. Operando perché la gente se ne riappropri. Il museo non è un'entità astratta, creata isolatamente e artificiosamente, priva di rapporti con le altre testimonianze del vissuto in un territorio. Una migliore proposta del museo riconduce a una più ampia tutela dei beni culturali, a una programmazione sul territorio. Non. è una linea che tutti condividono, anche fra i miei colleglli, anche fra i più avanzati. C'é chi tende, ad esempio, a isolare il grande museo, chiedendo che un'apposita sovrintendenza se ne occupi, staccandolo dalla sovrintendenza cui è affidata la gestione dei beni culturali di quel territorio. Lo considero un errore. Si preclude cosi la possibilità di insistere su quella relazione fra territorio e beni culturali in cui soltanto si può coinvolgere il cittadino tacendogli sentire il museo come qualcòsa di suo». Esistono però musei più importanti di altri, con problemi e obiettivi specifici. «Certo. Dovrebbe anzi essere favorita una rete di musei di vario livello, di musei piccoli che riconducono a quelli più grandi e prestigiosi. Ogni città dovrebbe avere il suo piccolo museo in cui la gente riconosce gli oggetti che fanno parte della sua storia. E' l'incontro con il museo cittadino che permette una fruizione non passiva del museo più importante». Quali provvedimenti spiccioli, per l'immediato, potrebbero favorire questo processo? «E' difficile fare un discorso generale senza tenere conto di tutte le differenze fra museo e museo, fra musei specializzati e no, fra musei collocati in strutture antiche e immodificabili e no. eccetera. Fatta questa premessa, possono valere per tutti alcune esigenze. Anzitutto, e non sembri una banalità, che le opere siano bene restaurate e bene esposte. Poi: che i depositi siano ordinati e visibili al pubblico, anche se in misura ridotta. Che il personale sia sufficiente, per numero e qualificazione. Che, in questo settore, siano colmate alcune lacune che fanno inorridire i nostri colleghi stranieri: nel tre musei che dirigo, ad esempio, non esiste personale intermedio fra direzione e custodi, non c'è un dattilografo, non un impiegato, non un operatore culturale. «Infine: che si modifichi l'ottuso burocratismo con cui è stata approvata e applicata la legge dell'estate scorsa, che ha Aumentato il prezzo dei biglietti d'ingresso nei musei e ha tolto a tutti l'accesso gratuito. E' una questione teorica, di fonde, e pratica. In tal modo si penalizza io studente, lo studioso, l'appassionato, 11 ricercatore. Paradossalmente, se lo vado in un altro museo, per un aggiornamento o uno scambio, lo faccio a mie spese. I miliardi che dovrebbe incassare lo Stato per questo tramite non si capisce perché debbano venire odio dai musei.; Liliana Madeo

Persone citate: Giorgio Bonsanti

Luoghi citati: Firenze