Una sfida da tre soldi

Una sfida da tre soldi Parliamone Una sfida da tre soldi PARLIAMONE, anzi bisbigliamone perché, per ora, è tutta una storia di «si dice». La racconta Franco Quadri in un corsivo apparso su «il manifesto» di giovedì 18 giugno e ce la porge come «una storiella da tre soldi». Franco Quadri di teatro se ne intende e tra gente di teatro quando uno dice «tre soldi» si sa a cosa allude: al classico, a Bertolt Brecht e alla sua «Opera da tre soldi». Altrimenti si usa l'altra espressione e non soltanto tra gente di teatro: «quattro soldi». Un soldo fa quindi tutta la differenza, dal sublime allo spregevole. Ma è sempre quindi tutta una questione di soldi? Vediamo. Franco Quadri racconta che a Berlino Ovest si maligna su un fatto accaduto a Berlino Est dove Dario Fo, chiamato dal Berliner Ensemble a mettere in scena l'Opera da tre soldi» di Brecht avrebbe detto: «Ma non vorrete mica che io usi le musiche di Kurt Weill? E' roba vecchia, inservibile, io ho bisogno delle mie musiche. Non me lo permettete? Rinuncio alla regìa e me ne vado». Allora Barbara Berg Brecht erede dei diritti di Brecht (vige anche nei Paesi socialisti questa roba del diritto) prende un aereo e vola in Florida da Lotte Lenya e glielo dice. Lotte Lenya, vedova ed erede di Kurt Weill (ricordate «Jenny dei pirati» o «Surabaya johnny»? Le cantava lei prima di Milly) dice nove volte no di fronte agli assegni che Barbara le offre ma al decimo assegno cede. Così Barbara Berg Brecht tornata a Berlino convoca Fo e gli dice: «Puoi fare l'Opera con le musiche che vuoi». Ma dopo tre settimane, presa dalla curiosità di vedere come procede il lavoro di Dario, va al Berliner Ensemble e non capisce cosa stiano provando. (Copyright N.Y. Revlew of Books. Opera Mundi e per ntalia «La Stampa.) «Che fai, Dario?». E lui: «L'Opera da tre soldi». Lei lo guarda sbigottita (riferiamo «voci») e allora lui le spiega: «Faccio l'Opera di oggi. Non vorrai mica che metta in scena quel vecchio testo lì?». Barbara invece proprio quello voleva e «così fu che Dario prese il primo aereo e partì». Ecco la chiacchiera. Óra cerchiamo di andare oltre, nello storico, nell'ideologico, cioè nell'opinabile. Nel 1930 Brecht concesse alla Nero Film A.G., dietro compenso, i diritti cinematografici sull'«Opera da tre soldi» e nel contratto era scritto: «La composizione di nuovi brani musicali e l'adattamento dei brani musicali già esistenti verrà eseguita esclusivamente dal compositore Kurt Weill... Analogamente, anche i nuovi testi dei canti per i brani musicali già esistenti e i testi per gli eventuali nuovi brani musicali saranno composti esclusivamente dall'autore di testi Bertolt Brecht». Sor¬ sero subito disaccordi per l'adattamento cinematografico, si adì ai tribunali _ . Stando alla lettera del contratto, pare che Brecht e Weill ci tenessero alla «tutela del loro diritto immateriale»: tuttavia Brecht riteneva che tutto ciò che riguarda i diritti d'autore fosse «medioevale e sorpassato» e che il tempo dei . contratti, diritti ufficialmente riconosciuti, fosse ormai tramontato in quanto erano considerati «sacri» nell'epoca delle barbarie. Non così Lotte Lenya, né Barbara Berg Brecht. E Dario Fo? Nel 1975 tornò dalla Cina entusiasta per gli esperimenti di Chiang Ching la quale aveva «riveduto» tutto il repertorio dell'Opera di Pechino, fatto per il quale poi è stata condannata a morte, sia pure con sospensione della pena. Sicuro di non incorrere nella pena di morte in quanto cittadino di un Paese borghese in cui si mercifica l'opera d'arte, come appunto dice Brecht, e per il resto si lascia correre, chiamato a tentare l'esperimento (sociologico?) non in un Paese socialista ma in uno dei «cosiddetti», Fo si è dunque sentito potente, molto più potente di Chiang Ching. Gli è andata male, la contraddizione è scoppiata, non avremo un Brecht secondo Fo alla faccia di Kurt Weill. Ma ne sentivamo il bisogno? Dovremmo proprio parlarne, ma per carità, che nessuno dica: «Giù le mani da Brecht» e che nessuno metta le mani addosso a Fo. Gira e rigira è tutta una cosa molto borghese, anzi piccolo borghese, con rispetto parlando. Roba da tre o quattro soldi per quanto riguarda certe vedove e sfida tipo «Memento audere semper» per quanto riguarda il regista. Temerario! Chiang Ching lo avrebbe messo a tacere come ha fatto con tanti attori e registi anche molto ma molto meno temerari. Uno di loro è stato riabilitato ed è oggi viceministro della cultura della Repubblica Popolare Cinese. Perché non ne parliamo? Non per divagare, ma per capire, un senso dovrebbe pur esserci. Brecht diceva che le contraddizioni sono speranze. Fondate? Renata Pisa r, i ttm in ) Bein u Bertolt Brecht in una caricatura di Levine

Luoghi citati: Berlino, Berlino Est, Berlino Ovest, Cina, Florida, Pechino