i poeti

i poeti i poeti »©, 1631. incisione di M. Merian dal tempo "in cui Wattenstein invase la P'omerania, Lauremberg si esprimeva nel suo dialetto natale di Rostock, e Rist gli rispondeva in basso tedesco. Uopo trent'anni di soggiorno a Londra, il diplomatico Weckherlin parlava ancora un duro svevo. E pur nella dominante conversazione nel dialetto della Slesia, Moshcèrosch usava il osi» alemanno, Harsdórffer il suo (roncone pepato, Bucbner e Gérbardt il loro sas1 sone, GrefUnger il suo basso bavarese gutturale, e Dacb il suo prussiano impastato e a mezzo tra Kernel e Pregel». I poeti più giovani riescono a coricarsi nel granaio con le serve della taverna, cambiando compagne tra i sogni. E si parla sempre della guerra e i suoi orrori: «Durante l'assedio di Breisach si uccidevano i bambini senza casa e poi li si mangiava. Dove si dava il segnale di battaglia, la plebaglia prendeva arie da signori. 1 peggio ammazzamosche di campagna si pavoneggiavano in abiti da città. E tutti sapevano dei grassatori di Franconia e Brandeburgo, nascosti dietro ogni'cespuglio». Nei dintorni di Telgte, cadaveri gonfi e putrescenti galleggiavano sull'Ems, avvinghiati alle volte in una grottesca parodia dell'amore dei poeti con le serve. I poemi 'che gli ospiti compongono ritraggono la distruzione nel linguaggio delle lamentazioni:.«Oh gli stolti sogni ai quali noi mortali ci affidiamo...». «E' andato tutto in acido. L'orrore ha annebbiato gli specchi. Il significato delle parole si è rovesciato. La speranza si è infiacchita.. Costruito sulla sabbia, nessun muro regge». E' questo il tema delle canzoni dei poeti a Telgte, mentre continuano a riunirsi, mangiare, far l'amore. Questo libro è anche un commento pieno d'ironia sui poeti. Gli ospiti arrivano tutti a Telgte con la storia della loro vita per bagaglio. E l'«io narrante» è abilissimo ad approfittarne. Con l'abilità di Brueghel o Teniers a dipingere i contadini in enormi tele, ognuno con le sue caratteristiche e tutto preso dalle sue idiosincrasie, Grass disegna i personaggi ben netti quanto a comportamento credenze e condizioni. Simon Dach, l'organizzatore dell'incontro, una figura paterna che guarda ai poeti come a figli, pare uscito da un ritratto di Hans Memling. Il pietistico Paul Gerhard, che prega per un mondo lacerato dagli scismi e per i suoi compagni, se ne sta un po' in disparte. Forse ' il ritratto più vivo è quello •di Heinrich Schiitz, il grande compositore di musica sacra (cugino del poeta Heinrich Albert) che arriva non invitato per sentir leggere i poemi, con l'intento di metterli poi in musica. Con il suo modo austero di ascoltare e l'apparenza severa e inqufoitrice, ispira timore ai poeti, e li imbarazza quando osserva che gli italiani offrono testi molto migliori dell'appiccicosa retorica tedesca: come mostrano i libretti scritti da Mastro Rinuccini per Monteverdi. Schiitz pare un ritratto di AIbrecht Durer. I poeti si convincono che è loro dovere di professioni¬ sti di un'arte produrre un manifesto: un appello commosso alle grandi potenze, ai loro principi, perché trovino una pace che duri e non finisca ancora in guerra. Deve aprirsi con un toccante richiamo alle condizioni rovinose della nazione: «La Germania, l'impero più carico di gloria al mondo, è ora ridotta allo stremo, devastata e saccheggiata». I poeti devono restare al di sopra delle parti, vantando il diritto di rappresentare, loro soli, la Germania vera. Ma come accade agli artisti quando si danno alle cose pubbliche, finiscono per cascare in quella stessa partigianeria che deplorano negli uomini di Stato. Quando il manifesto preparato da due di loro viene letto all'assemblea dei poeti: «Come c'era da aspettarsi, Gerhardt ebbe da ridire sulla particolare menzione ai calvinisti. Buchner criticò la condanna un po' troppo netta della Sassonia. Un pastrocchio del genere, disse Weckherlin, non avrebbe indotto Massimiliano a fare un solo passo contro la Spagna o spinto il langravio di Hesse contro la Svezia». In politica ogni poeta rappresenta gli interessi della sua regione. Alla fine, anche per merito di Schùltz, mettono insieme un inutile documento di grande intelligenza, fondato sulla consapevolezza della loro dignità di artisti, un appello «a tutte le parti che vogliono la pace senza dispregio per le preoccupazioni dei poeti che, pur spogli del potere, si sono conquistati il diritto all'eternità». Shakespeare espresse la stessa disperazione per l'impotenza dell'arte nel sonetto 65: Se non c'è bronzo, pietra, terra o sconfinato mare che la cupa mortalità non riduca al suo potere, che difesa a tanta rabbia potrà opporre la bellezza, forte nell'agire quanto un fiore? ★ ★ Gùnter Grass dice verità efficaci sui poeti, modo di fare e personalità, che vanno bene riferite al 1947 come al 1647. Forse la loro famosa vanità sta nella loro presunzione di sfoggiare nella vita d'ogni giorno le stesse qualità, acume e idealismo, che rivelano nelle loro poesie. Ma naturalmente c'è uno scarto tra il poeta uomo e l'uomo che emerge nei poemi. Il fatto è che chi scrive poesie può occupare il personaggio cui dà vita solo mentre scrive. E' davvero poeta solo a sprazzi, molto più di rado una personificazione della sua poesia. In Lotte in Weimar di Thomas Mann c'è una meravigliosa descrizione di Goethe che smette all'improvviso di sognare la Grecia e resta pochi istanti identico alla sua poesia — immaginazione e genio incarnati — prima di riassume é l'aspetto del grande burocrate e maestro di gusto a corte. Anche Grass. qua e là, ci mostra i poeti soli con la loro ispirazione, la gloria e l'orrore della noia. Eppure, con tutti i dibattiti sulla prosodia e altro, ci si sente più informati che illuminati sulla natura dei poeti e della poesia. Oh un po' di Virginia Woolf, mi sono sorpreso a sospirare, passando per il fracasso dei boccali sbattuti e delle risse e per le serve prese sulla paglia. Che fortuna non essere un poeta del Seicento. Ma insomma, è un bel divertimento e bisogna esser grati a chi ce lo ha dato. Alla fine ci è tornato in mente che nonostante l'affannata retorica dei poeti, «la poesia non fa accadere nulla». C'è anche la consolante dimostrazione che «sopravvive... un modo di accadere, una via d'uscita». U n'affermazione , che il disegno sulla copertina, una mano che'tiene una ? penna d'oca è vìeh fuori da un mucchio di pietre che paiono pollici spezzati, dimostra con efficacia. Stephen Spender (Copyright «The New York Review ot Books. e per l'Italia «La Stampa).