Viaggio nell'adolescenza alla scoperta di un estraneo: il padre di Masolino D'amico

Viaggio nell'adolescenza alla scoperta di un estraneo: il padre Le confessioni di Ackerley Viaggio nell'adolescenza alla scoperta di un estraneo: il padre QUANDO mori nel 1967, Joe Ackerley godeva di una certa reputazione dovuta soprattutto a una lunga e molto valida attività per la BBC, fra l'altro come direttore letterario del settimanale 27ze Listener, e rt una ancor più lunga amicizia con E. M. Forster, di cui per decenni fu il principale confidente e portavoce. In proprio, Ackerley aveva inoltre effettuato interventi per nulla banali, anche se distanziati nel tempo e negli argomenti: la commedia Prisoners of War (1925), fra le migliori dettate dalle reminiscenze della Grande Guerra; la cronaca esotica Hindoo Holiday (1932), sul proprio soggiorno come segretario del maragià di Chhattarpur (esperienza che aveva ricalcato quella analoga compiuta da Forster, e infatti era nata dietro suggerimento e raccomandazione di questi); e infine, in tempi più vicini a noi, due libri dedicati all'estatica ammirazione e all'amore per la sua cagna Queenie: argomento questo che lascerebbe probabilmente freddi i lettori di altri paesi, ma che presso gli inglesi lo rese quasi celebre. Queenie era un bellissimo e alquanto isterico esemplare di alsaziano che Ackerley ereditò nel '45 dall'ultimo e più sciagurato fra i suoi numerosissimi, effimeri partners omosessuali, un soldato ladro e disertore condannato al carcere: e come spiega anche in questo libro, vi trovò la pace definitiva. Smise di battere freneticamente i pub frequentati da militari e operai, e diventò un cinofilo che scriveva lettere indignate al sindaco di Barnes per protestare della maleducazione dei cigni nello stagno municipale, rei di avergli spaventato coi loro sibili la compagna. Sopraggiunta questa «pace» in tarda età Ackerley trovò finalmente la forza di voltarsi a ripercorrere fino in fondo la propria adolescenza, e in particolare di riesaminarne retrospettivamente i rapporti con suo padre, il quale morendo nel 1931 aveva clamorosamente riaperto in lui, mediante una rivelazione, una ferita mai ben rimarginata di anni prima, conseguenza di un'altra scoperta a proposito della famiglia. Da tale inchiesta autobiografica sarebbe nato il più compatto e inquietante dei libri di Ackerley, questo Mio padre e io che usci postuma, nel 1968, e che oltre a contenere una fra le confessioni, più sincere e spietate che si conoscano, occupa un posto niente affatto secondario nel pur vastissimo panorama inglese delle rimozioni di altarini tardo vi ttorian i e edoardiani, con relativa descrizione di inferni privati sotto facciate insospettabili. Raccontare troppo particolareggiatamente Mio padre e io non è possibile senza rendere un cattivo servizio all'autore, il quale ha organizzato la sua narrazione intorno a una serie di piccoli colpi di scena, non inferiori a quello della frase di apertura: «Sono nato nel 1896 e i miei geni¬ tori si sposarono nel 1919*. La scoperta di questa irregolarità fu il primo choc per il giovane Ackerley, anche se all'epoca non bastò ad aprirgli del tutto gli occhi su quel padre prospero importatore di banane, tanto convenzionale e noioso in apparenza. Per la verità neanche le rivelazioni successive scandalizzano troppo noi «moderni». Ma il punto è un altro: gradualmente, col progresso dell'indagine, ci rendiamo conto di come, attraverso essa, il fi- glio cerchi di spiegare non suo padre, ma se stesso, a se stesso; di come tenti l'impresa, consapevolmente assurda, di rintracciare nel lontano comportamento di un uomo che poi gli sarebbe stato sostanzialmente estraneo (e dal quale inoltre fu sempre trattato con generosità) i germi di una propria vita contrassegnata da una terribile aridità e infelicità affettiva, e non per colpa dell'essere omosessuale, che anzi Ackerley accettò senza problemi, e del quale fece un po' una bandiera. Scrittore intelligente, tagliente, ironico (non per nulla esaltato da Evelyn Waugh), Ackerley non risparmia il suo sarcasmo né alla vicenda paterna, con te sue irregolarità sotterranee, né alla propria, di cui traccia con precisione scientifica, attraverso scuola, fronte, prigionia, università ozi letterari, le tappe relative alla formazione di un erotismo precario, incapace di veri rapporti. E, come avrebbe fatto anche il suo amico Forster (questi non direttamente, ma attraverso un biografo autorizzato, al quale mise in mano tutto il materiale possibile), consegna alla generazione successiva un rapporto circostanziato e, nel suo squallore, molto commovente, anche delle proprie attività sessuali: affinché costei spieghi, se può, e si regoli dì conseguenza. Masolino d'Amico J. R. Ackerley: Mio padre e lo. Trad. Aldo Busi e Giulia Arborio Mena, Adelphi, 209 pagine, 9500 lire. Alfred R. Ackerley

Persone citate: Aldo Busi, Alfred R., Barnes, Evelyn Waugh, Forster, Giulia Arborio Mena, Holiday, Joe Ackerley