Quei classici che ancora ci sorprendono

Quei classici che ancora ci sorprendono I «grandi stranieri» della Utet Quei classici che ancora ci sorprendono COPERTINE color pastello, formato tascabile, 7500 lire al volume: con una rinnovata veste grafica, di una sobria, dimessa eleganza, la Utet rilancia la collana .Grandi scrittori stranieri*. Fondata proprio 50 anni fa, nel 1931, da Arturo Farinelli, l'autorevole germanista e studioso di letterature comparate, la collana fu diretta, dal '48 ai primi Anni Settanta, da Giovanni V. Amoretti, raggiungendo i trecento titoli: il primo era stato Mireille, romanzo in versi del provenzale Mistral, l'ultimo fu il Teatro di Wedekind. L'iniziativa dell'editrice torinese contribuì allora a sprovincializzare la cultura italiana, divulgò i grandi autori tedeschi quando ancora non era di moda il fascino della Mitteleuropa, fece conoscere opere ritenute .minori* solo perché .lontane*, capolavori di letterature .periferiche*, dalla portoghese alle slave. Coerente con le tradizioni di educazione popolare della Utet, praticamente sema concorrenti fino a quando, nel '49, uscì la Bur, la collana fu diffusa con successo nelle case della piccola e media borghesia, attraverso quella capillare rete di agenti librari che la casa editrice, forse unica in Italia, ha saputo sviluppare, seguendo l'esempio del suo fondatore Giuseppe Pomba. Adesso la collana torna in catalogo e per la prima volta sarà distribuita anche in libreria. Un tentativo pilota per la Utet, che basa l'80% del suo fatturato sulla vendita rateale. Sono previsti 200 titoli: 40 l'anno, rilegati, per i clienti del rateale, offerti in due gruppi di venti, ciascuno a 180 mila lire; trenta in brossura per la libreria, tre ogni mese; a 7500 lire l'uno. Le tirature saranno di 15.000 copie il volume. Tra i primi ad uscire, classici .canonici* da Goe-, the a Hoffmann, da Ha- wthorne a Melville, da Dumas a Alain Fournier; opere da tempo irreperibili come il Parsival di Wolfram von Eschenbach o ancora sconosciute al pubblico medio, come I racconti dei giusti di Leskov, ritenuto dalla critica formalista .tra i vertici della narrativa russa*, le Novelle dello svedese Almquist, il Libro de buen amor di Juan Ruiz, ecclesiastico spagnolo del XIII secolo, Il sogno della camera rossa di Ts'ao Chan, un testo fondamen¬ tale del 700 cinese, assunto come modello di opera letteraria dagli intellettuali maoisti. . «Il nostro obiettivo — dice Piero Pignata, responsabile editoriale della collana — resta quello originario: offrire "il meglio della letteratura mondiale" a un pubblico che di solito non frequenta la libreria. Un pubblico non di specialisti, ma scolarizzato, in cerca di buone letture». JVon c'è il rischio di limitarsi a un ripescaggio, di proporre doppioni, di inserirsi in un mercato già saturo di concorrenti? «Abbiamo un catalogo ricco di sorprese — rispondono alla Utet —. Per fortuna (o purtroppo?) ci sono capolavori ignorati, letterature emergenti tutte da esplorare. Dei grandi classici offriremo soprattutto i testi meno noti, ma non per questo "inferiori". Comunque sempre opere di grande richiamo, di larga accessibilità, destinate a durare; li¬ bri che garantiscano un investimento sicuro, per noi e per il lettore. Non inseguiremo certo le preziosità da amatori. Per le i traduzioni conserveremo' quelle originali che ancora ci sembrano adeguate. Ma ne abbiamo già in corso una trentina di nuove». «/ grandi scrittori stranieri* si presentano come un'operazione editoriale maturata con prudema, per valorizzare un patrimonio esistente e ritagliare alla casa editrice uno spazio di mercato originale •(tra ì tascabili: Oscar, Bur, Garzanti e le gemme aàelphiane). E nel contempo sono un'operazione culturale che richiama ancora una volta l'intraprendema di Giuseppe Pomba, la sua .Biblioteca popolare*: «Prodigiosa. impresa per diffondere soda istruzione», come la definì il Brofferio: un milione di volumi in due anni. Eravamo nel 1836. Le.

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