Sandalo chiede la libertà per i pentiti «anche se ha paura di finire stecchito» di Lorenzo Del Boca

Sandalo chiede la libertà per i pentiti «anche se ha paura di finire stecchito» Nuove rivelazioni dalla deposizione dell'ex leader di Prima linea? Sandalo chiede la libertà per i pentiti «anche se ha paura di finire stecchito» Parlerà oggi o domani - Dice: «Sono ormai pochi quelli che credono ancora in un progetto rivoluzionario da realizzare con le armi» - Spera in un gesto di buona volontà da parte dello Stato - «E' possibile chiudere col passato» Gli uomini di «Prima linea», terroristi pentiti, che volevano confessarsi ai giudici del tribunale delle Vallette hanno parlato. Mancano ancora poche testimonianze: quella di Roberto Sandalo è la più importante. Gli intransigenti che non rinnegano il loro passato di delitti e ritengono che si debba ancora combattere in armi per la rivoluzione hanno digerito malvolentieri la sfilata di ex amici davanti alla Corte. Li hanno chiamati «infumi»: li hanno minacciati di morte. ' In realtà, a sentire le deposizioni dei pentiti, l'esercito di «Prima linea» — almeno quello che è in prigione alle Vallette — non sembra affatto una macchina da guerra irresistibile. Appare, piuttosto, una banda raccogliticcia di gente con poche idee chiare e tanta voglia di fare qualche cosa per mettersi in mostra. Molti giovani che stanno dietro le sbarre hanno 20-21 anni: all'epoca della loro adesione alla lotta armata erano appena maggiorenni. Ai giudici hanno confessato di «non avere capito dove si andava a finire». Amici, amici degli amici, fidanzate, parenti: tutti coinvolti in un gioco perver- so di complicità e di delitti. Incoscienza e superficialità. Roberto Mazzuccato. imputato di nessun conto, va ad assaltare una sezione delia. democrazia cristiana. •L'attentato — racconta — l'abbiamo preparato al bar. Così... Siamo partiti, la tanica di benzina, uno zolfanello. Così...». In un altro caffè — questo lo racconta Roberto Vacca, un pezzo da novanta in «Prima linea» — viene consegnato al «comandante» Bignami un pacco con trenta chili di esplosivo: gelatina e candelotti già preparati. Un po' di caldo e saltava in aria mezzo quartiere. E sempre in un locale pubblico — un ristorante di vìa Giolitti — l'intelleghentia di «pielle». Laronga. Bignami e soci, decide che bisogna vendicare la morte di due compagni uccisi, Matteo Caggegi e Barbara Azzaror.i, massacrando una pattuglia della polizia. Poi l'azione fallisce e resta ucciso — i terroristi dicono «per sbaglio» — lo studente Emanuele Iurilli che rincasava da scuoia. Incoscienza e impreparazione. Sergio Zedda. dirigente delia «Ronda» di Orbassano, grande amico di Fabrizio Giai, lo dice chiaro e tondo. Non c'era nessuno in grado di affrontare un discorso politico serio. I dibattiti erano ridotti a nulla. Il •comandante nazionale di Prima linea» mandava le risoluzioni: il comandante della Ronda le leggeva e le criticava (si fa per dire); veniva tutto approvato all'unanimità e via. La democrazia non era di casa. A sentire Zedda avevano tutti una gran voglia di sparare come per giocare alla guerra. «Afa non erano capaci nemmeno di fare quello — racconta — per il ferimento Orecchia hanno dovuto mettersi insieme i capi di tutte le Ronde di Torino perché una Ronda da sola non aveva gente in grado di organizzare l'azione. Quando hanno dato l'assalto allo studio di Navone che aveva progettato e stava costruendo il carcere, i soldati del "commando" hanno rischiato di rimanere imprigionati nei locali che bruciavano. Non erano più capaci di aprire la porta. Hanno dovuto fuggire alla disperata dalla finestra». Incoscienza e anche megalomania. Volevano attaccare con armi pesanti una colonna dei carabinieri. Avevano progettato di assaltare la Fiat di Cambiano per distruggere l'autoparco. E, in un eccesso di presunzione, hanno accarezzato il progetto di assediare un quartiere, proprio quello delle Vallette, resistere il più possibile sparando sulle forze dell'ordine e poi ritirarsi. Ma veramente con queste cose e con tanti delitti inutili pensavate di costruire il paradiso proletario? Roberto Sandalo, capo di «Prima linea» convertito al pentimento, stringe le labbra, ciondola la testa, si stringe nelle spalle. •Sono stati in realtà degli errori grossolani — dice —. C'è stato lo sbaglio nel valutare la crisi; si pensava che governo ed economia si sbriciolassero; credevamo, assurdamente, di potere diventare noi un punto di riferimento politico. Ci sono stati soltanto dei morti per niente». Roberto Sandalo — Robby il pazzo — lia lasciato la lotta armata. La sua dissociazione — assicura — «è totale». Sarà l'ultimo a deporre davanti alla Corte dei giudici: è in aula per accusare gli amici di un tempo. Come Patrizio Peci è un imputato che denuncia se stesso e gli altri. Di cose da raccontare ne ha parecchie. Partecipa all'omicidio del barista Carmine Ci vitate: assalta l'agenzia della banca dì Druento e spara al vigile Mana. è nel commando che assassina il dirigente Ghiglieno. Ha rivelato i misteri di «Prima li¬ nea», incastra Marco Donate? ttin. mette nei guai Franceso Cossiga e DonatCattin padre per la vicenda della latitanza del figlio. Capelli corti come quando era sottotenente degli alpini, occhialini che nascondono uno sguardo vivace, camicia di bucato tutti i giorni. Che cosa si aspetta? iCtye cosa spero piuttosto — corregge — ebbene spero che i "pentiti" vengano lasciati liberi». Liberi di fare che cosa? • Qualunque cosa — dice — il garzone del muratore. Ma fuori di qui». Ma i «duri» hanno promesso di farvi la pelle. •Certo si corre il rischio di finire stecchiti — confessa Sandalo — inutile nascondersi che si può morire: in carcere come fuori. Eppure quelli che credono in un progetto rivoluzionario da realizzare con le armi in pugno sono ormai pochi». Guarda verso le gabbie 5 e 6. 'Quelli là — aggiunge —. Ma al di fuori di ogni logica. Ci sono decine di compagni che aspettano un gesto di buona volontà dello Stato per arrendersi definitivamente e abbandonare le armi». Un momento per infilarsi le mani nelle tasche dei pantaloni attillati, un attimo per riflettere. •"Prima linea" aveva duecento e più uomini — ammette — se si fosse voluto coinvolgere tutti quelli che avevano delle disponibilità nei nostri confronti, qui eravamo il doppio. Bisogna dare a questa gente la sicurezza che è possibile voltare pagina e chiudere con il passato». Lorenzo Del Boca *$**■ , I 1* • Roberto Sandalo depone oggi al processo di Prima Linea

Luoghi citati: Cambiano, Orbassano, Torino