Al sociologo non far sapere di Lietta Tornabuoni

Al sociologo non far sapere Parliamone Al sociologo non far sapere UTILITÀ' delle scienze umane: nel torbido groviglio della PZ Francesco Alberoni interviene a cercare «la spiegazione elementare e chiara» della sociologia. Al sociologo non bastano documenti, fotocopie, ricevute di soldi incassati, lettere compromettenti, organigrammi di (rateili della loggia, confessioni accorate o ammissioni arrogano, indagini giudiziarie, sospensioni cautelative, rivelazioni su inesplicabili carriere folgoranti, arresti, storie di speculazioni finanziarie, nuovi sinistri significati assunti da espressioni quali «periodo di riposo», «vacanze», «ferie», e neppure una inevitabile crisi di governo. 1 motivi molto concreti, le convenienze politiche ed economiche, l'intreccio di ricatti non servono a spiegare perché i mille della P2, ministri, generali, segretari di partito, banchieri, magistrati, industriali, giornalisti, alti funzionari dello Stato e dei servizi di sicurezza, fossero solidali e complici in quella specialissima loggia massonica. Il sociologo accantona in mezza riga le ragioni troppo facili della realtà: i motivi, riflette, devono essere altri, diversi e più profondi. Per esempio, esotismo e mimesi: «Forse molti che hanno aderito alla loggia P2 oscuramente volevano fare qualcosa di simile ai grandi club americani». Per esempio, miti e riti: «Il bisogno di un rituale, di un patto giurato, di una simbologia sacra». Per esempio, pulsioni esoteriche: ricerca del mistero, voglia di segreto. Per esempio, desiderio di lealtà («il mondo moderno è affamato di lealtà»), ansia di fratellanza ( «hanno cercato nella loggia massonica il sostituto di quella fraternità che solo i movimenti sanno creare»), necessità di certezze («un profondo bisogno di solidarietà e di sicurezza in una società in cui la competitività è fortissima»). Pietro Longo alla ricerca del mistero. Gustavo Selva bisognoso di rituali, i ministri Foschi, Sarti o Manca affamati di fraternità, i generali che vogliono fare gli americani e Giampaolo Cresci avido di lealtà non sarebbero certo un cattivo spettacolo, ma anche il sociologo riconosce che non ci hanno azzeccato: la loro è stata «un'illusione», «un'ingenuità». Ad Alberoni, infatti, la P2 «più che un diabolico complotto, fa venire in mente qualcosa di infantile». E alla fine, come sempre, la colpa è della società: «Ce una crisi di ideali, di ideologie, di militanza; il sistema politico è bloccato...». Ragionamenti che potrebbero magari risultare soltanto comici, oppure oziosi. Scritti dal sociologo su un giornale finanziato, edito, organizzato e diretto da componenti della PZ assumono invece tutt'altro tono, oggettivamente appaiono servire a tutt'altro scopo; e fanno pensare con amarezza a quale funzione di servizio uno studioso attribuisca a se stesso, a quale idea abbia del proprio rigore intellettuale e del proprio ruolo nella società. Alla sociologia è capitato spesso, in questi anni, di venir ridotta alle sue espressioni più corrive, a-scientifiche e futili, di venir usata per immaginare fenomeni d'un costume inesistente o per poter illustrare con fotografie di ragazze nude annunci periodici di rivoluzioni sessuali. Alla sociolo- già. come ad altre scienze umane, è capitato di servire da alibi, da grimaldello, da giustificazione, da assoluzione. Ma la sociologia ci ha pure insegnato, in questi anni, a guardare il mondo con meno moralismo e manicheismo, ad esaminare la realtà con strumenti pragmatici e a riconoscerla complessa, a conoscere prima di condannare, a volere l'analisi prima del giudizio. Ha rappresentato nella società italiana un correttivo alla strumentale apoditticità delle ideologie, un rimedio alla retorica dell'emotività, una nuova ricchezza per la cultura di tutti: e dispiace vederla avvilita a miseria della sociologia. Lietta Tornabuoni Illustrazione di Waltraut & Friedel Schmidt

Persone citate: Alberoni, Francesco Alberoni, Friedel, Giampaolo Cresci, Gustavo Selva, Manca, Pietro Longo, Sarti, Schmidt